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RACKET CARO ESTINTO: VECCHIONE IN PERICOLO, VOLEVA VIGILANZA


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 29 ottobre 2009 - Controllavano il mercato dei funerali a S.Maria Capua Vetere (Caserta) con la complicita' di due centralinisti dell'ospedale. Sei titolari di imprese di pompe funebri di S.Maria Capua Vetere, Marcianise, Casal di Principe e Grazzanise, grossi centri del casertano, sono stati arrestati insieme a due centralinisti dell' ospedale dai carabinieri di S. Maria Capua Vetere e Caserta. Otto le ordinanze di custodia cautelare eseguite dai militari, quattro delle quali agli arresti domiciliari. Ad una persona indagata e' stato notificato un provvedimento di obbligo di dimora. Le accuse per tutti sono di corruzione nell' assegnazione di feretri ad imprese di pompe funebri, illecita concorrenza mediante violenza o minaccia, e tentata estorsione. Tra gli arrestati vi sono Vincenzo Martino e Vincenzo Palazzo, ritenuti contigui al clan dei casalesi. I due - secondo quanto emerso dalle indagini - intendevano costituire a S.Maria Capua Vetere un unico consorzio di imprese per acquisire il monopolio nel settore delle onoranze funebri e minacciavano la titolare dell' impresa locale, Matilde Vecchione, 45 anni, per obbligarla ad aderire al loro progetto. Nei confronti della donna e' stato disposto il divieto di dimora a S. Maria Capua Vetere per coinvolgimento nella corruzione dei due centralinisti del locale ospedale. L' operazione ''Requiem'', condotta oggi - ha detto in una conferenza stampa il procuratore della repubblica di S.Maria Capua Vetere, Corrado Lembo - e' lo sviluppo delle indagine dei carabinieri di Caserta e S. Maria Capua Vetere, che nel gennaio portarono a 22 arresti ed 8 divieti di dimora nei confronti di operatori del settore delle pompe funebri e di personale addetto alle sale mortuarie dell' Azienda Ospedaliera di Caserta. I due operatori del centralino dell' ospedale di S. Maria Capua Vetere sono accusati di avere assicurato in cambio di denaro e favori l' assegnazione privilegiata di servizi funebri per persone morte nell' ospedale alle due imprese locali ''Vecchione'' e ''Dorelli e Ferrara''. Il Codacons chiede l' estensione delle indagini sul racket del ''caro estinto'' al resto d' Italia, ricordando che il fenomeno non e' limitato al casertano e sollecita il recepimento delle indicazioni dell' Antitrust, che nel maggio del 2007 aveva evidenziato gravi distorsioni del mercato auspicando una netta separazione tra le gestioni pubbliche delle camere mortuarie e le attivita' commerciali delle imprese di onoranze funebri.

Le paure della titolare della Vecchione pompe funebri

La Vecchione, emerge dall’inchiesta, avrebbe vissuto, alla fine del 2008, un momento di pericolo tanto da chiedere una vigilanza alle forze dell’ordine. Martino e Palazzo, considerati contigui al clan dei Casalesi, avrebbero cercato di mettere in piedi una sorta di Consorzio di società di pompe funebri al fine di agire in regime di monopolio per accaparrarsi anche la consistente fetta di mercato della Vecchione, minacciata a prendere una decisione in merito prospettandole di risolvere la questione con «mezzi di strada» in caso di suo rifiuto.

Le intercettazioni

Un’apparente e lecita proposta commerciale avanzata da soci «pericolosi», vissuta con ansia e preoccupazione da Matilde Vecchione. «Ammetto più che ti piazzano una bomba, che queste cose subdole che ti fanno sentire il fiato sul collo», riferisce a un suo dipendente durante alcune intercettazioni. «Devi aspettare solo. E la cosa ti mette ansia e ti snerva». In altre intercettazioni sbotta per il doppio gioco di Santillo: «Vuole allattare da due zizze, quello sporco di merda, 500 euro non gli andavano bene. Ho messo a posto pure la figlia a Curti a lavorare».

 
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