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OMICIDIO CONSIGLIERE PD A CASTELLAMARE: KILLER ALL'IPERFAMILA DI TEVEROLA (CASER


TEVEROLA (Caserta), 27 ottobre 2009 - Catello Romano, 19 anni, accusato di essere uno dei sicari del consigliere comunale del Pd di Castellammare di Stabia, Gino Tommasino, ucciso il 3 febbraio scorso, e' stato arrestato dalla polizia. Romano si era allontanato il 14 ottobre da una localita' protetta in Puglia, dove era stato trasferito dopo aver annunciato di voler collaborare con la giustizia, rendendosi irreperibile. Il giovane e' stato bloccato questa notte in un centro commerciale a Teverola (Caserta), ma si era rifugiato in provincia di Torino dove risiedono alcuni lontani parenti. Domenica scorsa la polizia e' riuscita a localizzarlo, ma ha scelto di farlo avvicinare alla Campania prima di entrare in azione. Per stanarlo e' stata effettuata una perquisizione in casa di un cugino di Romano, che vive nel torinese. Sentendosi braccato, il giovane domenica notte si e' trasferito nel casertano e ieri sera da Teverola ha chiamato da una cabina telefonica i familiari chiedendo di essere prelevato. Proprio l'atteggiamento ostile della famiglia verso la scelta iniziale di collaborare con la giustizia avrebbe spinto il giovane a rendersi irreperibile, secondo gli investigatori. Gli agenti lo hanno fermato all' interno del centro commerciale ''Medi''. La famiglia di Romano e' legata al clan camorristico D' Alessandro di Castellammare di Stabia. L' ex reggente della cosca, Renato Cavaliere, aveva fatto da compare di cresima al giovane killer e proprio da Cavaliere sarebbe partito l' ordine di uccidere Tommasino. Incensurato, con un liceo classico alle spalle, Catello Romano resta una personalita' ancora da decifrare per gli inquirenti. Come resta da approfondire la sua iscrizione al Pd, per il quale si era candidato anche alle primarie di Castellammare di Stabia. Le indagini della polizia hanno fatto luce anche sulla posizione del consigliere comunale del Pd vittima dell'agguato. Tommasino aveva legami con il clan D' Alessandro. La convinzione degli investigatori e' stata ribadita nel corso di un incontro con i giornalisti. Quanto al movente dell' omicidio - indicato in un primo momento nella mancata restituzione al clan della somma di 30 mila euro - sarebbe stata, secondo la polizia, ''una concausa'', ma non l' unico motivo.

 
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