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ARPAC-GATE MASTELLA: 'SAN CLEMENTE RIEMERGEVA DALL'ACQUA CON CORDA E PIETRA'


CASERTA, 22 OTTTOBRE 2009 - L'asso nella manica per uscire dall'ultima bufera giudiziaria che lo ha travolto Clemente Mastella lo tira fuori al termine di una concitata conferenza stampa: ''Faro' come San Clemente - dice ai giornalisti dopo quasi un'ora in cui ha respinto con decisione le accuse che gli vengono mosse dalla procura partenopea -. San Clemente e' il santo al quale nell'iconografia religiosa mettevano una corda al collo agganciata ad una pietra e lo buttavano in acqua per farlo morire. Ma lui riemergeva ogni a volta e cosi' faro' anch'io, perche' sono una persona seria, pulita e perbene''. Tre aggettivi, serio, pulito e perbene, che sono ricorsi spesso nei 50 minuti di un'affollata conferenza in cui Mastella ha professato la sua verita' dei fatti: una difesa appassionata di se', della sua famiglia e del partito, attento pero' a non attaccare frontalmente i magistrati. ''Non ho mai preso una lira in vita mia - ha esordito - sono una persona perbene. Chi si attende da me oggi una dichiarazione di guerra contro la magistratura sbaglia perche' non e' nel mio stile. Io e la mia famiglia abbiamo le mani pulite, pulitissime''. Attorno a lui ci sono gli esponenti dell'Udeur campano. Circola la voce che potrebbe mollare. Per loro la smentita del leader suona come una liberazione: ''Mi difendero' e nessuno puo' immaginare che lasci la politica. Gia' una volta ho lasciato da ministro della Giustizia con un gesto che non ha precedenti nella storia della Repubblica''. E dunque avanti perche' ''ho la coscienza serena, la fronte alta e la dignita' per proseguire rispetto alle 100mila e passa persone che mi hanno votato e per affrontare il giudizio del tribunale con serenita' e determinazione anche se mi hanno dipinto come un Provenzano campano''. ''Una cosa e' certa - ha proseguito - non posso accettare l'idea di essere a capo di un partito di persone poco perbene, o peggio di una cupola''. Promette, Mastella, di portare in tribunale le persone che ha raccomandato: ''Tutta povera gente. Rivendico di essere nato nel Mezzogiorno dove il bisogno e' piu' marcato. Ma mi sono mosso sempre nella legalita' e comunque vedo che ho raccomandato meno degli amici dell'Idv''. Ma e' sull'accusa piu' infamante, quella dei rapporti tra l'Udeur e i clan, che il leader di Ceppaloni si infervora: ''Ho combattuto la criminalita' - ha ricordato - e da ministro mi sono impegnato per il 41 bis. Alle Regionali del Lazio ho escluso dalle liste una persona e per questo sono stato condannato in sede civile. Non posso sapere di tutti ma se c'e' qualcuno che ha sbagliato ne rispondera' personalmente e dovra' farsi da parte''. E ricorre al paradosso per smontare la tesi della Porsche regalata al figlio da un venditore imparentato con un boss del Casertano: ''Si' sono andato io a parlare col boss e gli ho detto: sa, siccome sono un ministro della Giustizia un po' superficiale mi regalerebbe la macchina? E lui me l'ha regalata...''. Poi un retroscena: ''Ho saputo di quello che stava per succedermi da un giornalista che mi ha chiamato pensando di parlare col mio avvocato''. ''Non mi sono mai interessato degli appalti - ha proseguito nella sua arringa -. Ma non mi si possono contestare anche fatti risalenti al '99, quando l'Udeur non c'era ancora''. Una difesa alla quale fa eco anche la presa di posizione della moglie Sandra, oggi interrogata per la prima volta: ''Mai gestito appalti - scrive su Facebook - mai preso una lira da nessuno!''. Il giorno dopo di Clemente Mastella si chiude con un auspicio all'happy end: ''Sono amareggiato e penso di essere vittima di un'enorme ingiustizia ma spero ancora in un film a lieto fine''.

 
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