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MOBBING "RAZZIALE" A CASERTA: INFERMIERA RUSSA ACCUSA COLLEGHI


Il caso di una infermiera russa che denunciò una sorta di mobbing razziale sul suo ex posto di lavoro è stato al centro della prima udienza tenutasi davanti al giudice di pace di Capua, Vincenzina Esposito, del processo che vede accusata l’ultima autrice di un episodio di aggressione ai danni della 46enne Lioudmila Potapova. Sotto accusa un’altra infermiera, Maria D’Aniello, 34 anni, di Mondragone, che lavorava con Potapova presso la casa albergo per anziani «Villa Due Torri» di Mondragone. Secondo quanto raccontato dalla donna russa, quest’ultima sarebbe stata oggetto di una serie di discriminazioni razziali sul posto di lavoro iniziate verso la fine del 2002. Tra gli episodi, quello che avrebbe visto la Potapova picchiata e costretta a ricorrere ai sanitari del pronto soccorso. Situazioni alle quali l’infermiera russa avrebbe avuto una serie di reazioni tali da determinare alcuni provvedimenti disciplinari nei suoi confronti e da costringerla a lasciare la clinica casertana. Ora la Potapova lavora a Pisa ma le sue accuse sono nettamente respinte dalla D’Aniello, difesa dall’avvocato Antonio Cassino. Nel corso della prima udienza sono stati sentiti tre testi tra cui l’amministratore delegato della casa albergo. Il caso di Potapova fu sollevato anche dall’associazione «Rondine» di Giugliano, presieduta dalla polacca Jolanta Orzel. Il sodalizio, fondato in Italia da polacchi ed ucraini costretti ad emigrare per esigenze di occupazione dopo la caduta del muro di Berlino, lavora per tutelare i diritti, ove calpestati, del lavoratore extracomunitario promuovendo iniziative politiche sui problemi degli immigrati e giudiziarie attraverso un proprio ufficio legale anche presso la Corte Europea di Strasburgo.

 
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