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INCHIESTA GREEN, MUNNEZZA E CDR: ARRESTI PER COLLAUDI FASULLI


NAPOLI, 3 GIUGNO 2009 - Quindici tra componenti delle commissioni di collaudo e direttori dei lavori della gran parte degli impianti Cdr della Campania, sono da stamattina agli arresti domiciliari con l'accusa di falso ideologico in atto pubblico. Avrebbero certificato, contrariamente al vero, che gli impianti erano idonei e che la Fibe-Fisia (aggiudicataria degli appalti) aveva rispettato gli impegni contrattuali. Questa l'accusa contestata dai pm di Napoli Giuseppe Noviello, Paolo Sirleo e Alessandro Milita e del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, i quali hanno chiesto e ottenuto dal gip Aldo Esposito l'emissione di 15 ordinanze di custodia ai domiciliari (una sola delle quali non ancora eseguita). Destinatari dei provvedimenti docenti universitari, funzionari pubblici (alcuni della Regione Campania) e il presidente della provincia di Benevento Aniello Cimitile, esponente del centrosinistra. Tra gli arrestati anche il direttore dei lavori del termovalorizzatore di Acerra, Giuseppe Russo (coinvolto nella qualità di collaudatore, mentre l'impianto di Acerra non é oggetto dell'inchiesta). Nei certificati, quindi, sarebbe stata attestata l'ottemperanza da parte di Fibe-Fisia Spa degli impegni previsti dai contratti di appalto. Mentre, al contrario, gli accertamenti della procura hanno dimostrato la loro inidoneità tecnica per quanto riguarda la produzione di frazioni di rifiuti. Un'altra contestazione riguarda la falsa attestazione della conformità degli impianti installati rispetto a quanto previsto dal progetto. In particolare taluni macchinari, diversi da quelli previsti dai progetti, sarebbero stati modificati dall'appaltatore senza autorizzazione e senza che i collaudatori avessero constatato l'irregolarità. I direttori dei lavori, Mario Gily e Giuseppe Vacca, avrebbero consentito, con una serie di note dal contenuto ritenuto non veritiero, l'installazione di macchinari diversi da quanto indicato nel progetto, stilando poi relazioni finali dei lavori di costruzione degli impianti di cdr nelle quali non si diceva nulla sulle modifiche e sulle "criticità funzionali" emerse durante la lavorazione dei rifiuti. I fatti si riferiscono a un arco di tempo che va dal 2002 agli inizi del 2006. L'aspetto più rilevante dell'inchiesta appare tuttavia la censura che i magistrati operano sui criteri seguiti dal commissariato di governo per l'emergenza rifiuti nella selezione e nella scelta dei collaudatori. Criteri che sarebbero stati improntati spesso più che alle specifiche competenze, a legami personali e politici. Il gip Esposito parla di "logiche meramente clientelari legate a rapporti personali e in un caso frutto di accordo corruttivo". 'Tale sistema evidentemente - spiega il gip - influenzava l'opera dei collaudatori e dei direttori dei lavori che accettavano la logica scellerata, caratterizzante in questi anni il lavoro del commissariato, di avallare in toto l'operato dell'Ati (associazione temporanea di imprese), affidataria, al fine di portare materialmente a compimento il progetto di gestione dei rifiuti solidi urbani in Campania 'a tutti i costi', a prescindere dal requisito della funzionalità del progetto rispetto a quanto previsto, anche a tutela del territorio e della salute pubblica". Tra i casi più clamorosi rilevati dagli inquirenti quello di Giulio Facchi, collaudatore dell'impianto di Santa Maria Capua Vetere (ex ex subcommissario all'emergenza, non raggiunto da alcun provvedimento) munito del solo diploma di licenza media. Un altro rilievo mosso dai giudici riguarda Claudio De Biasio, destinatario di una delle ordinanze di custodia e coinvolto già in passato in inchieste sulla gestione dei rifiuti. De Biasio era "addirittura", come sottolinea il gip, stato designato dal sottosegretario Guido Bertolaso all'importante incarico di "attuatore con funzioni vicarie" per l'organizzazione del prossimo vertice del G8 in programma a La Maddalena. De Biasio aveva però rinunciato all'incarico, probabilmente - ipotizza il gip - dopo aver appreso (ma come? si chiede il magistrato) dell'indagine in corso.

 
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