nCaserta Sette - informazione - news - attualità - cronaca - sport - turismo - musica e arte - reggia di caserta - giornalisti - giornalismop - attualità - omicidi - rapine - storia di caserta - per caserta - in caserta - con caserta


Privacy Policy / Cookies


IL TG ON LINE E' OFFERTO DA


GUARDA QUI LE VIDEONEWS


TV LIBERE: GIORNALISTI DI CASERTA A MATRIX


Il Blog di Prospero Cecere


UFFICI STAMPA TOP TEN A CASERTA (New Entry)

  
  Collabora con Noi
  Per Aziende ed Enti
  La tua vicenda qui
  Archivio Giornali
  Gerenza
  Servizi Emittenti Tv
  Spot & Doppiaggi
  Archivio Servizi Tg
  I tuoi ricordi in Dvd
  Musica-Party-Sfilate
  www.sannioturismo.com



  Archivio news
  Argomenti
  Cerca nel sito
  Invia una news
  Lista iscritti
  Messaggi privati
  News
  Recommend_Plus
  Sondaggi
CASERTA, ARRESTATO SUPERLATITANTE SETOLA: PROSSIMO PENTITO?

Nella foto Giuseppe Setola-Polifemo, le sue 'peripezie' stragiste hanno oscurato persino nomi di Sandokan e le ricerche sui boss Zagaria e Iovine


"Ora si fa a modo mio: noi non facciamo gli orefici. A me non me ne fotte niente. Ho già un ergastolo e non ho nulla da perdere". Diceva così, Giuseppe Setola, ai suoi uomini prima di ordinare un omicidio. In cinque mesi ne ha commissionati e compiuti 18, tra cui la strage degli immigrati a Castelvolturno, seminando il terrore nel casertano: quelli che non si piegano, muoiono. Siano essi imprenditori che non vogliono pagare il pizzo, 'infami' che parlano con le forze dell'ordine, 'negri' che spacciano fuori dal suo controllo. Tutti uguali, tutti obbligati a sottostare alla legge. La sua. Trentotto anni compiuti lo scorso 5 novembre, solo 10 mesi fa il "killer psicopatico", come l'hanno definito gli investigatori, inseparabile dal suo kalashnikov, era al 41 bis nel carcere di Cuneo. Ne è uscito grazie ad una perizia oculistica che gli diagnosticava una "gravissima patologia retinica": secondo chi l'ha redatta era praticamente cieco. E ora la procura di Napoli ha aperto un'inchiesta per scoprire le complicità e le collusioni che gli hanno consentito di avere una perizia palesemente falsa. Fatto sta che quelle carte, arrivate alla procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno fatto sì che Setola venisse trasferito in una clinica riabilitativa a Pavia, agli arresti domiciliari. Fin troppo facile per il boss 'finto cieco' scappare e tornare in Campania a dettar legge. L'uomo aveva infatti i contatti giusti per metter su una squadra fidata di killer, essendo stato già nel 2000 il referente di Francesco Bidognetti, 'Cicciotto 'e mezzanotté, il boss recluso al 41 bis che dal carcere ha dato una sorta di via libera alla strategia stragista messa in atto da Setola. E aveva una rete di fiancheggiatori affidabili senza i quali sarebbe stato impossibile muoversi sul territorio con così tanta disinvoltura e arroganza. Quel che fece quando riprese in mano il clan è stato Oreste Spagnuolo (uno dei suoi fedelissimi arrestato lo scorso 30 settembre e poi pentitosi) a raccontarlo ai magistrati. "Posso dire che Setola evase quando ritenne che la gestione del clan non lo convinceva, così prese il comando e dichiarò la sua intenzione di fare 'a modo suo'", ha messo a verbale Spagnuolo, aggiungendo subito dopo: "capimmo subito cosa intendeva". E ancora: "preso il comando, Setola creò un gruppo ristretto ed assunse un atteggiamento estremamente autoritario decidendo di incutere il terrore sul territorio, di uccidere i familiari dei pentiti e di terrorizzare gli imprenditori. Non dava alcuna spiegazione delle sue scelte perché nessuno poteva avere alcun ruolo nelle sue decisioni. E non vi era alcuna possibilità di discutere, tutte le persone facenti parte del gruppo aderirono necessariamente alla sua volontà". E quando c'era da ammazzare, non si preoccupava certo di farsi vedere. "Agiva a volto scoperto - ha raccontato ancora Spagnuolo - non si è mai preoccupato di un eventuale riconoscimento". La strategia stragista che lo ha portato in pochi mesi a diventare uomo di punta dei Casalesi e ad essere tra i 30 uomini più ricercati d'Italia, gli ha fatto però anche terra bruciata attorno. Perché lo Stato non poteva non rispondere con un'azione massiccia di fronte ad una violenza così cieca e perché l'altra parte dei Casalesi, quella che fa capo ai super latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine e che da sempre - come sottolineano gli investigatori - "privilegia metodi meno appariscenti per tutelare i propri interessi economici", non vedeva certo di buon occhio "l'esasperata attenzione" sull'area grazie alle gesta di Setola. Così ad uno ad uno i suoi uomini sono caduti e il boss è rimasto solo. "Non può andare da nessuna parte, è soltanto questione di tempo ma lo prenderemo. E' finito, ha le ore contate" diceva solo due giorni fa uno degli investigatori che da mesi gli davano la caccia. E' andata proprio così.(14 gennaio 2009)

Le modalità dell'arresto

Arrestato il superlatitante Giuseppe Setola, boss dei Casalesi che era sfuggito alla cattura dei carabinieri due giorni fa, attraverso le fogne. Il boss in fuga, considerato capo dell'ala stragista dei Casalesi e inserito tra i trenta ricercati più pericolosi d'Italia, è stato arrestato dai carabinieri di Caserta a Mignano Montelungo, in provincia di Caserta, seguendo i suoi gregari. A loro, al momento dell'arresto, ha detto spavaldo: «Avete vinto voi». All'arrivo dei carabinieri, il boss Setola ha tentato la fuga - che già gli era riuscita quattro volte in tre mesi e mezzo - sui tetti di un'abitazione a due piani (attraverso la mansarda) di Mignano, il piccolo comune ai confini con il basso Lazio, dove si era rifugiato. Setola era in una casa attigua ad una clinica privata, Villa Floria, e non era ricoverato in clinica come invece si era appreso in precedenza. Nell'abitazione dove è stato arrestato c'erano armi, munizioni e molto denaro. Duecentomila euro. Il boss Giuseppe Setola, catturato oggi dai carabinieri in un'abitazione di Mignano Montelungo, aveva con sé molti soldi, secondo quanto si è appreso circa 200mila euro divise in banconote di vario taglio. Nell'abitazione c'erano anche due pistole e un fucile a pompa. Setola aveva, inoltre, anche una busta di medicinali. Braccato, dormiva con le armi sotto il cuscino. Un polso fratturato. Il boss aveva un polso fratturato in seguito alla rocambolesca fuga di due giorni fa, attraverso i condotti fognari, dal suo covo di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta. Arrestate altre quattro persone. Sono state arrestate anche quattro persone che si trovavano con Setola nell'abitazione di Mignano Montelungo. Sono Paolo Gargiulo, di Aversa, 23 anni, cugino di Nicola Gargiulo, detto "Capitone", del clan Bidognetti; un italo-americano, John Peram Loran, di Pozzuoli; Riccardo Iovine, di San Cipriano d'Aversa, cugino di primo grado di Antonio Iovine, «'O ninno», numero uno dei Casalesi; Luciana Comparelli, 45 anni, di Mignano, proprietaria dell'appartamento dove Setola si era rifugiato. La Comparelli è un'infermiera che lavora presso la clinica Villa Flora dove il boss sarebbe stato curato: la clinica sarebbe comunque estranea a qualunque coinvolgimento nelle attività di Setola. Sarebbe stato invece Iovine a trovare un appoggio logistico a Setola e ai suoi complici in fuga: l'uomo lavora come analista in un ospedale casertano. Psicopatico e "cieco". Trentotto anni compiuti lo scorso 5 novembre, solo dieci mesi fa il «killer psicopatico», come l'hanno definito gli investigatori, inseparabile dal suo kalashnikov, era al 41 bis nel carcere di Cuneo. Ne è uscito grazie ad una perizia oculistica che gli diagnosticava una «gravissima patologia retinica»: secondo chi l'ha redatta era praticamente cieco. E ora la procura di Napoli ha aperto un'inchiesta per scoprire le complicità e le collusioni che gli hanno consentito di avere una perizia palesemente falsa. Quelle carte, arrivate alla procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno fatto sì che Setola venisse trasferito in una clinica riabilitativa a Pavia, agli arresti domiciliari. Fin troppo facile per il boss scappare e tornare in Campania a dettar legge. Setola era stato nel 2000 il referente di Francesco Bidognetti, "Cicciotto 'e mezzanotte", il boss recluso al 41 bis che dal carcere ha dato una sorta di via libera alla strategia stragista messa in atto da Setola. E aveva una rete di fiancheggiatori affidabili senza i quali sarebbe stato impossibile muoversi sul territorio con così tanta disinvoltura e arroganza. "Ora si fa a modo mio". Quel che fece Setola quando riprese in mano il clan è stato Oreste Spagnuolo (uno dei suoi fedelissimi arrestato lo scorso 30 settembre e poi pentitosi) a raccontarlo ai magistrati. «Posso dire che Setola evase quando ritenne che la gestione del clan non lo convinceva, così prese il comando e dichiarò la sua intenzione di fare "a modo suo"», ha messo a verbale Spagnuolo, aggiungendo subito dopo: «Capimmo subito cosa intendeva». E ancora: «Preso il comando, Setola creò un gruppo ristretto ed assunse un atteggiamento estremamente autoritario decidendo di incutere il terrore sul territorio, di uccidere i familiari dei pentiti e di terrorizzare gli imprenditori. A volto scoperto. Non dava alcuna spiegazione delle sue scelte perchè nessuno poteva avere alcun ruolo nelle sue decisioni. E non vi era alcuna possibilità di discutere, tutte le persone facenti parte del gruppo aderirono necessariamente alla sua volontà». E quando c'era da ammazzare, non si preoccupava certo di farsi vedere. «Agiva a volto scoperto - ha raccontato ancora Spagnuolo - non si è mai preoccupato di un eventuale riconoscimento». Isolato dai "padrini". La strategia stragista che lo ha portato in pochi mesi a diventare uomo di punta dei Casalesi e ad essere tra i 30 uomini più ricercati d'Italia, gli ha fatto però anche terra bruciata attorno. Perchè lo Stato non poteva non rispondere con un'azione massiccia di fronte ad una violenza così cieca e perchè l'altra parte dei Casalesi, quella che fa capo ai super latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine e che da sempre - come sottolineano gli investigatori - «privilegia metodi meno appariscenti per tutelare i propri interessi economici», non vedeva certo di buon occhio «l'esasperata attenzione» sull'area grazie alle gesta di Setola. Così ad uno ad uno i suoi uomini sono caduti e il boss è rimasto solo. «Non può andare da nessuna parte, è soltanto questione di tempo ma lo prenderemo. È finito, ha le ore contate» diceva solo due giorni fa uno degli investigatori che da mesi gli davano la caccia. È andata proprio così. Maroni e Alfano: colpo straordinario. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, esprime «grandissima soddisfazione» per l'arresto del latitante Giuseppe Setola e afferma: «Si tratta di un colpo durissimo inferto alla camorra. Desidero ringraziare di cuore la magistratura e tutte le forze dell'ordine che hanno lavorato per il conseguimento di questo importantissimo risultato». Per il ministro della Giustizia Angelino Alfano si tratta «di uno straordinario successo per tutti, forze dell'ordine, magistratura e cittadini. L'operazione libera il territorio campano da un pericoloso camorrista e assesta all'organizzazione criminale un durissimo colpo».

Parole correlate setola caserta camorra omicidi cronaca sette casertasette bunkerpistole armi sequestro beni

 
· Inoltre Cronaca
· News di redazione


Articolo più letto relativo a Cronaca:
CASERTA, CUOCO UCCISO A TEANO: ESEGUITA AUTOPSIA

Punteggio medio: 3.75
Voti: 4


Ti prego, aspetta un secondo e vota per questo articolo:

Eccellente
Ottimo
Buono
Normale
Cattivo



 Pagina Stampabile  Pagina Stampabile

 Invia questo Articolo ad un Amico  Invia questo Articolo ad un Amico

www.casertasette.it