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SCHIAVONE, PENTITO DA SCANDALO: HA LE ARMI E LO STATO LO PAGA PURE

La gestione dei pentiti (per loro comodità, spesso doppiogiochisti come La Torre, Di Girolamo e altri) riemerge con tuta la sua forza nella scandalosa vicenda di Carmine Schiavone, collaboratore che ancora oggi, dal suo sito protetto, diffonde la sua voce che arriva nelle aule di giustizia per la deposizione a pappardella. I retroscena dei pentimenti però, emergono anche dalle 60 pagine di ricusazione che qualche mese fa il difensore di Iovine e Bidognetti pesentò al processo Spartacus. Cinquantanove pagine e 27 righe passate sotto silenzio in quanto nella ricusazione c'era anche un passaggio dove i boss parlano di stampa prezzolata, citando giornalisti, scrittori e un pm


CASERTA - E' durata poche ore la carcerazione per detenzione illegale di armi di Carmine Schiavone, il primo pentito del clan dei Casalesi, arrestato nella sua abitazione in provincia di Viterbo insieme ad uno dei figli dai carabinieri della Compagnia di Ronciglione. Il gip del tribunale di Viterbo, Rita Cialoni, non ha infatti convalidato l'arresto e lo ha rimesso in liberta'. Il magistrato ha anche concesso al figlio di Schiavone, che si e' addossato tutta la responsabilita' della detenzione delle armi, una pistola e un fucile, trovati dai carabinieri in un garage intestato a suo nome, gli arresti domiciliari. Il giovane ha dichiarato al gip che il padre non sapeva che lui possedesse delle armi. L'abitazione in cui Schiavone si era rifugiato dopo essere uscito dal programma di protezione dei pentiti era stata perquisita ieri dai carabinieri, dopo che un altro figlio dell' ex esponente del clan dei Casalesi aveva presentato una denuncia in cui svelava che il padre e suo fratello avevano delle armi nascoste in un garage. Armi che sono state effettivamente trovate e sequestrate dai militari. Il pentito, nel pomeriggio, ha fatto ritorno nella sua abitazione. Del suo arresto aveva dato notizia oggi il Mattino di Napoli. Tuttavia, secondo gli ambienti investigativi, alcuni aspetti della vicenda restano da chiarire. In primo luogo se il figlio che ha denunciato il padre e il fratello abbia agito di sua volonta' o se sia stato ''ispirato'' da qualcuno. In questo senso sono in corso verifiche su eventuali contatti tra il giovane e ambienti camorristici. Inoltre, l'abitazione-rifugio dell'ex boss e' stata ''bruciata'', aprendo una serie di problemi sulla sicurezza per lui e i suoi familiari. Schiavone aveva iniziato a collaborare con la giustizia nel 1993. Grazie alle sue deposizioni furono arrestate 136 persone affiliate al clan dei Casalesi. Fu poi protagonista del processo ''Spartacus'', al termine del quale furono condannati il cugino Francesco Schiavone detto Sandokan, Michele Zagaria e Francesco Bidognetti, ritenuti la cupola del clan. Con loro furono condannate altre 30 persone. Finito il programma di protezione si era trasferito con la moglie e i figli nella Tuscia, in una casa nei nei paragi del lago di Vico. Il suo nome era tornato alla ribalta un paio di mesi fa, quando voci raccolte dalle forze dell'ordine lo davano come possibile organizzatore di un attentato contro Roberto Saviano. Ma sulla circostanza non sono emersi elementi concreti. (24 dicembre 2008)

 
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