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BOSS A QUOTIDIANO: 'NON SCRIVETE STRONZATE'. GIORNALISTA FA OUTING


CASERTA - ''Ho deciso di uscire allo scoperto perche' credo che certe verita' quando si parla di una camorra spietata come quella casertana, che negli ultimi mesi ha attuato una strategia stragista con diciotto omicidi in sei mesi, attuata dal capoclan latitante Giuseppe Setola, bisogna andare fino in fondo e non nascondersi. Ebbene: voglio rivelare all'Ansa che la telefonata dei superboss latitanti dei Casalesi Michele Zagaria e Antonio Iovine trasmessa dalle trasmissioni 'Anno Zero' prima e da 'Porta a Porta' poi era diretta a me. La voce che ha affrontato quei boss, tuttora primule rosse della cosca, e' stata la mia''. Lo rende noto il responsabile della cronaca nera del quotidiano 'Buongiorno Caserta', Carlo Pascarella, giornalista professionista che si occupa dei temi dell'anticamorra dal 1999, sottoposto a vigilanza saltuaria da parte dei carabinieri per le minacce subite da un altro clan, i Ligato-Nuvoletta. ''Caro Vespa - dice Pascarella nella nota rivolgendosi al conduttore di Porta a Porta, trasmissione durante la quale fu trasmessa la telefonata - sono ancora a Caserta, senza paura, a scrivere di camorra e ogni giorno combatto la mia battaglia quotidiana per non avere paura, per affrontare in modo costruttivo quanto di incredibile e' accaduto di recente a me e alla mia famiglia, che proprio un anno fa, il 31 dicembre 2007, subi' un attentato, all'epoca fecero saltare in aria con una bomba il mobilificio di mia sorella. Non mi sono arreso''. (5 dicembre 2008-20:00)

Pascarella pentito di come affrontò vicenda "La mia solidarietà - aggiunge Pascarella - va a Roberto Saviano e alla collega del Mattino Rosaria Capacchione. Entrambi vivono sotto scorta, so cosa significa condurre un'esistenza con tante restrizioni per aver avuto il coraggio di denunciare il malaffare ogni giorno. E lancio un appello ai colleghi che hanno paura di saltare il fosso: attraverso la penna dovete denunciare i soprusi della camorra, l'informazione è decisiva nella battaglia al malaffare". Pascarella aggiunge particolari sulla telefonata ricevuta dai boss dei Casalesi: "Quando mi resi conto che dall'altra parte del filo c'erano veramente Zagaria e Iovine e non due impostori, non mi sono intimorito, ma ho subito denunciato alla squadra mobile di Caserta l'accaduto. All'epoca, era il 1998, ero agli inizi della mia carriera. Ero un po' turbato ma non sono pentito di come ho affrontato quel giorno i padrini al telefono, anche se oggi, probabilmente, con una maturità diversa, avrei risposto colpo su colpo a quegli affronti con i quali i due volevano che scrivessi cose diverse dalla linea giornalistica da me attuata in tema di camorra. Non mi sono piegato alla loro volontà perché difenderò sempre il diritto di cronaca e la libertà di stampa di ogni giornalista". "Va precisato - conclude Pascarella - che Zagaria e Iovine sono ricercati da 15 anni e quella fu l'ultima volta che la loro voce fu ascoltata e registrata al telefono dalla Dda di Napoli e dalla Squadra mobile di Caserta".

La vicenda nel libro di Gigi di Fiore

La vicenda della telefonata tra Carlo Pascarella e i boss latitanti è stata raccontata di recente nel libro del giornalista del Mattino Gigi Di Fiore "L'Impero dei casalesi". La conversazione, dal contenuto intimidatorio, è racchiusa nel capitolo "Il silenzio è d'oro" dedicato ai rapporti del clan con l'informazione. Nel testo è riportata la telefonata diffusa nel corso della trasmissione Annozero in cui fu ospite lo scrittore Roberto Saviano e il procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore della Dda di Napoli. Quella telefonata durata circa tre minuti venne inserita in un fascicolo investigativo del pm Giuseppe Amodeo della Dda napoletana.

 
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