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SEQUESTRO TRASFIV-BIS: VINCONO IN CASSAZIONE GLI RI-SEQUESTRANO SOCIETA'


MARCIANISE - Sequestro bis a orologeria per il gruppo Trasfiv di Macianise che il 20 novembre scorso aveva avuto una seconda vittoria in Cassazione dopo che gli ermellini avevano rigettato il ricorso del dissequestro da parte del Riesame che aveva 'liberato' tutti i beni sequestrati dalla procura antimafia lo scorso maggio. Oggi, 5 giorni dalla Cassazione, sulla base di nuovi elementi- dice l'accusa - è scattato il sequestro-bis. “Tra la rassegnazione e lo sgomento comunico che questa mattina, il pm Conzo sempre su autorizzazione del GD Modestino, ha sequestrato nuovamente la Trasfiv e tutti i beni della mia famiglia. E ciò nonostante il Tribunale del Riesame abbia disposto il dissequestro e la Cassazione abbia dichiarato inammissibile il ricorso del Pm per il risequestro”. “Lascio a voi ogni considerazione sulla vicenda e consiglio a tutti gli imprenditori della Campania di abbandonare questa regione, in cui non solo non è più possibile fare impresa, ma addirittura gli imprenditori perbene e onesti sono chiamati a difendersi per dimostrare la propria innocenza”. E’ lo sfogo amaro di Alessandro Acconcia, amministratore unico della Transfiv spa, al reiterato provvedimento di sequestro dell’azienda, la quale, sotto i colpi di quello che appare quasi un accanimento giudiziario, rischia ora davvero di chiudere i battenti. Ma l’imprenditore Alessandro Acconcia non ci sta e intende far valere le proprie ragioni, prima ancora che nelle aule di giustizia – cui nonostante tutto continua a credere, dice – nei confronti dell’opinione pubblica, presso cui questi reiterati provvedimenti lo fanno apparire come il peggiore dei delinquenti. E’ questo il motivo per il quale, venerdì 28 novembre, alle ore 11, 30, presso la sede di Confindustria Caserta, è convocata una conferenza stampa in cui, passo dopo passo, si fa il punto di una vicenda che appare sempre più paradossale. E’ appena il caso di ricordare, peraltro, che il nuovo provvedimenti di sequestro è stato adottato all’indomani (20 novembre scorso) di un pronunciamento della Corte di Cassazione con il quale è stato infatti dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto dal Sostituto Procuratore della DDA di Napoli (dott. Conzo) avverso il provvedimento del Tribunale del Riesame di Napoli, che in data 06/06/2008 aveva annullato il decreto di sequestro preventivo dei beni e delle società dei fratelli Alessandro e Antonio Acconcia, demolendo completamente l’impostazione accusatoria.

La Cassazione e la storia giudiziaria

Dissequestro Trasfiv Spa la Cassazione conferma La Cassazione conferma il dissequestro dei beni dei due imprenditori Casertani Antonio e Alessandro Acconcia. Il 20/11/2008 la Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto dal Sost.Proc. della DDA di Napoli (dott. Conzo) avverso il provvedimento del Tribunale del Riesame di Napoli, che in data 06/06/2008 aveva annullato il decreto di sequestro preventivo dei beni e delle società dei fratelli Alessandro e Antonio Acconcia, demolendo completamente l’impostazione accusatoria. Rimangono pienamente confermate, dunque, le argomentazioni difensive dei fratelli Acconcia, che hanno sempre affermato, anche dinanzi alla Autorità Giudiziaria, di essere vittime di calunnie e di operazioni strumentali ben orchestrate di un loro debitore, il “plurifallito” imprenditore Sandomenico Giovanni. Risale al 2004, infatti, la prima denuncia calunniosa di tale G.S. (afferma Acconcia), che determinò l’inizio delle indagini a carico dei fratelli Acconcia presso la Procura della Repubblica di S.M. Capua Vetere. Già in quell’occasione il Sandomenico, amministratore della Sige Holding e Sige Group, società oggi fallite, al fine di sottrarsi dalle procedure esecutive avviate dalla Trasfiv Spa, (società degli Acconcia) per crediti non onorati per oltre 16 milioni di euro, ipotizzava a carico dei suoi creditori una serie di reati quali riciclaggio di capitali illeciti, truffa ed altro. Al termine delle indagini preliminari, lo stesso PM delegato rilevò l’inesistenza dei reati ipotizzati dal denunciante e formulò richiesta di archiviazione, accolta dal GIP del Tribunale di S.M.Capua Vetere con una chiara motivazione: “all’esito delle indagini effettuate non si rilevano illeciti penali a carico della Trasfiv Spa”. Nonostante tale esito, il S. ripresentò nel 2005 la medesima denuncia ipotizzando nuovamente i medesimi inesistenti reati, che fecero avviare una nuova attività di indagine, portata avanti dal P.M. delegato nonostante la precedente archiviazione e le diverse pronunce, tutte contrarie all’impostazione accusatoria, emesse dal GIP e dal Tribunale del riesame di S.M.Capua Vetere. (Ad Es: Nella ordinanza resa in data 14/07/2006 il Gip nel rigettare la richiesta del P.M. Cantiello di sequestro preventivo dei beni degli Acconcia, per i reati ipotizzati a loro carico, scrive che “manca il fumus delicti” e aggiunge che le indagini proseguite dal P.M. “rappresentavano una duplicazione di procedimenti, resa possibile dalla surrettizia proposizione di plurime querele e soprattutto dalla mancanza di coordinamento della Procura che ha reiterato indagini su medesime vicende (di cui era già stata avanzata richiesta di archiviazione) senza peraltro , come si sarebbe dovuto fare, richiedere al GIP l’autorizzazione alla riapertura delle indagini”). Più di recente, G.S.i ha inviato denunce, missive e fuorvianti comunicazioni alla Procura della Repubblica di Napoli, al GIP presso il Tribunale di Napoli e finanche alla Corte di Cassazione. Tuttavia oggi, l’Autorità Giudiziaria ha già acquisito –anche attraverso la documentazione fornita dagli Acconcia- la prova della trasparenza, correttezza e liceità della gestione della Trasfiv e della insussistenza di ipotesi di reato ascrivibili ai fratelli Acconcia. (25 novembre 2008-20:23)

 
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