La crisi in Liberia sarà portata
dall'Italia all'attenzione dell'Unione europea. Lo ha detto il
ministro della Difesa, Antonio Martino, parlando con i
giornalisti a margine di una cerimonia alla scuola sottufficiali
dell'Aeronautica. Il ministro non ha escluso di principio
l'ipotesi di una partecipazione italiana ad una eventuale forza
di pace. "Si tratta - ha detto - di valutare il nostro
orizzonte di interesse geografico".
"La situazione in Liberia è molto grave - ha aggiunto il
ministro - e credo che gli Usa manderanno un proprio
contingente".
Alla domanda di un giornalista se l'Italia potrebbe
partecipare con proprie truppe ad una eventuale forza di pace
nel Paese africano Martino ha risposto: "Il problema è quello
di decidere qual è l'orizzonte geografico che noi consideriamo
di interesse nazionale. Bisogna partire responsabilmente
dall'ipotesi che l'Italia non è un Paese che possa porsi il
pianeta come proprio orizzonte di interesse geografico. Ma, se
si include l'intero continente africano nella nostra zona di
interesse nazionale, allora la Liberia è un quesito aperto".
"Ne discuteremo - ha concluso il ministro della Difesa - a
livello di Ue nel corso di semestre di presidenza italiano". Il ministro della Difesa, Antonio
Martino ribadisce che l'Italia è favorevole "fin dall'inizio"
ad un ruolo dell'Onu in Iraq.
Parlando con i giornalisti alla scuola sottufficiali
dell'Aeronautica, dove ha commemorato i caduti della missione
'Ibis' in Somalia del '93, il ministro ha detto: ''Siamo
favorevoli fin dall'inizio ad un ruolo dell'Onu in Iraq. Lo
hanno detto il presidente del Consiglio ed il ministro degli
Esteri".
"L'Italia fa la sua parte in Iraq - ha aggiunto Martino -
dove ha schierato un contingente di tremila unità, che è il
più grande di quelli impegnati all'estero, poiché le seimila
unità dislocate nei Balcani sono divise tra Kosovo, Bosnia e
Macedonia".
Quanto alle armi di distruzione di massa che sarebbero state
in possesso del regime di Saddam Hussein, Martino, rispondendo
ad un giornalista che gli ha chiesto se saranno trovate, ha
detto: "Bisogna trovare anche Saddam. E' il fatto che non lo
abbiano trovato ancora non vuol dire che non sia mai esistito".
Infine alla domanda se sia preoccupato per i nostri soldati in
Iraq il ministro ha risposto: "Per il momento sono già
abbastanza preoccupato per quelli in Afghanistan. Finora - ha
aggiunto - per le nostre missioni all'estero, che ci vedono
impegnati come mai prima nella storia della Repubblica è andata
abbastanza bene, tranne qualche piccolo incidente. Abbiamo
attualmente dodicimila militari all'estero impegnati in varie
missioni".
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