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LIBRI: EX PM CANTONE RACCONTA L'ORRIDO DELLE ACCUSE FALSE

Apprendere da un libro di un ex pubblico ministero 'come ci si sente' quando qualcuno ti accusa ingiustamente e quando ti calunnia con messaggi anonimi, è abbastanza significativo e vuol dire tanto se si pensa che chi lo scrive è stato un inquirente. Ma i bravi e corretti magistrati, è noto, devono sì trovare gli elementi di accusa ma anche quelli a difesa. A raccontare come si sta dall'altra parte è l'ex pm antimafia Raffaele Cantone nel suo primi libro 'Solo per Giustizia' edito da Mondadori. In primo piano le sue vicende professionali e private che il magistrato ha voluto rendere pubbliche.


NAPOLI - Mi sentivo come se cercassero di farmi una cosa anche peggiore che eliminarmi fisicamente. Perche' si puo' distruggere un uomo, annientarlo, senza nemmeno torcergli un capello. E paradossalmente e' molto difficile che questo accada quando si uccide veramente''. E' questo uno dei punti piu' significativi del libro di Raffaele Cantone, da un anno magistrato della Corte di Cassazione, dal 1999 al 2007 pubblico ministero presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, dove ha condotto le maggiori indagini contro la camorra napoletana e casertana. E proprio dal suo ultimo giorno in procura prende avvio 'Solo per Giustizia': Cantone ripercorre la sua esperienza in prima fila contro la malavita organizzata, tanto da finire nei progetti criminali del boss Augusto La Torre che lo fece pedinare pensando ad un attentato a suo carico. Oggi ha 40 anni. Per otto e' stato il numero uno dell'antimafia napoletana. Diventa magistrato non per una sorta di vocazione missionaria, ma perche' e' un uomo coerente che si trova a vivere in una zona dove la camorra e' egemone. Viene assegnato all'antimafia non per particolare attitudine alla lotta ai clan, ma perche' conosce bene il diritto. Quella stessa passione che gli fa trattare con la medesima professionalita' la vicenda di un anziano che si rivolge a lui per la morte del figlio dovuta a un caso di malasanita' e le sofisticatissime indagini condotte insieme ai Ros per arrivare alla cattura di Michele Zagaria, la primula rossa dei casalesi. Ben presto Cantone diviene il nemico numero uno della Camorra. Scopre gli affari piu' grossi, il cemento, gli investimenti a Roma (e il progetto di assassinare Roberto Saviano). A sua volta scopre di essere diventato un obiettivo di alcuni boss. Passa lunghi anni in prima linea, vivendo sotto scorta lui e l'intera famiglia: Racconta, ad esempio di quando un maresciallo che in quel periodo faceva il capo scorta volle portarlo a vedere la partita del Napoli. Cantone, sempre attentissimo a non accettare favori, continua a rimandare sino a quando l'invito viene espresso alla presenza di suo figlio di cinque anni che e' tifosissimo. ''''Papa', mi ci porti? Andiamo a vedere la partita? Ti prego!''. Cantone accetta. La domenica il maresciallo si presenta con una persona sconosciuta che a sua volta ha portato il proprio figlio. Il giorno dopo, in Procura, chiamano Cantone chiedendogli se e' stato allo stadio e con chi. Perche' l'amico del maresciallo e' stato intercettato nell'ambito di un'inchiesta sugli affari dei Casalesi mentre assicurava uno degli indagati che a questo punto il pm sarebbe stato ''avvicinabile''. Non ne consegue nessun danno all'indagine, ma Cantone scopre, con amarezza, che l'entusiasmo innocente di un bambino e' stato a strumentalizzato subdolamente perche' il papa' faceva di mestiere il pubblico ministero. (31 ottobre 2008)

 
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