CASERTA - Si sono dati appuntamento - il 25 e il 26 settembre - a Caserta , città simbolo in questi giorni dell'attacco sferrato dalla criminalità organizzata. Da qui Confindustria e sindacati, per una volta veramente uniti, hanno gridato il loro no e hanno annunciato "una battaglia di sviluppo e di civilità" contro ogni forma di illegalità, per dimostrare che, accanto all'esercito inviato dallo Stato, anche la società civile è decisa a ribellarsi al crimine. Ed è proprio per questo che intorno alle parti sociali, in un territorio martoriato in questi giorni dalla lotta di camorra, migliaia di cittadini si sono radunati nelle strade e nelle piazze della città campana, manifestando la loro volontà di cambiamento. "Non è il tempo della rassegnazione, né del silenzio, è il momento dell'azione, di unire le forze - ha sottolineato il presidente degli imprenditori Emma Marcegaglia - Siamo venuti qui per dire: noi ci siamo". Anche tra gli imprenditori, ha specificato, bisogna "fare una scelta di campo, decidere da che parte stare", eliminare "le zone grigie che sono ampie ed indistinte e molto spesso vicine a noi anche se non lo sappiamo". Il percorso da seguire è quello tracciato da Confindustria Sicilia che ha reagito alla collusione con la mafia espellendo le imprese "che non rispettano le regole". "Il sud pretende legalità, sviluppo, civilità. Ne ha diritto", le ha fatto eco Cristiana Coppola, vicepresidente degli imprenditori, che vive da vicino la realtà del casertano e i problemi del fare impresa nel meridione. Compatta la posizione anche di Cgil, Cisl e Uil, che, con la Marcegaglia, hanno parlato quasi con voce unica. "Non rassegnamoci - ha scandito Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil - il senso di questa iniziativa è dare fiducia: ai lavoratori, agli imprenditori, alle forze dell'ordine, alla magistratura e agli amministratori pubblici onesti". "Non dobbiamo ignorare la zona grigia di chi forse sa o capisce a guarda dall'altra parte. - ha proseguito - Questa è una battaglia in cui o si sta di qua o di là". Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha invocato più mezzi a disposizione delle forze dell'ordine, perché senza strumenti "il controllo del territorio da parte dei militari rischia di essere solo un palliativo". "Il controllo del territorio significa soprattutto intelligence. I carabinieri e la polizia devono poter disporre di sistemi sofisticati", ha sottolineato indicando come essenziali la tracciabilità degli assegni e l'anagrafe tributaria. Non lasciare soli i cittadini è stata la parola d'ordine di Luigi Angeletti, leader della Uil, che ha chiesto leggi "che consentano alle associazioni di presentare denuncia contro la criminalità". "Non possiamo confidare nell'eroismo delle singole persone. La possibilità di denuncia delle associazioni é estremamente importante". (28 settembre 2008)