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LIBRI, RECENSIONI: L'IMPERO DEI CASALESI, L'ULTIMO LAVORO DI GIGI DI FIORE

Nel volume ringraziamenti particolari a Capacchione, Sardo, Saviano e allo storico e penalista Giuseppe Garofalo


SANTA MARIA CAPUA VETERE - (tratto dal blog le cronache di Ferdinando Terlizzi) - E’ uscito per i tipi della Rizzoli l’ultimo libro di Gigi di Fiore, inviato de IL Mattino, il quale ricostruisce, con un mare di riferimenti ed una ricca documentazione, la storia del clan dei Casalesi. Di Fiore, che è autore di altri libri sulla camorra, ha voluto evidenziare il lavoro dei vari cronisti giudiziari e di moltissimi magistrati, i quali ogni giorno, ed a vario titolo, rischiano la vita per parlare di “clan dei Casalesi”. Attraverso documenti, atti giudiziari, testimonianze, cronache giornalistiche e una serrata ricostruzione storica, Gigi Di Fiore, che dalle pagine del "Mattino" segue anche le vicende “di quella periferia della periferia dimenticata", compone con L'impero il primo racconto complessivo di un'agghiacciante realtà criminale che ha superato i confini della cronaca nera ed è diventata un vero e proprio cancro sociale”. Nel lavoro di Di Fiore sono citati anche molti colleghi giornalisti come Carlo Pascarella (destinatario della famosa telefonata minatoria da parte di un camorrista, trasmessa da Michele Santoro in “Annozero” e Enzo Palmesano, che ha avuto il pregio di coniare uno slogan per Pignataro Maggiore ( terra dei Lubrano e dei Ligato ) e cioè la “Svizzera della Camorra” – Il libro consta di 420 pagine con 12 capitoli: C’era una volta la terra dei mazzoni – In principio fu Bardellino – Comincia la mattanza – Nel regno dei Casalesi – I contadini si fanno imprenditori – Le famiglie “satelliti”- L’affare monnezza – Il risveglio di Spartacus – I boss in carcere – Il silenzio è d’oro – Reggenti in fuga – La campagna di primavera che comprendono migliaia di riferimenti di atti giudiziari – Ed inoltre una cronologia dei tragici fatti dal 1984 a oggi – La struttura del clan- Le vittime innocenti parenti di pentiti e testimoni – Il dispositivo della sentenza in appello del processo Spartacus – I soprannomi dei boss – Una ricchissima bibliografia con la puntuale citazione degli archivi e dei documenti consultati. Un lavoro certosino, storico, encomiabile. Uno strumento utile per giornalisti, cronisti giudiziari, avvocati, magistrati e quanti volessero addentrarsi nel difficile e delicato mondo delle mafie locali. Una ricerca ed uno studio che premieranno certamente l’autore ( serio e puntuale anche in altri lavori che io ho letto ) che pur essendo un giornalista d’assalto, non è mai alla ricerca dello scoop sensazionale. Di Fiore non è portato a scrivere “cazzate”, come quelle riportate in “Gomorra” da Roberto Saviano ( il quale ha collezionato moltissime querele per aver scritto fatti inventati di sana pianta ) oppure come quelle di Nanni Balestrini, inventate e camuffate con l’anonimato. Poco credibili, infatti, appaiono, spesso, minacce a giornalisti che risultano ( nella maggior parte dei casi ) frutto di paure o di esagerati protagonismi. Come pure sarebbe auspicabile che qualcuno ( avvocati, giornalisti, magistrati) si prendesse la briga di esaminare con scrupolo e attenzione le 60 cartelle lette dall’avvocato Santonastaso – nel corso dell’appello di Spartacus – le quali contengono anche una puntuale e circostanziata denuncia sull’uso indiscriminato dei pentiti di camorra. . Di Fiore è al pari di Garofalo, un ricercatore attento ed un cronista scrupoloso, a cui piace riportare il “fatto” senza la fantasia fumosa ed onirica che spesso accompagna molti scritti dei giornalisti citati dal Di Fiore. Un libro reale quindi. Una testimonianza di quella realtà che, purtroppo, ci coinvolge ogni giorno. La sinossi mette in luce, il “modus operandi” del pericoloso clan e chiarisce che … “Dopo l’esplosione dello scandalo delle discariche in Campania e la sentenza d'appello del processo Spartacus, i casalesi sono balzati alla ribalta della cronaca. Come nel caso dei Corleonesi in Sicilia, il clan più potente e sanguinario della camorra non viene dalla città ma dalla campagna: il paese di Casal di Principe, in provincia di Caserta. E proprio un'alleanza organica con la mafia è all'origine del trionfo dei Casalesi, che incarnano lo spirito e i riti della vecchia camorra e insieme dimostrano una straordinaria capacità di adattarsi al presente. Fin dagli anni Ottanta hanno sviluppato un controllo paramilitare del territorio, esigono percentuali sulla vendita della droga, sulla prostituzione, sul gioco d'azzardo, esercitano estorsioni su ogni attività commerciale, si infiltrano in tutti gli appalti pubblici, governano gli investimenti immobiliari, diversificano le loro attività in settori che vanno dalle pompe funebri alla produzione di mozzarella di bufala fino al calcio, riciclano milioni di euro e s' arricchiscono col business dei rifiuti tossici e delle discariche abusive, allargando sempre più la loro influenza in Italia e nel mondo; e tutto questo in mezzo a delitti eccellenti, lupare bianche, sanguinose guerre fra clan”. Nei ringraziamenti Di Fiore ci tiene a precisare che: ” In cima alla lista delle persone da ringraziare, c'è senza alcun dubbio la mia collega Rosaria Capacchione. Solitària e non sempre compresa ricercatrice di notizie, atti, vicende da raccontare, è in questo momento sicuramente la maggiore conoscitrice della camorra casertana. Sono migliaia i suoi articoli raccolti nell'informatico del «Mattino», il giornale dove entrambi lavoriamo. E’ stata anche lei, dopo l'uscita del mio libro La camorra e le sue storie, pubblicato nell’ottobre 2005 per la Utet, a spingermi a scrivere anche un saggio sui Casalesi. Senza il suo lavoro questo libro avrebbe avuto molte difficoltà a nascere. I suoi articoli ne sono stati una delle fonti fondamentali. E non è un caso che anche Roberto Saviano citi in Camorra solo due cronisti: Rosaria Capacchione e Raffaele Sardo. Un grazie va anche a Raffaello Magi, estensore delle oltre tremila pagine della sentenza Spartacus, e ai vari magistrati che, attraverso la loro produzione di atti giudiziari, mi hanno dato a loro insaputa la possibilità di attingere informazioni preziose: Umberto Antico, Antonio Ardituro, Federico Caf ierò de Raho, Raffaele Cantone, Donato Ceglie, Giovanna Ceppaluni, Francesco Curcio, Marco Del Gaudio, Lucio Di Pietro, Pierluigi Di Stafano, Luigi Gay, Paolo Mancuso, Alessandro Milita, Giuseppe Narducci, Franco Roberti, Antonio Sensale. Tra le persone da ringraziare anche l’avvocato penalista sammaritano Giuseppe Garofalo, preziosa memoria storica e ricercatore appassionato di vicende giudiziarie su cui ha scritto due documentati saggi che ha saputo fornirmi tracce e letture insostituibili su alcune vicende trattate. Infine va citato Roberto Saviano, che attraverso il suo libro, è riuscito a trasmettermi quella spinta emotiva necessaria ad avvicinarmi con serietà all’approfondimento, più volte rinviato, della realtà criminale casertana. Da anni aspettavo che qualcuno mi convincesse a farlo. E alla fine nulla risulta più convincente di un libro:” (settembre 2008)

 
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