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CESARANO, CIRILLO E SPAGNUOLO INDAGATI: GIALLO SU CONTROLLO DOMICILIARI

I carabinieri smentiscono il controllo avvenuto dopo la strage a casa di Cesarano: a sostenerlo sono invece i familiari. Va detto che tutte le persone agli arresti domiciliari vengono controllate senza orari ogni giorno, in orari sfalsati, senza avvisto. Il controllo, ordinato dal giudice in modo quotidiano, può saltare a volte per impegni dalla pattuglia, ma nelle 24 ore solitamente viene eseguito. I carabinieri o poliziotti segnano su un registro la firma del detenuto con l'ora del controllo. Il giallo si infittisce...


Hanno un volto e un nome tre dei componenti del commando della camorra che giovedì sera, davanti a una sartoria di Castelvolturno, sparò all'impazzata contro un gruppo di immigrati africani uccidendone sei. Uno dei provvedimenti di fermo emessi della Dda di Napoli è stato eseguito dalla polizia di Caserta, mentre due indagati risultano da tempo latitanti. La scorsa notte gli agenti hanno catturato nella sua abitazione di Baia Verde il 29enne Alfonso Cesarano, un pregiudicato coinvolto di recente in inchiesta sul clan dei Casalesi e sullo spaccio di droga lungo il litorale domizio. E' assai stretto il riserbo sugli elementi che hanno indotto i magistrati a disporre il fermo di Cesarano. Gli inquirenti fanno trapelare solo che sono state raccolte "tracce" importanti (probabilmente impronte su una delle due auto utilizzate dai killer) e lasciano intendere che qualcosa di interessante possa essere emerso dalle riprese di videocamere collocate in strada. Circola insistente anche la voce che uno degli africani sopravvissuti alla strage abbia riconosciuto tre sicari del gruppo di fuoco, composto da almeno sette o otto persone. Secondo indiscrezioni, tra i ricercati vi sarebbero quell'Alessandro Cirillo, ritenuto personaggio in ascesa del clan dei Casalesi nella zona di Castelvolturno, e Oreste Spagnuolo, indicato come componente del gruppo di fuoco. Il curriculum criminale del fermato non è quello di un esponente di primo piano della camorra. Cesarano fu arrestato il 17 novembre scorso nell'ambito dell'operazione Domizia quando furono emesse 64 ordinanze di custodia su 68 indagati complessivi, la maggior parte dei quali ritenuti affiliati al clan Bidognetti, una della principali cosche dei Casalesi. Ma il 30 aprile il pregiudicato già lasciava il carcere. Il Tribunale del Riesame aveva ritenuto infatti troppo esigui gli indizi a suo carico, consistiti principalmente in una telefonata nel corso della quale il giovane dava appuntamento per la sera davanti a un bar a un personaggio ritenuto legato al clan. I giudici del tribunale della Libertà rilevarono anche che nei confronti di Cesarano non c'erano dichiarazioni di pentiti che pure avevano chiamato in causa la maggior parte degli indagati. Il pregiudicato ritornò pertanto agli arresti domiciliari nell'appartamento di Baia Verde dove abita con la moglie i figli e i genitori e dove la polizia lo ha rintracciato la scorsa notte: la misura degli arresti a casa, precedente all'inchiesta anticamorra, era relativa a una attività di spaccio di droga che gli è costata la condanna a due anni e 8 mesi di reclusione, pena confermata in appello (per tele vicenda si è in attesa della pronuncia della Cassazione). La concessione degli arresti domiciliari a un pregiudicato accusato di una azione così efferata ha suscitato reazioni indignate negli ambienti politici. Critiche sono state espresse, tra gli altri, anche dal ministro dell'Intero Roberto Maroni e dal leader dei Democraici Walter Veltroni. I magistrati della Dda contestano agli indagati il reato di strage aggravato dalla finalità mafiosa e dal metodo terroristico. La conferma che i killer hanno sparato nel mucchio, allo scopo di terrorizzare la comunità di immigrati, al cui interno c'era anche chi aveva "sgarrato" nell'ambito dello spaccio di droga, e per rimarcare il fatto che nel territorio è ormai il loro gruppo a dettare legge. Secondo gli esperti il gruppo è capeggiato da Giuseppe Setola, mentre Cirillo sarebbe il luogotenente. Della cosca. secondo gli inquirenti, farebbero parte anche Giovanni Letizia, Emilio Di Caterino e Pietro Vargas. (22 settembre 2008-20:50)

 
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