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FESTIVAL A MANTOVA: PER SAVIANO BOSS USANO GIORNALI LOCALI COME PORTAVOCE

Nel suo super-venduto Gomorra, non aveva mai citato (a parte alcune denunce per diritti d'autore che ha costretto la Mondadori a diverse ristampe) la fonte degli articoli pubblicati sul suo oramai best-seller: a Mantova, al Festival della Letteratura, ha invece portato con sè addirittra copie dei quotidiani Corriere di Caserta, Gazzetta di Caserta e Croncache di Napoli per parlare di utilizzo, da parte della camorra, dell'informazione locale. Stiamo parlando di Roberto Saviano, ancora sotto scorta: nonostante ciò, un sondaggio estivo di un settimanale nazionale rivolto alle sole donne lo aveva indicato personaggio ideale preferito dal gentil sesso, da tenere 'sotto l'ombrellone'. (Ma con scorta o senza?... Mai capito)


MANTOVA - Da solo sul palco con i suoi quattro uomini della scorta, con dietro un grande schermo dove fa vedere titoli e articoli di giornali locali, il Corriere di Caserta e Cronache di Napoli, Roberto Saviano ,atteso e accolto come una star al Festivaletteratura di Mantova, davanti agli 800 spettatori del Teatro Sociale, ha fatto vedere come l'informazione locale venga utilizzata dai boss di camorra del territorio. In platea, fra il pubblico i due avvocati dei boss del processo Spartacus. ''Cosa significa vivere in un Paese che ha il piu' alto tasso di persone scortate nel mondo? Raccontero' la terra, la quotidianita' e lo faro' attraverso i quotidiani locali che escono in edicola e tradiscono i tempi della guerra che tutti i giorni si realizza nel sud Italia. In Campania da quando sono nato ci sono stati 4 mila morti, la media di due al giorno. Se accadesse a Parigi nessun sindaco potrebbe essere eletto. In Italia e' possibile perche' e' sempre stato cosi''' tuona Saviano. E poi fa vedere i titoli usciti sulle Cronache di Napoli e il Corriere di Caserta. Comincia con quello che definisce ''il piu' doloroso'', ''Don Peppe Diana era un camorrista'' che ha distrutto la figura di chi aveva scritto un documento che dava fastidio. E poi ''Il dolore dei boss'' e ancora ''Tommaso e' morto, l'ira dei padrini' dopo la fine di Tommaso Onofri, facendo cosi' sapere che ci lo ha ucciso non avra' pace. E ancora un messaggio di Francesco Schiavone detto Sandokan: ''Sandokan a Berlusconi: i pentiti sono contro di noi' e poi 'Sandokan controlla 4 mila voti'. ''In una terra cosi' accade che scrivere non e' come scrivere qui''. L'autore di Gomorra (Mondadori), che ha venduto un milione e 800 mila copie nel mondo, ed ha visto il suo libro diventare un film di Matteo Garrone vincitore del Grand Prix all'ultimo Festival di Cannes, ha voluto ringraziare i suoi lettori ''che nella mia vicenda hanno avuto un ruolo centrale. Cio' che ha determinato quello che e' successo non e' stato quello che ho scritto, il mio sguardo, e' stato il lettore che ha messo paura ai poteri. Questi poteri -dice - non vogliono diventare elemento di discussione, non vogliono essere argomento, non vogliono essere svelati. Il lettore ha deciso che la tv, i giornali dovevano occuparsi di queste cose''. Come un fiume in piena Saviano ha continuato: ''oggi vorrei raccontare la quotidianita' mia e di centinaia di persone che vivono la mia condizione. Io sono privilegiato perche' scrivo. Sono 695 giorni che vivo sotto scorta, 11 mila e 120 ore. La vita avviene fuori e tu sei dentro''. Lo scrittore racconta di come nessuno voglia affittargli una casa, ''anche a Roma, e' successo a Piramide''. E poi fra gli applausi, di un pubblico di mantovani, che ammette ''puo' capire poco questi riferimenti'', continua con il caso della maestra di Mondragone, Carmelina che per aver fatto una denuncia dopo aver visto un omicidio, deve girare con la scorta. E poi prosegue con i giornali locali con titoli come ''il fratello del boss Bardellino con Falcone contro il crimine'', fa vedere spezzoni di interviste tv fra cui alcune proposte a Matrix e fatte a ragazzi di Casal di Principe, in provincia di Caserta. ''La diffamazione e' una cosa che ti scava dentro'' sottolinea Saviano e ripete le parole della cugina di un parente di Sandokan che dice parlando di lui: ''cosa gli abbiamo fatto? Gli abbiamo violentato la fidanzata, ucciso il fratello?''. Rivolgendosi ai due avvocati dei boss del processo Spartacus afferma: '' se i vostri assistiti mi vogliono vedere in faccia fateli venire direttamente o pensate che abbia paura?. Noi non facciamo paura perche' non abbiamo paura''. E ai mantovani in platea: questo non e' un problema del sud. Tutto questo non deve piu' essere normale. Infine cita il poeta turco Hikmet e la sua poesia piu' nota ''il mare piu' bello non e' ancora stato attraversato'' e dopo una lunga standing ovation si concede a una lunga fila di richieste di autografi, fra cui figura anche Carlo Lucarelli. E poi via con la sua scorta. (7 settembre 2008-23:52)

 
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