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COMITATO RIFIUTI: L'IMMONDIZIA DEI CASERTANI ANCORA NELL'EX UCAR

Nella foto, Giovanna Maietta, del Comitato Emergenza Rifiuti


CASERTA - (Comunicato Stampa Com.Er) - Il Capannone dell’ex Ucar continua ad essere utilizzato come sito di stoccaggio dei rifiuti solidi urbani nonostante non sussistono più i presupposti che giustificavano la scelta dell’amministrazione comunale. Il 7 gennaio scorso la giunta comunale, presieduta dal sindaco Petteruti, all’unanimità vota una delibera che consente l’utilizzo di un sito inquinato da rifiuti industriali di proprietà della Tecnocampus srl (Coppola-Tedeschi). Si tratta dell’ area industriale dismessa ex Graftech o ex Ucar dove si lavorava la grafite e dove si sono ammalati di cancro molti lavoratori che hanno aperto un contenzioso avverso ai proprietari dello stabilimento. Ma è ormai dimostrato che per l’ amministrazione Petteruti l’inquinamento dell’ambiente e le consequenziali ripercussioni sulla salute pubblica sono solo un optional. L’abbiamo visto con lo Uttaro. E l’ex Ucar non è altro che un piccolo Uttaro: stessa procedura fatta ad hoc attraverso atti e provvedimenti poco chiari ma che rivelano una tendenziosa volontà di giustificare l’interesse privato con quello pubblico. Ed ecco che come fu per il Mastropietro cosi sarà anche per il Coppola immunizzati dall’obbligo di bonificare le aree di loro proprietà. L’ordinanza sindacale di apertura dell’ ex Ucar fa riferimento all’art. 191 del D.Lgs 152/2006 che consente l’emissione delle ordinanze contingibili ed urgenti, ma il sindaco, pur citando il decreto 152/06 nelle premesse, profonde tutto il suo impegno nel tentativo di dimostrare che l’ordinanza è emanata non in base all’art. 191 del decreto 152 ma ai poteri contingibili ed urgenti che gli attribuisce il Testo Unico degli enti locali (art. 50 e 54 del decreto legislativo 267/2000). Cosi facendo può evitare di far riferimento ad un limite temporale del provvedimento. Tant’è vero che a parte la scadenza di sei mesi del comodato d’uso gratuito indicata nel contratto stipulato tra comune e Tecnocampus, sia nella delibera di giunta che nell’ordinanza sindacale, non vi è traccia di un termine di scadenza. Si ripete così il solito gioco equivoco di richiamare due provvedimenti legislativi, uno in maniera più incisiva e l’altro di riserva. Un metodo questo per legittimare, nella confusione normativa, le sostanziali inadempiente del Comune. Ma facciamo il caso che i nostri amministratori prendano come riferimento il d.Lgs 152/2006 (cosi come modificato dalla legge di conversione del decreto 90/2008), l’amministrazione comunale avrebbe dovuto reiterare l’ordinanza di utilizzo dello stoccaggio nell’ex Ucar fino ad un massimo di 18 mesi. Nessuna proroga o reiterazione o delibera di giunta può oggi legittimare tale utilizzo. E così ci si rivolge al Testo Unico degli enti locali che non obbliga a scadenze ma che fonda i provvedimenti d’urgenza su uno stato di emergenza sanitaria che ad oggi non sussiste. E allora per quale motivo si continua ad operare nel capannone ex Ucar? Non ci sono più i presupposti che ne giustificano l’utilizzo, non vi è più la gratuità. E allora perché trasformare un sito che nasceva come stoccaggio in un sito di trasferenza di rifiuti per il carico – scarico di compattatori e bilici diretti all’area di trasferenza prima del conferimento nella discarica di Ferrandella? Quanto ci costerà tutto questo? Ila città di Caserta attraverso l’amministrazione comunale si stà facendo carico di quegli obblighi di bonifica che erano responsabilità dei proprietari e che gli stessi non hanno mai adempiuto e per di più paga per un sito di trasferenza di cui non si ha necessità. Scelte che i nostri amministratori si dicono costretti a fare per varie inadempienze ma che ineluttabilmente si ritorcono contro la collettività che ad oggi nella gestione comunale dei rifiuti ha visto solo discariche e immondizia ammassata ovunque, mentre la differenziata resta al palo.

 
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