La Flai-Cgil della Campania è impegnata "in azioni di denuncia e di tutela" contro lavoro nero e criminalità, ma "facciano altrettanto le imprese e le loro associazioni" per "la difesa delle legalità che va rivendicata ed attuata al 100% e non a mezzo servizio". E' quanto chiede Franco D'Angelo, segretario generale della Flai della Campania. "Il lavoro nero viene imposto dalle imprese agricole alle lavoratrici e lavoratori braccianti agricoli. Si truffa sui versamenti fiscali, contributivi, sulla mancata applicazione del contratto collettivo nazionale, sulle norme di sicurezza sul lavoro - spiega D'Angelo - L'incidenza del lavoro nero in agricoltura risulta pari all'88,6% nelle regioni del Nord, l'88,4% nelle regioni del Centro e al 99,3% nelle regioni meridionali". Emerge da questi schematici dati il comportamento inaffidabile del mondo delle imprese agricole nei confronti del lavoro dipendente e della società". "In tale contesto - sottolinea il segretario della Flai Campania - i braccianti rischiano ulteriormente nel lavoro a causa della attività malavitosa che si sviluppa nei confronti del sistema agricolo, con una fonte di affari in circa 5 miliardi di euro l'anno. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, estorsioni, danneggiamento alle colture usura, sono alcuni dei fenomeni che colpiscono l'agricoltura in Campania, in particolare nella provincia di Napoli, Caserta, Salerno. Ma la Campania con la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna sono complessivamente le regioni dove la criminalità da tempo ha specializzato la propria azione". Secondo D'Angelo è perciò "necessaria una evoluzione del sistema delle imprese agricole che praticano e impongono atti di illegalità nei confronti del lavoro dipendente, mentre esse stesse a loro volta subiscono insieme ai lavoratori le azioni criminose della malavita organizzata, che ovviamente va osteggiata con mezzi e presenze dello Stato sempre più attrezzate".
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