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LETTERA CIFRATA, IRRIGIDITO 41BIS PER SANDOKAN, NIENTE GAZZETTA

Qualche anno fa, sospese l'abbonamento al Corriere di Caserta per attivarne uno alla Gazzetta di Caserta ma - con la recente modifica dell'ordinamento penitenziario, l'ex primula rossa Francesco Schiavone detto Sandokan, manco quella potrà leggere. Il provvedimento è scattato dopo l'intercettazione di una lettera di pseudo-condoglianze per la morte del padre del collaboratore Domenico Bidognetti


ROMA — I rigori del «carcere duro» non sono bastati, secondo inquirenti e Amministrazione penitenziaria, a impedire loro di condividere e forse dirigere le gesta criminali del clan. Così per i capi dei Casalesi sono scattate restrizioni ancora più pesanti del già disagevole «41 bis»: si chiama «regime di sorveglianza speciale», ed è previsto dall'articolo 14 bis dell'ordinamento penitenziario. Dalla scorsa settimana è stato applicato, per decisione della direzione delle carceri e della Procura antimafia di Napoli, a Francesco Schiavone detto «Sandokan» e Francesco Bidognetti chiamato «Cicciotto 'e mezzanotte », leader riconosciuti del clan del Casalesi. La motivazione è che dietro gli omicidi degli ultimi mesi commessi dal gruppo camorrista considerato più potente e temuto, ci possa essere la regia dei vertici in prigione. E che l'attacco sferrato attraverso omicidi e ferimenti sia teso a impedire nuove collaborazioni con la giustizia degli affiliati detenuti: una «strategia del terrore » diretta all'interno delle carceri, dunque, avallata se non ispirata — ritengono gli investigatori — proprio dai due capi in cella. Di qui il ricorso alla norma riservata a chi «compromette la sicurezza ovvero turba l'ordine degli istituti». In concreto, per i prossimi sei mesi Sandokan e Cicciotto non potranno guardare la tv né leggere i giornali, e saranno esclusi dalla «socialità», cioè i contatti con gli altri reclusi. Le quattro «ore d'aria» quotidiane, due all'aperto e due al chiuso, che i detenuti al «41 bis» svolgono fino a gruppi di cinque, le passeranno da soli. Resta la visita mensile dei parenti. Normalmente questa norma non si applica a chi è sottoposto al «41 bis», ma nel passato ci sono stati tre precedenti riguardanti — per diversi motivi — i capimafia Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano e il boss mazarese Andrea Mangiaracina. Per la prima volta l'inasprimento della detenzione colpisce due esponenti della camorra, ed è un ulteriore segnale del livello raggiunto dallo scontro tra lo Stato e il clan dei Casalesi. Prima e dopo la sentenza d'appello del processo «Spartacus» che ha confermato la condanna all'ergastolo per Schiavone, Bidognetti e altri affiliati, e in parallelo ai molti arresti eseguiti da polizia e carabinieri, la camorra di Casal di Principe ha lanciato una campagna di morte con pochi precedenti. A parte le uccisioni di testimoni antiracket come l'assicuratore Domenico Noviello e il titolare di uno stabilimento balneare Raffaele Granata, o dell'imprenditore Michele Orsi considerato vicino ai clan dai magistrati con cui aveva cominciato a parlare, i colpi messi a segno dal gruppo di fuoco dei Casalesi hanno riguardato specificamente l'area dei pentiti. A maggio hanno assassinato Umberto Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico (cugino di Francesco), e ferito la nipote di Anna Carrino, già convivente di Cicciotto 'e mezzanotte. La quale non solo ha riempito centinaia di pagine di verbali, ma è pure comparsa in tv per invitarlo a seguire la sua stessa strada. Quasi scontata la lettura delle azioni, destinate a scoraggiare nuovi pentimenti. Dopo l'omicidio di Umberto Bidognetti, è stata intercettata una corrispondenza tra Sandokan e Cicciotto nella quale alcune frasi apparentemente di condoglianze e vicinanza possono essere interpretate come un modo per ribadire, con linguaggio cifrato, la necessità di eseguire la sentenza. Anche a causa di quello scritto, ora, sono scattate le nuove restrizioni. Sandokan e la villa L'arresto a Caserta, nel luglio 1998, del boss della camorra Francesco Schiavone (a destra nella foto), noto come Sandokan. Nel tondo un interno della villa del boss Schiavone dove sono state girate diverse scene del film «Gomorra» (Giovanni Bianconi - dal Corriere della Sera del 12 agosto 2008)

 
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