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CAMORRA, OPERAZIONE CONTRO CLAN A VILLA LITERNO: PRIMI INTERROGATORI


VILLA LITERNO (Caserta) - Al via i primi interrogatori, da domani, dell'ultima operazione della Dda contro il clan dei Casalesi. Scambi di favori nell'esecuzione di omicidi e agguati: la stretta alleanza esistente tra i Tavoletta-Cantiello ed il gruppo camorristico dei Contaldo, operante nella zona di Pagani (in provincia di Salerno) e capeggiato da Nicola Fiore emerge dall'operazione che ha portato ieri all'emissione di 32 ordinanze di custodia cautelare contro esponenti del clan dei Casalesi. Tra gli arrestati c’è anche Raffaele Bidognetti, 34 anni, figlio del boss Francesco, detto «Cicciotte 'e mezzanotte», esponente di spicco del clan dei Casalesi dell'operazione delle forze dell'ordine. Con lui Paolo Schiavone, di 26 anni, figlio di Francesco detto «Cicciariello», cugino e omonimo di «Sandokan». In totale, delle 32 ordinanze, 10 sono state notificate in carcere, 17 gli arresti eseguiti, tre le persone sfuggite alla cattura, mentre Emilio Di Caterino, di 32 anni, e Cesare Tavoletta, di 35 anni sono già ricercati da tempo. Cesare Tavoletta, di 28 anni, invece, parente e omonimo del latitante del clan, arrestato oggi, e' un collaboratore di giustizia. In questa vicenda di scambi rientra la «strage di San Michele» (due giovani uccisi e tre feriti), alla quale avrebbe partecipato il salernitano Nicola Fiore, ed il duplice tentato omicidio del 9 novembre del 2003, avvenuto a Pagani nei confronti di Giacchino D'Auria Petrosino e del figlio Antonio. A sparare contro padre e figlio, secondo gli investigatori, fu, tra i Casalesi Massimo Ucciero, arrestato nell'operazione di ieri. Tra gli scenari che emergono dall'indagine della Dda, il rifornimento di droga da parte del clan dei Casalesi verso quello dei Di Lauro di Scampia per poi esportare la sostanza stupefacente in Emilia Romagna. «Si tratta di giovani emergenti che hanno preso il posto dei capi ormai in carcere», ha dichiarato il coordinatore della Dda di Napoli, Franco Roberti, in conferenza stampa ieri mattina a Caserta. Il gestore di traffico di droga era, secondo l'accusa, Tammaro Corvino, 41 anni, arrestato ieri notte a Maranello. Uno dei destinatari dell'ordinanza, Mario Della Corte, è stato invece rintracciato a Castel Gandolfo, nei pressi Castelli Romani; altri a Livorno ed Arezzo. Cinque presunti affiliati sono sfuggiti alla cattura, tra i tanti spicca il nome di Emilio Di Caterino e poi quelli di Cesare Tavoletta 35 anni, Vincenzo Di Fraia e Tavoletta Nicola e Pasquale. E' finita in carcere anche una donna che, secondo gli investigatori aveva un ruolo estorsivo alla pari degli uomini. Le indagini hanno portato allo scoperto l'ingerenza dei Bidognetti e dei Tavoletta-Cantiello nella gestione della realtà economica dell'area Casalese e Liternese che si era concretizzata attraverso l'imposizione della carne suina, bovina ed ovicola nelle macellerie. Le estorsioni colpivano anche le attività imprenditoriali. Nell'ordinanza emerge infatti una tentata estorsione all'impresa «Riva bianca» riconducibile alla famiglia Schiavone, che nel gennaio 2004 stava effettuando lavori di sistemazione stradale nel comune di Mugnano di Napoli. Per tale richiesta Paolo Schiavone, figlio di «Cicciariello», cugino di Sandokan, accompagnato da Giovanni Lubello si era recato presso l'abitazione di Raffaele Bidognetti per chiedere uno sconto sulla tangente da versare in nome del titolare della società, legato da vincoli di parentela agli Schiavone. Sconto che venne poi fatto. Il lavoro investigativo delle Forze dell'ordine era iniziato nel 2003 quando furono uccisi due innocenti, Vincenzo Natale e Giuseppe Rovescio: i due furono raggiunti sin dentro un cortile di un'abitazione privata e tentarono di nascondersi dietro ad un divano in una sala da pranzo. Ma i killer riuscirono ad ammazzarli sbagliando però obiettivo.

GLI ELEMENTI DI SPICCO ED I LATITANTI DEL GRUPO BIDOGNETTI

Raffaele Bidognetti, figlio di Francesco («Cicciotto ‘e Mezanotte») e Paolo Schiavone, figlio di Francesco «Cicciariello», nonché nipote di «Sandokan», sono fra i personaggi di spicco dell’operazione scattata ieri in cinque regioni a carico della cosca dei casalesi di Villa Literno. In particolare si tratta della fazione del clan Bdognetti al cui interno gravitano anche alcuni latitanti ricercati per la scia di delitti che ha insanguinato di recente il Casertano. I sospetti di investigatori e inquirenti si concentrano su cinque latitanti tra i più ricercati d’Italia ma anche su Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo detto «o sergente» e sul giovanissimo Giovanni Letizia detto «o zuoppo», non ancora ventottenne. Dicono che i tre latitanti facciano largo uso di cocaina. Sono i protagonisti delle minacce all'albergatore Vassallo (sotto protezione dopo le estorsioni subìte durante la costruzione del suo albergo), e adesso potrebbero aver ricominciato a sparare per non trovarsi tra i piedi altri «pentiti». I riflettori degli investigatori, carabinieri e polizia, sono però puntati sui latitanti di spicco della cosca casalese condannati ieri in contumacia. Si tratta di Mario Caterino, Raffaele Diana, Antonio Iovine, Michele Zagaria, oltre a Corrado De Luca che in primo grado era stato condannato a 30 anni di reclusione e per il quale il pg ha chiesto un lieve sconto di pena, ottenendo ieri la condanna a otto anni. In gioco, a questo punto, c’è la geografia della cosca, le alleanze tra quanti sono riusciti a sfuggire alla morsa dei numerosi blitz che quasi ogni giorno colpiscono fiancheggiatori ed esponenti del cartello casalese.

COMMERCIANTI SOTTO PIZZO: DOPPIO RACKET A DUE FAZIONI

VILLA LITERNO. Commercianti del Casertano erano costretti a pagare tangenti a due fazioni camorristiche diverse più volte durante l'anno. E’ quanto emerso dall'indagine che ha portato all'esecuzione di 32 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti esponenti del clan dei Casalesi. Sono state accertate numerose azioni intimidatorie nei confronti degli appartenenti ai due gruppi in guerra, quello Bidognetti e quello Tavoletta-Cantiello, ma soprattutto di operatori economici, commercianti e titolari di piccole aziende costretti a pagare tangenti. Azioni intimidatorie, evidenziano gli inquirenti, che avevano creato allarme sociale nella popolazione dei comuni colpiti dalla faida. Gli investigatori hanno anche accertato che l'ingerenza dei due gruppi nella gestione della realta' economica dell'area casalese e liternese si era concretizzata anche attraverso l'imposizione di alcuni generi di prima necessità, tra cui carne suina, bovina ed avicola alle varie macellerie della zona, turbando in tal modo la libera concorrenza di mercato. I carabinieri hanno anche accertato il massiccio uso di sostanze stupefacenti, cocaina, ecstasy ed hashish, che numerosi affiliati ai due gruppi assumevano personalmente. (1 luglio 2008)

 
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