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OPERAZIONE OLIMPO: PROVINCIA DI CASERTA RINUNCIA A RISARCIMENTO CONTRO CAVAIOLI


CASERTA (Comunicato del Comitato di Quartiere Parco Cerasola-Centurano - Presidente Giovanna Maietta) - Quali saranno le motivazioni che hanno spinto la Provincia a rinunciare a chiedere il risarcimento danni ai cavaioli nel processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere? Potremmo ipotizzare un conflitto di interesse visto che la famiglia De Franciscis è proprietaria di alcune cave (D’Agostino e parte della Fran.Ca.) o magari un gesto di solidarietà per coloro che hanno abusato della proprietà concessa? Ma un proprietario che vede la sua casa distrutta dovrebbe avere un minimo di reazione contro chi viola palesemente a danno di tutti compreso del proprietario. Non risulta che i De Franciscis abbiano mai denunciato ciò che accadeva a casa loro e anzi in fondo sono stati sordi alle grida della povera gente che anche, grazie a loro, ha vissuto mangiando polvere e cemento. Con questi presupposti era mai credibile che la provincia rappresentata da De Franciscis potesse fare sul serio e schierarsi contro gli inquilini cavaioli? I fatti parlano chiaro. E’ gravissimo il comportamento di un ente pubblico, che dovrebbe rappresentare gli interessi di tutti, rispetto al disastro più eccezionale che ha interessato il territorio casertano negli ultimi 50 anni. Ma crediamo che nessuno si sia meravigliato neanche il Pm Donato Ceglie che si è trovato in tempi passati in una procura diretta da un parente del presidente erede delle proprietà della defunta consorte nonché zia del Presidente. Ma questa è storia vecchia e risaputa, qui a Centurano e San Clemente tutti sanno chi incassava i fitti dei cavaioli. Forse nell’esigere un fitto non c’è responsabilità penale ma nessuno ha mai sottolineato il palese conflitto di interesse tra rappresentanti delle istituzioni a vari livelli e la situazione ambientale e territoriale dove si sono svolti fatti gravissimi con risvolti all’ambiente, al territorio e alla salute pubblica non più sanabili. Il popolo sa, e i cavaioli fanno parte di questo popolo in quanto vivono tra noi ed essi probabilmente sono meno responsabili di chi avrebbe dovuto controllare o far rispettare loro le regole? Anche per loro si profila una “doppia beffa” per tutti i soldi che hanno pagato per quelli che dovranno sborsare per gli oneri al comune non pagati. Centomila euro di risarcimento chiesto dal Comune compensati dall’astensione della provincia, tutto questo ha l’amaro sapore di accordo (a chi giova?) perché nulla può essere lasciato al caso in una vicenda così importante e che non si chiuderà certamente con questo processo. Il destino dei colli derubati è quello delle future speculazioni. La Provincia e il Comune in merito alla destinazione delle aree di cava si sono pronunciate all’unisono con un rinvio, e per la prima volta il comune ha fatto la parte del leone seguito dal disciplinato dirigente provinciale Alfonso Pirone (già indagato su Lo Uttaro). Mentre rimane negli archivi del comune la proposta di parco urbano, si consuma una sceneggiata già vista: quella dei due enti indirizzata ad una azione che è un unicum anche se appare differente. I piani di riqualificazione dei cavaioli sui quali si dovranno pronunciare Comune e Provincia rappresentano la più grande speculazione edilizia che si andrebbe a realizzare nella zona est di Caserta dal dopoguerra ad oggi. Altro che parco urbano! E mentre noi viviamo i giorni di un processo atteso per quattro anni dopo decenni di sofferenza c’è chi probabilmente agisce in maniera “previdente”. Gli esperti di pianificazione sono già a lavoro da qualche mese per decidere i futuri palazzi e le richieste dei cavaioli sono rinviate per essere acquisite nel nuovo strumento urbanistico. Dopo il danno anche il premio e la beffa alla città e alla sua storia. Enormi quantità di estrazioni calcaree hanno portato alla sparizione del nostro sistema collinare per poi magari essere ripristinate da cemento impastato. Insomma un esempio di lavorazione e trasformazione definitiva della materia prima, per dare vita alla futuristica città Tifata disegnata da astuti amministratori con “urbanisti” che fanno da violino di spalla in questa grande sceneggiata. Non è la prima volta che la Provincia rinuncia alle pretese da avanzare sui cavaioli. Già abbiamo assistito subito dopo l’insediamento all’ente di De Franciscis ad un analogo comportamento. La Provincia si sarebbe dovuta appellare a un ricorso vinto dalla società Moccia e invece di ricorrere al Consiglio di Stato fece un accordo che ha comportato il proseguimento dell’attività di cava. Per non dimenticare che lo stesso Ente ha competenze di controllo praticamente disattese e nei fatti mai esercitate. E intanto il popolo bue aspetta la delocalizzazione del cementifico Moccia e un parco urbano che rimarrà il sogno di pochi. (15 giugno 2008)

 
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