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S. MARIA C.V., SEGREGATA IN CASA PER 18 ANNI: PARLA IL RIONE SANT'ANDREA


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) (C7 - C’è incredulità e stupore tra gli abitanti del rione «Sant’Andrea dei Lagni» e anche tra quanti conoscevano la famiglia Monaco. Dopo avere appreso quella terribile notizia, in molti, con la mente sono andati a qualche anno indietro. «Ora ricordo – dice un abitante della zona che vuole rimanere anonimo – di questa ragazza che non usciva mai, o che non voleva mai uscire. Ma ora capisco, mai a pensarlo». Chi conosce la famiglia ne parla come brave persone. «Sono sempre stati dei lavoratori», dice un passante. Altri ricordano Prisco e Michela (fratello e sorella di Maria, arrestati) anche spesso frequentare la parrocchia di don Gennaro Iodice, la chiesa del rione. «Non immaginavamo nulla di simile…che dire, o hanno saputo mascherare troppo bene o c’è una doppia personalità». Qualcuno, anche se con il beneficio dell’inventario, ricorda un vicenda giudiziaria degli anni Settanta nella quale fu coinvolto proprio il padre della donna segregata. Qualcuno accenna a un soprannome del genitore, ma il ricordo e vago. Anche nella scuola materna di San Tammaro, dove insegna Michela, la sorella di Maria, tutti ne parlano bene. «Mai a pensare una cosa del genere – racconta un genitore di un bambino – anzi, è sempre stata una persona dolce e attenta. Non riusciamo a crederci, la maestra di nostro figlio una carceriera…». Nello stesso dove ieri i carabinieri hanno liberato Maria Monaco, qualcuno ricorda anche la tragedia che sconvolse un’altra famiglia. Nella aprile del 2005 scomparve misteriosamente un giovane di 17 anni, Enrico Di Monaco, per il cui sequestro ed omicidio è accusato un agricoltore, Salvatore Busico. La scomparsa di Enrico tenne tutti con il fiato sospeso per un mese: poi, il suo cadavere, fu ritrovato in una campagna di un comune dei Mazzoni. Lo avevano ucciso con diverse fucilate, tanto da spappolargli la testa. Un vicenda legata a una prsunta «soffiata» di Enrico alle forze dell’ordine. Ma il processo, a ottobre, chiarirà anche questo aspetto.(13 giugno 2008)

La storia, dal figlio indesiderato dai familiari agli arresti>

Colpevole di aver avuto un figlio 'illegittimo' è stata segregata per 18 anni in casa, tenuta per punizione prigioniera dalla madre, il fratello e la sorella: i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, hanno liberato oggi Maria Monaco, 47 anni e hanno arrestato i tre familiari che la tenevano prigioniera. La donna, che ha manifestato forti disturbi psichici, ha dato alla luce un figlio, nel dicembre del 1990, 'indesiderato' da madre, sorella e fratello - il padre di Maria era morto cinque anni prima - che da allora le hanno impedito di avere contatti con il mondo esterno: ha vissuto per 18 anni in una stanza nel retro dell'abitazione, tra la sporcizia, chiusa a chiave e controllata dai suoi familiari. Per punirla e per nascondere la vergogna. L'uomo della relazione non accettata dai familiari di Maria, non ha un nome, non è stato ancora identificato. I carabinieri non escludono alcuna ipotesi, le indagini sono in corso e mantengono il più assoluto riserbo. Ma, forse, la vergogna per cui è stata punita Maria, potrebbe essere stata consumata nello stesso ambito familiare. I tre sono stati arrestati dai carabinieri, dovranno rispondere dei reati di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona. La madre, Anna Rosa Golino, 80enne, vedova e pensionata, è ai domiciliari; il fratello Prisco Monaco 44enne, celibe, agricoltore e la sorella Michelina, 54enne, insegnante di scuola materna sono in carcere a Santa Maria Capua Vetere. I carabinieri sono entrati nella casa-prigione, nel rione Sant'Andrea, in Via Cormons 1, intorno alle 13, dopo una lunga serie di accertamenti anche anagrafici. La donna infatti nel quartiere non la conosceva nessuno, salvo i suoi familiari, nessuno l'aveva mai vista. Ad insospettire i carabinieri anche alcune segnalazioni e voci che si rincorrevano intorno a quella casa: nessuno poteva avvicinarsi. I militari hanno trovato la donna dentro una stanza fatiscente e sporca, in pessime condizioni igienico sanitarie. Maria era chiusa a chiave, mangiava da una ciotola, quasi come un cane, i bisogni in un bagno lurido e buio attiguo. I familiari hanno reagito con stupore all'intervento dei carabinieri, non capendo il motivo nè del clamore nè dell'orrore. La donna ha manifestato forti disturbi psichici ed è ora ricoverata nel reparto psichiatria del Policlinico Umberto I di Napoli, i carabinieri stanno effettuando accertamenti per capire se la donna soffrisse da prima di disturbi psichici o siano dovuti ai 18 anni di prigionia. Il figlio 'illegittimo' è stato cresciuto dalla nonna e dagli zii, gli stessi carcerieri della madre. I carabinieri di Santa Maria Capua Vetere lo hanno rintracciato, un ragazzo normale, almeno in apparenza, che frequenta un istituto superiore del luogo; sapeva tutta la storia di sua madre e conosceva bene la sua prigione, ma se ne vergognava e non sapeva cosa fare, hanno spiegato i carabinieri. Adesso è stato affidato ad altri familiari, in un altro Comune. La storia di Maria fa pensare all'inferno vissuto da Elisabeth Fritzl, segregata dal padre in cantina ad Amstetten in Austria, per 24 anni e violentata dall'età di 11, sette i figli nati dall'incesto; o a Natasha Kampush, ma c'è anche la storia tutta italiana di Giuseppina, confinata nel bagno per 30 anni perché disabile.

 
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