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CASERTA, UNA SCORTA PER TUTTI? SCOPPIA IL CASO DELL'IMPRENDITORE LETIZIA


Aveva negato di essere stato taglieggiato da due esponenti del clan dei La Torre poi, una volta incriminato di favoreggiamento camorristico, si era presentato davanti all’ex pm antimafia Raffaele Cantone per riferire quello che aveva subìto. Ieri, davanti al gup Enrico Campoli del tribunale di Napoli, Alfonso Letizia, imprenditore edile di Casal di Principe ha detto che «ebbe paura ed ancora oggi ha paura per quello che si sente in giro». I suoi taglieggiatori sono due imputati accusati di estorsione nel processo sull’affare rifiuti e camorra: si tratta di un filone del processo dove figurano imputati anche i fratelli Sergio e Michele Orsi (quest’ultimo ucciso 10 giorni fa a Casal di Principe) i cui nomi figurano insieme a quelli di altri 36 imputati nella tranche fissata davanti allo stesso gup il 17 giugno. Poi la risposta al pm Alessandro Milita che gli chiedeva perché aveva negato le richieste estorsive per poi confermarle. «Che volete dottò, la testa cosi mi diceva». Il processo riguarda l’inchiesta che lo scorso anno, a Mondragone, coinvolse colletti bianchi ed esponenti del crimine organizzato sull’affare rifiuti e camorra. In questo filone sono sotto processo dieci imputati detenuti che avevano chiesto il rito abbreviato. Si tratta di Giuseppe e Giacomo Fragnoli, Aniello Pignataro, Maria D'Agostino, Giuseppe Valente, Giuseppe Diana, Vincenzo Filoso, Gennaro Sorrentino, Agostino Romano e Augusto La Torre, boss di Mondragone, poi diventato pentito. Ieri, per la vicenda delle estorsioni subìte da Letizia, doveva essere sentito anche il figlio dell’imprenditore ma il giudice – vista la stessa posizione – ha deciso di annullare la testimonianza. In particolare, ad essere accusati di estorsione per questo capo di imputazione (sono 34 in tutto) sono Giuseppe Diana (imprenditore nel ramo del gas, e cognato di Michele Orsi, quest’ultimo ucciso a Casal di Principe dieci giorni fa) e Gennaro Sorrentino. I due sono stati già giudicati per le stesse accuse per i fatti accertati fino al 2002.

Per la senatrice Inconstante serve scorta a Letizia

La senatrice Maria Fortuna Inconstante (Pd), vicepresidente della commissione Affari costituzionali e interni, annuncia una interrogazione parlamentare circa i timori manifestati dall'imprenditore Alfonso Letizia, che ha sostenuto in un'aula giudiziaria di temere per la sua vita. "E' scandaloso - dice la Incostante - che un teste importante per disvelare le vicende legate al racket delle estorsioni come Alfonso Letizia sia senza scorta e debba temere per la sua vita". "Chiederemo al ministro Maroni e al presidente Berlusconi, oggi a Napoli, se intendono aiutare i magistrati oppure no - continua - Sarebbe gravissimo se un altro testimone di giustizia, dopo Michele Orsi, finisse nel mirino dei clan, mettendo a repentaglio un'inchiesta che deve portare a fare chiarezza sulle losche vicende che riguardano la camorra campana". "Chi assicura la propria collaborazione alla giustizia, aiutando i magistrati a combattere delitti così gravi e cruenti - conclude la parlamentare - deve essere protetto, altrimenti si mette a rischio non solo la sua vita, ma l'esisto stesso delle indagini e si disincentiva chi vuole fare altrettanto ma ha paura delle conseguenze".

Per la Procura non è un pentito

Alfonso Letizia, imprenditore del Casertano che ha dichiarato, ieri in un'aula giudiziaria, di avere "paura di morire come Michele Orsi", ucciso nell'agguato del 1 giugno a Casal Di Principe, non è sottoposto a un programma di protezione, perché non è un collaboratore di giustizia. E' quanto si apprende da fonti giudiziarie qualificate. Nel corso del processo a Giuseppe Diana (che risponde di estorsione ai danni dello stesso Orsi), Letizia ha dichiarato al pm Alessandro Milita di aver già subito un attentato e diverse intimidazioni. 811 giugno 2008)

 
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