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GETTATA NEL FORNO DELLA PIZZERIA: SFERZATA SULLE INDAGINI


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) - Tre pubblici ministeri alternatisi dall’inizio delle indagini, quasi nove anni trascorsi dal giorno della scomparsa (ma si presume uccisione), tre indagati (tra cui un carabiniere), nessuna richiesta di rinvio a giudizio o archiviazione. Il caso di Katiuscia Gabrielli, 25 anni, originaria del Napoletano, ma trapiantata a Castelvolturno, potrebbe però avere degli sviluppi a breve. Il fascicolo, infatti, sarebbe di nuovo al vaglio della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, guidata da qualche mese dal neo Procuratore capo Corrado Lembo. Quando Katiuscia scomparve da Castelvolturno era l’8 settembre del 1999: indossava un paio di pantaloni neri, un top grigio, una maglietta bianca e dei sandali neri. Occhi e capelli neri, alta un metro e 55, la giovane donna si sarebbe allontanata intorno alle 6,30 del mattino, a seguito di una discussione avvenuta la sera prima. A riferirlo fu lo stesso suo convivente (dalla quale ha avuto due figli), Giuseppe Cervice, indagato di omicidio e occultamento di cadavere in concorso con suo padre Leonardo e ad un carabiniere originario di Livorno, all’epoca in servizio presso la stazione di Castelvolturno. Agghiaccianti le presunte modalità: Katia sarebbe stata gettata nel forno della pizzeria dove sarebbe morta carbonizzata. Secondo il racconto del convivente, la donna, dopo avere minacciato di andare via subito portando con sé i due figli, la donna si sarebbe convinta a restare, ritirandosi nell'abitazione al piano superiore della pizzeria dove entrambi lavoravano. L'uomo avrebbe trascorso la notte nei locali della pizzeria e avrebbe rivisto Katiuscia solo il mattino dopo, verso le sei, prima che lei si incamminasse a piedi lungo la Domitiana mentre lui saliva al piano superiore, dove il figlio si era svegliato e stava chiamando i genitori. Ma i familiari della donna scomparsa, assistiti dall’avvocato Raffaele Russo, non credono a questa versione, come hanno ribadito anche in passato davanti alle telecamere della trasmissione Rai «Chi l’ha Visto». I genitori di Katia, infatti, credono che in questo racconto ci siano delle contraddizioni. Convinzioni emerse dopo il racconto del figlio più grande della coppia che durante la notte avrebbe cercato invano la madre trovando solo il conforto della baby sitter ucraina. Quest'ultima, attualmente irreperibile, avrebbe detto ai carabinieri che la Gabrielli non era più in casa già alle quattro di quella notte. Nel luglio di sei anni fa, la Procura sammaritana iscrisse nel registro degli indagati tre persone. Secondo l'accusa, convivente di Katia avrebbe assassinato la giovane donna dopo una violenta lite. Poi, con l'aiuto del padre, avrebbe fatto sparire il corpo. Il carabiniere indagato, amico di Giuseppe, avrebbe cercato invece di ritardare le indagini sulla scomparsa. (Biagio Salvati - da Il Mattino del 29 maggio 2008 - )

 
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