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DELITTO PADRE PENTITO: TROVATE AUTO BRUCIATE, IPOTESI


CASERTA - La camorra è il male assoluto e i camorristi solo dei semplici buffoni. Forte e chiaro il messaggio che il pentito Domenico Bidognetti mandò a marzo agli esponenti del clan dei Casalesi, in una lettera letta da un magistrato durante la commemorazione di don Peppino Diana, sacerdote ucciso 14 anni fa mentre si accingeva a celebrare messa. E la vendetta del clan non si è fatta attendere: stamattina Umberto Bidognetti, 69enne padre del collaboratore di giustizia, è stato ammazzato in un agguato nelle campagne di Castel Volturno. Era da poco entrato nella sua azienda bufalina che aveva preso in fitto quando, nel deposito di mangimi, sono entrati in azione i killer. Dodici i proiettili esplosi ai sicari che lo hanno finito con un colpo alla testa. Umberto Bidognetti, nessun precedente penale, è stato ucciso solo perché padre di un pentito che con le sue rivelazioni ha contribuito a infliggere un duro colpo al clan. Una organizzazione assai potente, quella dei Casalesi, che sta comunque vivendo un momento difficile, caratterizzato da arresti e sequestri di beni, messo alle corde in seguito alla decisione di esponenti di primo piano di collaborare con gli inquirenti (di recente si è pentita anche la moglie del boss Francesco Bidognetti, soprannominato Cicciotto è mezzanotte), e in forte tensione per il rischio che vengano presto confermate 27 condanne all'ergastolo inflitte al gotha dell'organizzazione. L'ipotesi della vendetta trasversale è l'unica ritenuta attendibile sia dagli investigatori di carabinieri e polizia sia dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia che indagano sull'agguato di stamani. Gli assassini hanno perseguito "un duplice obiettivo", ha ipotizzato il procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia. "Rappresenta cioé - ha spiegato - un segnale di ricompattamento dell'organizzazione destinato sia ai detenuti sia ai latitanti per dire: siamo qui e controlliamo ancora noi il clan dei Casalesi; dall'altro lato l'omicidio è un segnale di dissuasione nei confronti di chi volesse intraprendere la strada della collaborazione con la giustizia". Secondo Roberti potrebbe avere un significato anche la coincidenza con lo svolgimento del processo di appello, che in primo grado si concluse con 27 ergastoli, e che è attualmente sospeso per una istanza di legittimo sospetto avanzata da alcuni legali della difesa. L'uccisione di Umberto Bidognetti costituirebbe "un segnale a tutta l'organizzazione in vista di un possibile epilogo negativo del processo" per il clan dei Casalesi. "Ancora troppo malavita organizzata fa sentire, purtroppo, il suo peso suscitando non poca preoccupazione e scoraggiando così investimenti ed operatori", ha detto oggi l'arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, durante la visita a Nola, al Cis-Interporto-Vulcano. Una riflessione che sembra attagliarsi anche per la realtà del territorio casertano dove i Casalesi esercitano un condizionamento asfissiante sulle attività economiche.

Trovate le auto dei killer

Erano probabilmente a bordo di due auto, una Mitsubishi Pajero, risulata rubata nel basso Lazio ed una Fiat Panda, rubata a Carinola (Caserta), i componenti del commando che ieri mattina hanno ucciso, a Castelvolturno, nella sua azienda bufalina, sparandogli contro 13 colpi di pistola di grosso calibro, l'ultimo dei quali alla testa come colpo di grazia, per una vendetta trasversale, Umberto Bidognetti, di 69 anni, padre di Domenico, già spietato clan dei Casalesi e dallo scorso mese di settembre diventato collaboratore di giustizia. Le due auto sono state trovate bruciate dai vigili del fuoco, chiamati da alcuni contadini, in una strada di campagna, a poca distanza dalla provinciale Castelvolturno-Capua. Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla DDA di Napoli, proseguono, orientate verso gli ambienti dei clan camorristici operanti nel Casertano. Domenico, che è nipote di Francesco Bidognetti, detto 'Cicciotte e mezzanotte', boss del clan dei Casalesi, condannato al carcere duro, si è completamente dissociato dalla camorra, definendo buffoni i camorristi, in una lettera scritta qualche mese fa. Umberto Bidognetti, nonostante si fosse dissociato insieme con altri congiunti, dalla scelta del figlio di collaborare con la giustizia, sarebbe stato ucciso proprio per una vendetta traversale. I carabinieri, oltre ai familiari hanno interrogato altre persone, ed effettuato numerose perquisizioni in abitazioni di pregiudicati legati all'organizzazione camorristica dei Casalesi, la potente organizzazione operante nel casertano, nel basso Lazio, ma con collegamenti in altre regioni italiane d anche all'estero. (3 maggio 2008)

 
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