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CASO CONTRADA: SORELLA CHIEDE EUTANASIA, LUI RICOVERATO A S.MARIA C.V.


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) - Nel giorno in cui la sorella chiede l'eutanasia, Bruno Contrada è di nuovo colto da malore e ricoverato d'urgenza nell'ospedale civile di Santa Maria Capua Vetere. I due fatti non sono collegati, perché l'ex funzionario del Sisde non sapeva dell'iniziativa di sua sorella Anna che ha sollecitato la "morte dolce" per il fratello spiegando che lui "vuole morire" perché "questa sembra l'unica strada percorribile per mettere fine alle sue infinite pene". Per questo Anna Contrada ha presentato al giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la "formale autorizzazione per uccidere legalmente" suo fratello. Bruno Contrada è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove sta scontando una condanna a 10 anni per concorso esterno all'associazione mafiosa. La difesa ha presentato più volte richieste di differimento della pena motivandola con gravissimi motivi di salute, ma sono state tutte respinte perché la condizioni dell'ex funzionario del Sisde, per i giudici, sono compatibili con la detenzione. Anna Contrada si rifiuta di "continuare a pensare che il proprio fratello Bruno sia ridotto a un 'dead man walking'", l'espressione usata negli Stati Uniti per indicare il condannato a morte che sta per essere ucciso. "Del resto - osserva commossa - ad un tramonto così amaro è sicuramente preferibile l'eutanasia, ovvero una dolce morté". Ma mentre l'iniziativa giudiziaria, che il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnom), Amedeo Bianco, definisce una "provocazione" che "non ha fondamento dal punto di vista giuridico", perché "la legge italiana non prevede l'eutanasia", da Santa Maria Capua Vetere il legale di Contrada apprende che il suo assistito è stato trasferito in ospedale "per astenia e vertigini, su disposizione dei medici della prigione". "Chi lo ha visto - aggiunge - lo ha trovato peggiorato rispetto all'ultimo ricovero di due mesi fa. Gli hanno fatto la Tac e adesso attendiamo gli esiti degli altri esami". "Tutto questo avviene - sottolinea l'avvocato Lipera - due giorni dopo che il Tribunale di sorveglianza di Napoli ha deciso il rigetto dell'istanza di liberazione o detenzione domiciliare, non condividendo il giudizio di incompatibilità reiteratamente espresso dalla direzione sanitaria del carcere militare, e da un'infinita schiera di medici specialisti pubblici e privati". Nei giorni Bruno Contrada ha dato intanto disposizione ai propri familiari di non portare più alle visite in carcere i suoi nipotini "per abituarli gradualmente all'idea di non vederlo piu". L'ex funzionario del Sisde abitualmente incontrava i nipoti in una zona verde del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove i loro genitori gli spiegavano che "il nonno lavora come guardiano dei conigli" e che "per questo non può lasciare quel luogo". Adesso anche questi sporadici incontri, per volere di Contrada, si concluderanno. Secondo il senatore uscente di Fi, Lino Jannuzzi, "ha ragione la sorella Anna: concedetegli l'eutanasia", dice. Ad avviso di Jannuzzi "non è la prima volta che il Tribunale di sorveglianza di Napoli condanna a morte un detenuto, negandogli il differimento della pena nonostante le disperate condizioni di salute. E' già successo". E cita il caso di un commerciante calabrese, Francesco Racco, "detenuto nel carcere di Secondigliano e morto durante il trasporto all'ospedale Cardarelli dopo che i giudici della sorveglianza di Napoli gli avevano ripetutamente negato, nonostante le documentazioni cliniche e le inequivocabili perizie, persino gli arresti ospedalieri" (17 aprile 2008-23:08)

 
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