CASERTA-ADISTA - (di Luca Kocci) - Si interrogano sul voto e sul non voto alle prossime elezioni del
13-14 aprile diverse associazioni e personalità del mondo laico e cattolico casertano – molte
delle quali assai vicine al vescovo Raffaele Nogaro, protagonista poche settimane fa di un
duro attacco alla “malapolitica” (v. Adista n. 19/08) –, rivendicando il diritto all’astensione
non per qualunquismo, ma come ribellione ad una legge elettorale truffa e ad una oligarchia
politica sempre meno attenta al bene comune.
Lo spunto è arrivato dalle parole pronunciate a Santiago del Cile, lo scorso 20 marzo, dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in cui sottolineava il dovere di partecipare
al voto. “Comprendiamo la sua preoccupazione dinanzi alle intenzioni di molti cittadini di
disertare i seggi”, ma noi siamo più preoccupati di lei, scrivono in una lettera inviata allo stesso
Napolitano i rappresentanti dell’associazionismo e del mondo cattolico che hanno discusso
e sottoscritto il documento durante una partecipata assemblea pubblica nella curia di Caserta
alla presenza del vescovo, il quale non ha firmato la lettera, ma è intervenuto sostenendo
che “la Chiesa dovrebbe gridare contro questa violazione dei diritti del cittadino ed invece va
a braccetto del potere”. Fra i firmatari si segnalano Teresa Nutile (presidente Azione Cattolica
Caserta), don Nicola Lombardi (direttore Istituto Superiore Scienze Religiose Caserta e
responsabile diocesano della pastorale giovanile), Pietro Farina (presidente dell’associazione
Caserta Città di Pace), Peppe Vozza (caposcout ed ex sindaco di Casagiove), Stefano Angelone
(responsabile Pax Christi Caserta), Annamaria Tescione (direttrice della Fondazione
antiusura e per la legalità don Peppino Diana Caserta), i padri sacramentini di Casa Zaccheo,
le religiose orsoline di Casa Rut, il Centro Sociale ex Canapaficio e diversi ex parlamentari
nazionali e amministratori locali come Sergio Tanzarella, Franco Nigro (già sindaco di San
Nicola La Strada) e Giuseppe Messina (già assessore all’Ecologia del Comune di Caserta).
L’attuale legge elettorale, che il Parlamento non ha voluto modificare - si legge nella lettera
spedita al Quirinale - “non è una calamità naturale ma risponde a precise volontà e interessi
dei partiti” che in tal modo possono “nominare direttamente i parlamentari facendo a meno
della volontà dei cittadini, una sorta di investitura diretta nella quale le elezioni sono ridotte a
semplice e formale ratifica o pietosa farsa da compiersi e la democrazia e la partecipazione
sono utilizzate come un colpo di vernice per rendere accettabili le decisioni di un manipolo di
segretari di partito arrogatisi il diritto di decidere per 60 milioni di italiani”. Un sistema che ha
trasformato la democrazia italiana in una “oligarchia ereditaria”, in cui fra i futuri parlamentari
già designati dalle segreterie di partito compaiono “collaboratori e collaboratrici di ministri
e politici: portavoce, stagiste, addetti stampa, consulenti, capi segreteria, responsabili di siti
internet fino allo staff al completo del presidente del consiglio Prodi, alla segretaria particolare
di un ministro (Luciana Pedoto, segretaria del ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni,
candidata proprio in Campania, ndr) e alla figlia di un ex ministro” (Daniela Cardinale, figlia
dell’ex ministro delle Comunicazioni, ndr); inoltre c’è “la candidatura della moglie del presidente
della Regione Campania, del fratello di un ministro (Pecoraro Scanio, ndr), della moglie
di un ex segretario di partito (Anna Serafini, moglie di Piero Fassino, ndr), dell’ex cognata
di un candidato presidente del Consiglio (Mariella Bocciardo, ex moglie di Paolo
Berlusconi, ndr) e poi i tanti inquisiti per gravi reati e poi i condannati, e poi quelli che in
Parlamento si trovano comodamente da decenni e la sequenza ininterrotta di vallette e valletti”.
“Aggiunga a questo che le scriviamo da una regione – da lei ben conosciuta – come la
Campania la cui condizione disastrosa dovrebbe essere al centro di una ammissione di responsabilità
diretta da parte di tutte le forze politiche che nel corso di questi ultimi quindici
anni hanno permesso lo scempio ambientale – dopo aver favorito in precedenza quello urbanistico
– fino alla catastrofe in cui ci troviamo assediati dalla diossina e dai metalli pesanti entrati
ormai nel circuito alimentare, con l’inquinamento irreversibile delle falde acquifere”.
“Per tutti questi motivi – scrivono – noi non possiamo in coscienza diventare complici dei
partiti politici e delle loro scelte. Non si meravigli che alcuni di noi che hanno sempre votato
questa volta non lo faranno” perché “hanno troppo rispetto per il voto per poter accettare di
votare turandosi il naso o chiudendo gli occhi”. “Abbiamo speranza che lei voglia prendere in
seria considerazione questa nostra manifestazione pubblica senza tacciarla di qualunquismo”,
anche perché “tra chi firma questa lettera vi sono diversi che hanno svolto in passato impegni
di rappresentanza politica senza sottrarsi ai pericoli e ai pesi che questo comporta” e “tanti
cittadini impegnati nel lavoro e nel volontariato i quali con il proprio impegno professionale e
civile per il bene pubblico e per le cause della giustizia sociale non possono in alcun modo
essere definiti come disinteressati alla cosa pubblica”. Ed è proprio in nome di questo “interesse
supremo” che, all’indomani del 14 aprile, “ci autoconvocheremo per organizzarci in
supplenza dei partiti politici con l’intento di essere in futuro nella condizione di poter votare
cercando di determinare quelle scelte di riconoscimento di diritti come salute, scuola, acqua,
difesa del territorio che nessun partito si fa carico concretamente di assicurare, riconoscimento
che incrocia evidentemente gli interessi della stessa camorra dominatrice quasi incontrastata
di queste nostre disgraziatissime terre. Ma soprattutto ci sta a cuore una politica che non si
occupi soltanto di confermare e moltiplicare il nostro benessere ma che si faccia carico per
davvero dei tanti non garantiti per i quali già il presente appare impossibile”, dai migranti –
che vivono ancora sotto la scure della legge Bossi-Fini – ai precari. “Questi i motivi – conclude
la lettera – che ci spingono oggi a rifiutare la farsa di queste elezioni e l’impegno per
l’immediato futuro di modo da non concedere più voti e deleghe a chi fino ad oggi se ne è
mostrato indegno”. (7 aprile 2008-16:45)
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