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INCHIESTA DDA A MONDRAGONE: EX BOMBER CHINAGLIA SFIORATO DA ARRESTO

I pm della Direzione antimafia di Napoli volevano arrestare Giorgio Chinaglia (nella foto). Ma il gip partenopeo che ha esaminato il caso non ha concesso la misura cautelare perché incompetente territorrialmente. E ha trasmesso gli atti alla Procura di Roma.


Lo si è appreso ieri, quando sono stati depositati gli atti della maxi-inchiesta sulla camorra casertana. Altre tre persone sono state arrestate con accuse che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso all'estorsione. E a 49 indagati i magistrati napoletani hanno notificato un avviso di chiusura delle indagini. Tra di essi anche l'ex campione laziale. L'accusa per lui è di riciclaggio del denaro del clan dei casalesi: un tesoro di 21 milioni di dollari che, secondo gli inquirenti dell'Antimafia, avrebbe preso la via dell'Ungheria per poi rientrare in Italia "ripulito" ed essere riutilizzato così nell'acquisto di squadre di calcio. Sono gli stessi soldi con cui Chinaglia annunciò di voler acquistare la Lazio. Un tentativo rivelatosi un bluff. L'indagine venne alla luce nel maggio 2006, quando scattarono perquisizioni e sequestri in Italia e all'estero. Assieme a Chinaglia, furono indagati per lo stesso reato i due mediatori finanziari, Guido Carlo Di Cosimo, ragusano di origine ma residente a Roma, e Giancarlo Benedetti, romano ma trapiantato a Rieti. (2 febbraio 2008-09:00)

 
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