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CORONELLA AL RALLENTY: SI INTERROGA ANCORA SU PARENTELA MAFFEI-DE FRANCISCIS

L'ex procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere Mariano Maffei l'aveva detto 'in diretta' a Sandro Ruotolo e poi a la Repubblica, e la notizia della parentela, da anni, non è certo un mistero. Ma il deputato Gennaro Coronella di An, chiede di accertarlo con un'interrogazione parlamentare rivolta ai ministri. Misteri della politica. Di seguito il testo dell'interrogazione


Interrogazione a risposta scritta 4-03349 presentata da GENNARO CORONELLA giovedì 24 gennaio 2008 nella seduta n.280 CORONELLA - Ai Ministri della giustizia e dell'interno - Premesso che: l'interrogante, con atto di sindacato ispettivo 4-02212, pubblicato il 20 giugno 2007, chiedeva al Ministro dell'interno di disporre l'insediamento di una commissione d'accesso presso la Provincia di Caserta, ai sensi dell'art. 59 del decreto legislativo 267/2000, al fine di verificare l'attività di gestione; la richiesta da parte dell'interrogante prendeva le mosse anche da un'indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che aveva portato all'arresto dei Consiglieri della Provincia di Caserta, Bove Domenico e Caterino Giacomo, nonché del direttore generale della stessa, Acconcia Antony; si riporta, qui di seguito, il testo integrale dell'interrogazione presentata: «in data 6 giugno 2007, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere (Caserta), dr. Giuseppe Meccariello, emetteva ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti, tra gli altri, di Bove Domenico (Consigliere provinciale di Caserta e Presidente della Commissione che esamina i piani regolatori dei Comuni della provincia di Caserta), Caterino Giacomo (Consigliere provinciale di Caserta) e Acconcia Antony (Direttore generale della Provincia di Caserta); con il provvedimento suddetto, regolarmente eseguito, agli indagati sono stati contestati reati di particolare gravità, tra i quali anche quello previsto e punito dall'art. 416 del codice penale. "per aver preso parte ad una associazione per delinquere, operante sulla città di Caserta e nella relativa provincia, finalizzata alla commissione di una serie determinata di delitti - in particolare contro la P.A. - e soprattutto, all'acquisizione del controllo delle attività economico imprenditoriali della provincia gestita dagli Enti pubblici in cui gli indagati prestano la loro attività"; nel capo di imputazione sono stati disegnati i ruoli rispettivamente svolti dai suddetti indagati: il Bove come "capo con ampi poteri di (…) raccordo con esponenti della P.A. (anche ai massimi livelli, comunali e provinciali) ed il mondo politico"; il Caterino come garante dell' "appoggio e copertura in sede di consiglio provinciale di Caserta"; l'Acconcia come uomo di "raccordo fra il sodalizio oggetto della (…) imputazione e l'Ente in cui riveste il primario ruolo il Direttore generale, incaricato di tenere i contatti e di dare pratica attuazione ai desideri degli associati"; a Bove, Caterino ed Acconcia, tra gli altri, sono stati altresì addebitati i reati di: turbata libertà degli incanti (con riferimento a due distinte gare di appalto aventi ad oggetto i cosiddetti poli scolastici di Aversa e di Capua), per avere presentato un'offerta a nome di una società di copertura (la C.l.e.) "riportante dati di ribasso predeterminati sulla base della conoscenza di dati relativi agli altri offerenti"; tentata truffa aggravata per ottenere un finanziamento comunitario; falso ideologico, con riferimento a due distinti atti (verbale della commissione permanente per i piani regolatori della Provincia di Caserta e parere relativo alle varianti del P.r.g. del Comune di Casagiove), necessari per l'approvazione delle varianti al piano regolatore del Comune di Casagiove; dall'esame della motivazione del provvedimento custodiale (emesso per le turbative d'asta ed i falsi ideologici), che contiene ampi stralci delle trascrizioni delle telefonate intercorse tra gli indagati, emerge un quadro fosco ed inquietante dei fitti rapporti tenuti dagli stessi, che appaiono tutti tesi, nel loro contesto, a piegare, così come ha rilevato il magistrato, l'attività dell'ente Provincia ad interessi ed esigenze personali e di gruppo; particolare allarme suscitano i contenuti di alcuni verbali di intercettazioni telefoniche, dai quali emerge il chiaro progetto degli indagati di occupare in maniera sistematica, programmata e strumentale i posti chiave della Provincia per assecondarli - per ricorrere ad una perifrasi eufemistica - a finalità confliggenti con quelle generali; a quanto risulta dagli atti, in questo contesto, una posizione centrale e particolare assume la figura di Antony Acconcia (alter ego del Presidente della Provincia Alessandro De Franciscis e coordinatore di importanti e delicate funzioni che comportano anche la gestione di rilevanti risorse finanziarie), la cui "nomina" a Direttore generale (per quanto emerge dalla trascrizione delle telefonate del 17 giugno 2005 e 28 giugno 2005 tra Bove Domenico ed il coindagato Ambroselli Renzo) viene annunciata, forse per virtù divinatorie, con un paio di settimane di anticipo dallo stesso Bove, il quale, peraltro, nel profetizzarla felicemente, la individua come una tappa di "occupazione delle poltrone", programmando altresì di trasferirsi nell'ufficio di Acconcia, di "mettersi in quella stanza" e di avere "parte nella gestione", disegno, questo, accolto con entusiastico fervore dall'Ambroselli medesimo, che lo asseconda esprimendo il proposito di "collegarsi" stabilmente con l'Acconcia e scalpitando nell'attesa di ricevere da quest'ultimo adeguate istruzioni per un comune progetto di gestione personale delle attività della Provincia: "dobbiamo sempre andare a trovare Antonio (Acconcia), per capire che (…) dobbiamo fare da grandi"; per la verità, l'individuazione di Antony Acconcia come sicuro futuro Direttore generale della Provincia era stata oggetto di discussioni accese nell'opinione pubblica ed all'attenzione della stampa locale per le polemiche che erano state sollevate da parte di coloro i quali sostenevano che lo schema di avviso pubblico per la selezione del Direttore generale appariva "cucito addosso" all'annunziato vincitore, tanto che, si era ipotizzato, i requisiti della laurea, di precedenti specifiche esperienze e di una professionalità mirata erano stati "sviliti" perché non posseduti dallo stesso Acconcia; sulla puntuale avvenuta scelta di Acconcia furono, poi, sollevate aspre polemiche specie da coloro (ben 22, rispetto ai 25 che avevano proposto la domanda per la selezione del Direttore generale) che lamentavano di avere sostenuto un colloquio dall'esito scontato e, evidentemente, celebrato ad pompam, solo per esigenze formali; dalla menzionata ordinanza del Gip, in un quadro di sconcertanti violazioni, emerge, inoltre, un'ulteriore allarmante vicenda che, anche se non caratterizzata da un disvalore penale (tale conclusione del Gip non è però condivisa dal P.M. che, infatti, a Bove ed Acconcia contesta per tale fatto anche il reato di tentata concussione), va segnalata per la sua inquietante gravità, perché diretta ad alterare un assetto politico sancito da libere e democratiche elezioni: l'accordo e la strategia posti in essere da Bove ed Acconcia per "sottomettere" il Consigliere provinciale di minoranza Angelo Di Costanzo e "costringerlo" così ad un passaggio di campo a sostegno della maggioranza; tale episodio, in una perversa e destabilizzante logica di gestione anche politica della Provincia, trova una sua corrispondenza nel controllo surrettizio del Consiglio provinciale che sarebbe stato svolto da parte dei suddetti indagati (controllo di cui si vanta il Bove sia nella telefonata delle ore 10.41 del 30 gennaio 2006 intercorsa con tale Mario Diana da Liberi, allorquando rimarca la non casualità di certe assenze nelle assemblee consiliari, sia quando, a quanto risulta dagli atti, in un'altra telefonata con Caterino, avvenuta alle ore 17.40 del 14 dicembre 2005, sottolinea la non presenza dei consiglieri in Consiglio provinciale: "quanti consiglieri ci stavano oggi a vedere questo consiglio? Nessuno. Cioè, comprendi il valore? Insomma, sono piccole cose che alla fine pesano. Pesano, eccome!") e si inquadra nel generale, perverso progetto di piegare ad interessi personali la gestione della cosa pubblica acquisendo, in maniera torbida ed inquietante, anche la "disponibilità" di alcuni Consiglieri provinciali in ordine a loro "programmate" assenze, al fine, evidentemente, di "spegnere" o, comunque, di manovrare ogni azione di contrasto e di controllo politico; (...) tutti i fatti sopra descritti, peraltro, danno il puntuale riscontro giudiziario di insistenti e diffuse voci relative alla gestione non corretta dell'ente Provincia e sulla quale partiti, movimenti e associazioni, da tempo e più volte, hanno espresso, sollevando una vera e propria "questione morale", le loro riserve anche in apposite conferenze stampa; dall'esame del provvedimento custodiale (a parte la vicenda relativa al piano regolatore di Casagiove, di sconcertante gravità e che, secondo il magistrato, rileva un'intesa in ordine a modifiche da apportare funzionali agli interessi degli indagati) emergono, pertanto, gravi, reiterate e persistenti violazioni di leggi che creano sconcerto ed inquietudine e che pongono l'esigenza di una verifica del complesso delle attività finora svolte dalla Provincia, anche con riferimento ad episodi e fatti che sarebbero oggetto di ulteriori procedimenti giudiziari in corso; infine, va segnalato che, per quanto rivelato da autorevoli "voci di dentro", ad alcuni aggiudicatari di importanti gare di appalto non sarebbe stato richiesto, in violazione della relativa normativa, il certificato antimafia, nella consapevolezza dell'impossibilità da parte degli stessi di poterlo ottenere; il vivo allarme per tutto quanto sopra rappresentato si è, per di più, ulteriormente aggravato a seguito di altri arresti di due dipendenti della Provincia avvenuti qualche giorno fa per fatti attinenti alle loro funzioni e che hanno esacerbato il sentimento di preoccupazione che vive tutta la popolazione casertana per il pericolo di una pervicace e costante strumentalizzazione dell'ente;»; il 19 gennaio 2008, sul quotidiano "Corriere di Caserta", è stato pubblicato un articolo che riporta integralmente la denuncia presentata il 30 novembre 2007 alla Procura generale di Napoli dal Consigliere provinciale Giacomo Caterino, già destinatario di misure cautelari nel procedimento di cui sopra. In tale denuncia, il Caterino lamenta il fatto che solo contro di lui ed altri soggetti siano state richieste e disposte misure cautelari e non anche nei confronti del presidente De Franciscis e di altri soggetti politicamente a lui vicini. Aggiunge, inoltre, il Caterino, come si legge sempre nella sua denuncia pubblicata sul quotidiano suddetto, che "nel corso delle indagini sono emersi gravi indizi a carico del Presidente della Provincia che certamente comprovano un suo diretto coinvolgimento per l'approvazione irregolare del PRG del Comune di Casagiove. Infatti, tale approvazione è, così come risulta anche dalle dichiarazioni e dai documenti raccolti, gravemente viziata da irregolarità finalizzate all'inserimento di alcuni terreni nelle aree a destinazione d'uso edilizio che risultano di proprietà di soggetti a lui vicini. Ci si riferisce, in particolare, ai terreni di proprietà di Carlo Panella (padre dell'assessore provinciale Tiziana Panella a sua volta compagna del Direttore generale, Antony Acconcia, pure oggetto di misure cautelari) e di Vincenzo Natale (dirigente del Partito Democratico di De Franciscis). Infatti, nel corso delle indagini, sono state raccolte testimonianze (come quella dell'allora Assessore all'urbanistica, Maria Carmela Caiola) che attribuiscono a De Franciscis la diretta responsabilità, non solo politica, delle modifiche del PRG di Casagiove ... durante una cena (come riferito all'Autorità Giudiziaria dall'assessore Caiola) organizzata dal presidente, da Panella, da Acconcia e dal Natale"; alcuni giorni fa, sul quotidiano "Gazzetta di Caserta", è stata riportata l'integrale trascrizione dell'interrogatorio reso presso la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere dall'assessore Ferdinando Bosco, già Assessore ai lavori pubblici. Nello stesso, tra l'altro, il Bosco ha dichiarato di aver subito pressioni, accompagnate da offese e minacce di ritorsione, dai Consiglieri provinciali Bove e Caterino affinché pilotasse le gare di appalto a favore dei loro amici. Il Bosco, inoltre, aggiugeva, di aver informato della cosa il Presidente della Provincia; nell'ambito dell'inchiesta che ha visto in questi ultimi giorni coinvolti vari esponenti nazionali e regionali del partito UDEUR, la stampa locale e nazionale ha pubblicato la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche del Presidente della Provincia di Caserta, dott. De Franciscis, dalle quali è emerso un quadro a dir poco sconcertante del "sistema" di gestione e di potere esistente nell'ente Provincia; in particolare appare davvero raccapricciante il contenuto della telefonata intercettata tra il presidente De Franciscis e il Direttore generale della Provincia, Antonio Acconcia, in ordine alla nomina del direttore generale dell'azienda ospedaliera di Caserta: "Antonio, naturalmente tu mi ricambi adesso il favore e mi copri senz'altro con la camorra di Casale"; i giornali locali di sabato 19 gennaio 2008, poi, hanno riportato alcune dichiarazioni del Consigliere regionale dell'UDEUR, on. Angelo Brancaccio, che ha accusato il Presidente della Provincia di Caserta, on. De Franciscis, di "aver pilotato" alcune gare d'appalto, come quella del "Global Service"; da tutto quanto sopra esposto e rappresentato, appare evidente un quadro di assoluta gravità, che desta vivo allarme e sconcerto nell'opinione pubblica, si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti sopra esposti; se, in particolare, risulti ai Ministri in indirizzo che il Presidente della Provincia di Caserta, dott. Alessandro De Franciscis, sia stato iscritto nel registro degli indagati con riferimento alla vicenda che ha portato all'arresto dei consiglieri Bove e Caterino; in caso negativo, quali siano le ragioni per cui la Procura abbia ritenuto di non iscriverlo; se risponda a verità che il Procuratore della Repubblica si sia autoassegnato il suddetto procedimento; se corrisponda a verità che tra il Presidente della Provincia di Caserta, dott. Alessandro De Franciscis e il Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dott. Mariano Maffei, intercorrono rapporti di parentela ovvero rapporti familiari o amicali che comportavano un'abituale frequentazione fra gli stessi; quali siano i motivi per i quali, per ragioni deontologiche, di opportunità e trasparenza, il dott. Maffei non abbia ritenuto di affidare ad altri sostituti il procedimento di cui sopra; se, in considerazione di tutti i fatti esposti e di quelli cui si è fatto riferimento nell'interrogazione più sopra richiamata, non si ritenga opportuno, se non necessario, l'insediamento presso l'ente Provincia di Caserta di una Commissione di accesso per verificare la corretta gestione dell'amministrazione e la eventuale infiltrazione camorristica all'interno della stessa. (4-03349) (31 gennaio 2008-19:54)

 
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