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A MILANO GIP CONFERMA ARRESTO TERRORISTI, A S.MARIA LI SCARCERANO

Commento del pm Roberti: decisioni da due pesi e due misure.
A Milano il gip conferma l’arresto per il presunto capo di una cellula terrorista, a Santa Maria Capua Vetere (e Vicenza) invece, vengono scarcerati cinque presunti affiliati al «Gruppo Salafita per la predicazione ed il combattimento». Due pesi e due misure che hanno spinto il pm napoletano Franco Roberti, titolare dell’inchiesta scattata ad Aversa, a commentare la vicenda affidando le sue dichiarazioni ad un’agenzia. «Le indagini sul terrorismo internazionale trovano un serio ostacolo nella diversità di valutazioni da giudice a giudice sulla validità delle prove. Questo crea una situazione di grande difficoltà agli inquirenti, vanificando spesso indagini complesse e costose. E per questo la creazione di giudici specializzati nei processi di terrorismo in grado, con il supporto di esperti, di esaminare in maniera unitaria e organica il materiale probatorio proposto dai pm può rappresentare una soluzione adeguata a fronteggiare la nuova emergenza del terrorismo di matrice islamica». E' questo uno dei suggerimenti del procuratore aggiunto Roberti, coordinatore della sezione antiterrorismo, che ha così commentato i recenti sviluppi dell'inchiesta che nei giorni scorsi ha portato alla cattura di cinque algerini ritenuti affiliati al «Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento». Gli inquirenti di Napoli si sono trovati in questi giorni di fronte a contrastanti decisioni di gip di varie località: a Vicenza e Santa Maria Capua Vetere i giudici hanno disposto la scarcerazione degli indagati, ritenendo che l'attività di proselitismo per la jihad, la fabbricazione di falsi documenti , il supporto logistico ai membri dell'organizzazioni, non siano elementi sufficienti a configurare il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale, potendosi ipotizzare la mera adesione ideologica al radicalismo mussulmano; dall'altro lato proprio oggi (ieri per chi legge) il gip di Milano ha confermato l'arresto per uno dei presunti capi dell'organizzazione, Yacine Gasry, valutando diversamente gli elementi indizianti, attraverso una rilettura analitica di tutte le intercettazioni telefoniche. «Se arrivassimo a una uniformità nella valutazione delle prove - ha spiegato Roberti - ciò agevolerebbe il nostro lavoro. Sapremmo bene cosa ci viene richiesto per dimostrare la sussistenza del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Non nascondiamo la difficoltà di provare che l'opera di proselitismo e reclutamento per la jiahd costituisca di per sé attività di supporto alle organizzazioni terroristiche. E' molto sottile e labile il confine tra adesione ideologica al radicalismo e la partecipazione alla jiahd armata». Secondo Roberti la soluzione non risiede in leggi speciali, ma in alcuni interventi che possono essere adottati anche nell'ambito degli uffici giudiziari. In primo luogo la creazione di sezioni di giudici «specializzati». «Giudici - ha spiegato - che conoscono la materia, anche con il supporto di esperti del mondo islamico. Si tratta infatti di un'attività complessa, ogni documento può essere interpretato in un certo modo, ci sono tante sfumature nella lingua araba». Altri interventi suggeriti dal procuratore aggiunto napoletano riguardano il coordinamento centralizzato delle indagini (con la creazione di una procura nazionale antiterrorismo o l'affidamento di tale compito alla Direzione nazionale antimafia) nonché l'intensificazione della cooperazione internazionale. Proposte che, accanto alla soluzione dei «contrasti giurisprudenziali», sarebbero in grado di far fronte a quello che si configura come «un fenomeno del tutto nuovo, con il quale non possono più essere adoperate le categorie alle quali siamo abituati». «Chiedo soprattutto - ha aggiunto il magistrato - una 'prevedibilita' delle decisioni, che si può ottenere solo con giudici specializzati. Oggi siamo allo sbando, di fronte a decisioni imprevedibili, non si può andare avanti così. Occorre una uniformità interpretativa e valutativa degli elementi di prova». Il pm ha anche sottolineato come l'articolo 270 bis (l'associazione con finalità di terrorismo internazionale), così come configurato appaia connotato da un «deficit di tipicità». «La norma - ha osservato - non definisce le condotte, non dà una definizione del terrorismo né dice cosa significhi la partecipazione alle organizzazioni terroristiche, ma rinvia tutto alla valutazione del giudice».

 
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