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RIFIUTI IN CAMPANIA, IL COMMISSARIO CHE E' DURATO DI PIU'?. BASSOLINO (4 ANNI)

Nella storia dell'emergenza in Campania, Antonio Bassolino, con 4 anni di permenenza (dal 2000 al 2004), è quello che è ha ricoperto più a lungo la carica. Pansa, l'ultimo, appena 5 mesi...


CAMPANIA - L’inizio "ufficiale" dell’emergenza rifiuti è convenzionalmente individuata nell'11 febbraio 1994. In quella data, infatti, fu pubblicato il Decreto cui il Governo italiano prendeva atto dell'emergenza ambientale che si era venuta a creare nelle settimane precedenti in numerosi centri a causa della saturazione di alcune discariche. Si individuava, per questa ragione, nel Prefetto di Napoli l'organo di Governo in grado di sostituirsi a livello territoriale a tutti gli altri enti territoriali coinvolti a vario titolo e preposto quindi a gestire i poteri di commissariali straordinari. Tra il 1994 ed il 1996 la gestione dell'emergenza rifiuti passò attraverso l'ampiamento della capacità di sversamento grazie alla requisizione di diverse discariche private in tutta la regione, poi date in gestione all'ENEA. Nel marzo 1996 interviene nuovamente che affianca alla gestione commissariale del Prefetto quella dal Presidente della Giunta della regione: al prefetto rimane la gestione del servizio di raccolta, al Presidente della giunta è, invece, affidato il compito di redazione del Piano Regionale e per gli interventi urgenti in tema di smaltimento. Nel giugno 1997 è pubblicato il Piano Regionale per lo smaltimento dei rifiuti che prevedeva la realizzazione di 2 termovalorizzatori e 7 impianti per la produzione di Combustibile derivato dai rifiuti (CDR). Nel luglio 1998 un'apposita commissione parlamentare costata che, passati quattro anni, la Campania rimane in uno stato di emergenza, giudicando insufficienti gli impianti realizzati o individuati e poco collaborative le amministrazioni locali. Nel dicembre 2000 Carlo Ferrigno, nuovo prefetto di Napoli, in qualità di Commissario per l'emergenza rifiuti dichiara che le discariche esistenti sono state ormai tutte saturate ed in alcune sono state portati rifiuti al di là delle loro capacità, con gravi conseguenze igienico-sanitarie per chi vive nei paraggi. Stigmatizza, inoltre, l'opposizione delle amministrazioni locali ad ospitare gli impianti di produzione di CDR. La regione decide, allora, di continuare ad utilizzare comunque la discarica di Palma Campania, la cui bonifica è condizionata all'individuazione di altre soluzioni. Nel frattempo sono entrati in funzione 3 impianti di vagliatura e triturazione e 4 di imballaggi. Nei primi mesi del 2001 si registra una nuova pesante crisi risolta solo riaprendo provvisoriamente le discariche di Serre e Castelvolturno e inviando 1000 tonnellate al giorno di rifiuti verso Toscana, Umbria ed Emilia Romagna e Germania. Nei due anni successivi entrano in funzione gli impianti di produzione di CDR: di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere (fine 2001) Giugliano, Casalduni e Tufino (2002) Battipaglia (2003) Ciononostante la Campania non è ancora autosufficiente mancando, sulla carta, di una autonoma capacità di trattare 900.000 tonnellate annue con i CDR e 1,2 milioni di tonnellate annue di conferimento diretto in discarica e stoccaggio per gli scarti di CDR. Ma al di là di questi dati formali, occorre sottolineare come sostanzialmente allo stato attuale, gli impianti di CDR (l'acronimo significa combustibile da rifiuti), non sono in grado di produrre effettivamente ecoballe che possano essere effettivamente eliminate, per il loro contenuto, in impianti di termodistruzione o termovalorizzazione, che peraltro non sono operativi. Ne è stato costruito uno solo ad Acerra, ma non è funzionante perché incompleto. Per questa ragione negli anni successivi sono state aperte, al replicarsi delle crisi, nuove piccole discariche o autorizzato lo sversamento oltre le capacità ammesse in quelle esistenti. Il 27 giugno 2007 la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l'Italia per la «cronica crisi» dei rifiuti che coinvolge Napoli e il resto della regione Campania[2]. Il 31 luglio 2007 la Procura della Repubblica di Napoli ha depositato le richieste di rinvio a giudizio per 28 dei 29 indagati nell'ambito dell'inchiesta sull'emergenza rifiuti in Campania. I reati ipotizzati sono: truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture a carico di, tra gli altri, Antonio Bassolino (commissario straordinario per l'emergenza dal maggio 2000 al febbraio 2004), Piergiorgio Romiti e Paolo Romiti (vertici della Impregilo, affidataria dell'appalto dello smaltimento dei rifiuti). Dinanzi ai giudici, il governatore aveva motivato la ragione degli articoli del contratto stipulato tra le società del gruppo Impregilo e il Commissariato (articoli che, insieme ad alcune ordinanze commissariali, hanno consentito l'inappropriato trattamento dei rifiuti svolto negli impianti di CDR, quindi prorogando ad oltranza l'emergenza e la necessità di nuove discariche) con la tesi "ho firmato il contratto senza leggere". I sette impianti che avrebbero dovuto produrre il CDR (combustibile da rifiuto), hanno prodotto invece milioni di ecoballe che non presentano le caratteristiche del CDR e non possono essere bruciate rispettando la normativa ambientale sui fumi; quindi non si sa bene che farne (in discarica non possono andare, e bruciarle non si può, per cui dovrebbero essere ritrattate in un impianto di produzione del cdr con enormi costi ed esiti incerti) e giacciono stoccate in aree apposite, prive delle necessarie misure di sicurezza per l'ambiente. Anche la frazione umida prodotta dagli impianti non è nelle specifiche: non subisce un trattamento sufficiente a renderla biologicamente non pericolosa tant'è che, preso atto di ciò, adesso il Commissariato Straordinario ne dispone comunque, all’uscita dall’impianto, l'invio a discarica. I magistrati, riferendosi alle società del gruppo Impregilo, dichiarano che <>. Un comportamento che, secondo gli inquirenti <<è stato possibile grazie alla complicitá e la connivenza di chi aveva l'obbligo di controllare ed intervenire e non l'ha fatto per troppo tempo>>. Inoltre la magistratura ritiene che l’Impregilo abbia modificato ad arte le ecoballe analizzate per valutarne la capacità di bruciare, onde ottenere finanziamenti bancari, indaga su incendi dolosi di rifiuti avvenuti ripetutamente negli impianti di CDR e sospetta che sia stato dichiarato in molte occasioni un falso sovraccarico degli impianti per interrompere la ricezione dei rifiuti: da intercettazioni telefoniche risulterebbero emergenze create ad arte, per richiedere l’autorizzazione all'utilizzo di siti di stoccaggio (di proprietà privata) da parte del Commissario Catenacci. (30 dicembre 2007-16:00)

 
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