(Editoriale da Il Foglio di Giuliano Ferrara del 31 marzo del 2001) - Cari amici di Panorama, non c’è stupore
né amarezza per quella lettera
data ieri alle agenzie in cui esprimete
solidarietà a Biagi e a Montanelli, l’uno
colpito dalle ingiurie del vostro columnist
e l’altro dalla crudele vignetta di
Forattini. Vale quel che ha detto il direttore
del giornale, Carlo Rossella: siamo
liberi ciascuno di fare la propria
parte. Solo, è bene che sia spiegata la
questione delle ingiurie. Attenzione.
Biagi non è un censore del potere, ma il
suo più untuoso rappresentante. Cercate
nella sua storia professionale, tutta
intera, un atto rischioso, un gesto di passione,
un’inchiesta seria. Non troverete
niente. Invece c’è tanta abominevole
fuffa, giornalismo da treno, umorismo
oratoriale, per di più noioso, ripetitivo,
degno di finire rubricato e parodiato come
abbiamo fatto per mesi in quella sublime
finestra chiamata “il Biagino”. Se
volete un manuale di come non si fa
giornalismo, prendete “il Biagino” e
stampatevelo con tutte le sue insopportabili
leziosaggini, con le sue corrività
melense, le battute e i doppi sensi da
basso casermaggio, la profonda incultura
della citazione letteraria, proverbiale
e aforistica da gazzettismo popolare
nella sua versione più sciatta. Non è solo
una questione professionale, però.
Biagi è un uomo psicologicamente polveroso,
un attaccabrighe furbo e isterico,
uno che celebra se stesso pubblicando
libri che sono un monumento al
tedio, alla mediocrità, e convocando legioni
di giornalisti in viaggio premio
con lo zio per stabilire i rapporti festosi
che servono poi alla pratica sistematica,
regolare, umiliante di quelle che l’Espresso
chiama con un’espressione azzeccata
anche quando è rivolta contro
di noi: “Affettuosità giornalistiche”.
Biagi ha diritto alla sua razione di ingiurie,
se volete chiamare così una critica
schietta e irredimibile, per così dire
finale. Da molti anni sequestra per contratto
sette minuti di servizio televisivo
pubblico, si finge cronista rispettoso e
imparziale, solitario nemico dei potenti,
così attira nel suo trappolone, cioè nella
sua commediola ipocrita, tutti gli sciocchi
che hanno problemi di visibilità (non
tutti, il suo ingiuriatore personale da anni
non abbocca). E che fa? Bastona l’opposizione
dalla tv del governo. In un paese
che ha il problema di abbassare i toni
di una campagna elettorale disgustosa, il
Biagino si iscrive al Partito Combattente
della Diffamazione e pretende di ammannirci
la favola servile secondo cui
quello che sta all’opposizione, se va al
governo, nessuno lo toglie più di lì. Ci
tratta da bambini scemi e mortifica il valore
della democrazia. Lasciamo stare
quello del giornalismo, che è così basso
da rischiare di andare fuori mercato. Fate
bene a solidarizzare, e preparatevi a
nuovi appelli. (13 novembre 2007-13:02)
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