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FIGLIO DI BOSS MINACCIA IN PIENO CENTRO A CASERTA GIORNALISTA PASCARELLA


Caserta (Comunicato Sig) - Un altro grave episodio ai danni dei giornalisti che operano nell’Agro Caleno è stato segnalato all’osservatorio sulla camorra Sig di Caserta. Questa mattina il boss di Pignataro Maggiore Pietro Ligato, figlio dell’ergastolano Raffaele (condannato per l’omicidio del fratello del giudice Imposimato), a Caserta ha minacciato nuovamente il cronista Carlo Pascarella, che proprio per le sue denunce contro il ras del suo paese di origine, insieme con i suoi colleghi Enzo Palmesano e Davide De Stavola è sottoposto a vigilanza saltuaria della Squadra Mobile della questura e dei carabinieri di Pignataro. Pascarella ha incrociato a Caserta Ligato al crocevia della città capoluogo tra Corso Giannone e via Santorio. Ligato era a bordo della sua auto così come Pascarella. Il boss di Pignataro Maggiore si è fermato con la vettura davanti a quella del cronista e si è lasciato andare a gesti offensivi ed inconsulti nei confronti di Pascarella, quindi ha fermato l’auto forse con l’intenzione di provocare ulteriormente il cronista che invece ha proseguito per la sua strada chiedendo l’intervento del 113. Ligato si è allontanato dal luogo e Pascarella agli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della questura giunti sul posto ha descritto l’accaduto ed ha poi presentato regolare denuncia-querela (l’ennesima) contro il boss di Pignataro, che a fronte di una condanna penale per estorsione e associazione camorristica e a fronte delle numerose denunce presentate dai giornalisti minacciati, è tuttora libero di circolare in assenza di qualsivoglia provvedimento. L’osservatorio sulla camorra Sig denuncia quanto segue: “Assurda l’assenza delle istituzioni di fronte a minacce e gravi episodi di cui si sta rendendo protagonista il boss Pietro Ligato, tutti episodi regolarmente denunciati dai cronisti minacciati. La Sig chiede alla Squadra Mobile di Caserta e ai carabinieri sia del capoluogo che della stazione di Pignataro Maggiore e della compagnia di Capua una tutela maggiore per i giornalisti esposti che adesso vengono perseguitati da Ligato anche lontano dai confini pignataresi. Carlo Pascarella ha affidato il suo sfogo alla Sig in quanto si vede minacciato e poco protetto dalla polizia e vive un senso di frustrazione per la libertà di movimento di cui gode Pietro Ligato. Il cronista ha fatto presente alla Sig che chiederà un impegno costante e preciso per i cronisti minacciati ai carabinieri del Reparto operativo di Caserta, dal momento che le denunce finora presentate (tantissime e dettagliate) alla Squadra Mobile finora non hanno sortito l’effetto sperato, forse per una incredibile sottovalutazione del problema. Anzi: le denunce finora hanno evidentemente solo reso più incandescente il clima ed esposto ancor di più i cronisti ai quali va la solidarietà dell’osservatorio sulla camorra”. La Sig fa presente la pericolosità del boss Ligato, che nell’ordinanza che portò in carcere boss e affiliati del clan Massaro di San Felice, suoi alleati, viene definito “il risolutore” proprio per il ruolo assunto in entrambe le consorterie criminali: nella circostanza viene definito come colui che aveva il compito di terrorizzare gli imprenditori che non pagavano il pizzo. La Sig a questo punto pone i seguenti interrogativi a polizia e magistratura: “Si aspetta che accada qualcosa di grave a qualche cronista per prendere dei provvedimenti nei confronti di Ligato? Come possono lavorare i giornalisti in questo clima di intimidazione? Alla sorella del giornalista Pascarella è già stato incendiato un tir del suo mobilificio, deve accadere dell’altro per avere maggiore attenzione? Con questo comunicato si denuncia l’immobilismo totale delle istituzioni e si chiedono interventi urgenti almeno da parte dei carabinieri”. (6 novembre 2007-12:13)

 
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