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CASERTA, L'ESPRESSO ACCUSA: A CASAL DI PRINCIPE POLIZIA E CARABINIERI ASSENTI

La scorsa settimana, l'ennesima cantilena apparsa su L'Espresso - sui problemi che attanagliano il giornalista-scrittore di origine casertana Roberto Saviano, dopo la pubblicazione di Gomorra (il crimine casertano non attenzionato adeguatamente dagli investigatori, aveva scritto il settimanale nazionale) - erano stati offuscati da ben quattro morti ammazzati tra Napoli e provincia. Questa settimana, L'Espresso torna di nuovo sull'argomento (altra copertina dedicata allo stesso argomento e personaggio, Saviano come Salomon Rushdie) e in un reportage a firma di Emiliano Fittipaldi che potete leggere di seguito, lancia accuse all'inerzia di polizia e carabinieri a Casal di Principe e Casapesenna. Il paesone viene raccontato come un posto dove si può commettere qualsiasi illegalità. Silenzio dai parlamentari della zona (alcuni originari proprio di Casal di Principe, come Nicola Cosentino, Gennaro Coronella e altri) che forse si stanno godendo le 'vacanze' maagari fuori provincia. I Casalesi, scrive infine L'Espresso, preferiscono leggere il Corriere di Caserta. E così via...


Lusso e monnezza nel regno dei Casalesi (L'Espresso 16 agosto 2007 - di Emiliano Fittipaldi)
Casal di Principe, la nuova Corleone. Dove si ruba il metano e non si paga l'acqua. I bambini girano su maximoto e la polizia non si vede A Casal di Principe un occhio poco esperto viene ingannato facilmente. Il paese, a un improbabile turista finito per caso nel regno degli Schiavone, degli Zagaria e degli Iovine, le famiglie del cartello dei Casalesi, appare poverissimo. Monnezza ovunque, strade a pezzi, marciapiedi senza asfalto, qualche negozietto senza pretese. Maè solo scenografia, come a Cinecittà. Dietro le quinte c'è infatti una città nascosta. Quella vera, ricchissima e temuta. Delle vecchie case dei contadini è rimasta solo la facciata: alti muri di cinta crepati, appena intonacati, da cui spesso spuntano alberi e qualche palma. È il primo indizio: ci sono quindi corti interne, giardini. Sopra i portoni si intravedono le sirene dei sistemi d'allarme, spuntano telecamere ben occultate. Un turista curioso può decidere di fare la posta per un po' e aspettare l'apertura dei cancelli blindati. Ecco che si schiude, per pochi secondi, l'altro volto della città: ville a due piani, colonne di marmo e fontane zampillanti, un trionfo di piante e giardini curatissimi. Affiliati e non, a Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d'Aversa, come racconta chi conosce bene l'Agro aversano, a casa loro vogliono campare bene e non si fanno mancare nulla. Casale non ha niente a che fare con Forcella, i Quartieri Spagnoli o Scampia, luoghi che evocano l'immagine tradizionale della camorra. Gli abitanti, circa 20 mila, sono una comunità silenziosa. Anche troppo, scrivono gli inquirenti: dal 1990 gli omicidi di mafia sono stati più di 200, e nessuno ha mai visto o sentito nulla. "Nessun folklore, nessun smargiasso in giro, di tossici nemmeno l'ombra", spiega Rosaria Capacchione, cronista del 'Mattino'che è diventata un punto di riferimento per decifrare questo triangolo nero: "In Italia il posto più simile a Casal di Principe è Corleone. Il tipo di criminalità e l'atteggiamento di molti abitanti è molto più simile a quello dei mafiosi siciliani che ai camorristi napoletani". Chiedere per provare. Le domande vengono evitate con un sorriso ironico o uno sguardo storto: "La casa degli Schiavone? Ma proprio a me lo devi chiedere!". Domenica d'agosto, ma Casal di Principe non sembra andata in vacanza. Nella chiesa di San Salvatore il parroco celebra la messa davanti a una cinquantina di persone, quasi tutti anziani. Fuori davanti ai bar ci sono gli uomini, a gruppetti. Cappuccino e cornetto, 'Il Corriere di Caserta' sotto braccio. "Vendiamo soprattutto 'Corriere di Caserta' e la 'Gazzetta' locale, perchè parlano direttamente alla nostra gente". Titoli di nera, arresti e foto segnaletiche sono le notizie che da queste parti tirano di più. Di donne in giro pochissime: sembra di guardare 'Divorzio all'Italiana' quarant'anni dopo. Bambini invece se ne incontrano, tutti in sella alle maxi moto a quattro ruote, i quad fuoristrada. Ovviamente senza casco, per non parlare della patente. In due ore se ne possono avvistare una quindicina: nei vicoli stretti di Napoli i vecchi scooter dominano ancora, qui si è imposta la moda importata dal deserto. Se le ville sono nascoste, ai Casalesi piacciono le belle macchine e le vogliono sfoggiare. In pochi minuti sfilano una Ferrari e una Porsche, mentre Mercedes, Bmw e Suv non si contano. Difficile invece avvistare le forze dell'ordine. Nessun posto di blocco, nemmeno una volante in circolazione. Le sede della polizia municipale è sbarrata, mentre i carabinieri sono sistemati nel corso principale, in una specie di bunker con le inferriate alle finestre.A Casale sono bravissimi nell'edilizia, le mozzarelle sono le più buone del mondo (anche se molti non la mangiano più perché temono la diossina presente nel latte delle bufale che pascolano vicino alle discariche illegali), ma l'economia gira attorno alle attività criminali. Su 20 mila abitanti gli indagati in varie inchieste sono un migliaio. In pratica una famiglia su tre ha qualche contenzioso con la giustizia e legami con la camorra. Quasi tutto il paese, come hanno scritto gli investigatori, ha uno 'stile di vita' che esalta l'illegalità. Anche nelle piccole cose. A giugno l'Enel ha scoperto decine di allacci abusivi, la polizia ha arrestato e denunciato decine di persone. Non solo pregiudicati, ma anche operai e impiegati. L'azienda elettrica fino a qualche tempo fa sosteneva che su 18 mila utenze ben 3 mila clienti erano inadempienti. Anche il gas metano viene rubato senza pudore, mentre nel 2000 la Corte dei Conti ha segnalato che a Casal di Principe, unico caso in Italia, non si riusciva ad installare i contatori per calcolare i consumi d'acqua. Non la paga nessuno. Il senso dello Stato latita anche a San Cipriano, dove in molti pensano che si nascondano i superlatitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria, i due capi sempre meno indiscussi dei Casalesi. Il corso è curato, i tetti delle ville spuntano dietro i cancelli, ma la piazza e i giardinetti dedicati a Falcone e Borsellino sono abbandonati. Un immondezzaio anche il rione attorno al cimitero dove è seppellito don Peppino Diana, il prete assassinato nel 1994. Il centro per minori dedicato a lui è stato inaugurato due anni fa, ma è stato subito chiuso per la mancanza di un certificato di agibilità e per la presenza di un pozzo artesiano. Naturalmente abusivo. 'Chi cambia paese cambia furtuna?', è il proverbio del giorno scritto su una lavagnetta al bar Chicco d'Oro, in pieno centro. Di sicuro chi resta qui sa per certo che non cambierà nulla. Contro la mafia delle campagne, in Sicilia Mussolini riuscì a ottenere dei risultati: qui invece anche il regime fallì miseramente. Il fascismo decise di riorganizzare la provincia di Caserta per tentare di controllare la mala imperante: e i comuni di Casal di Principe e San Cipriano, che detenevano già allora il record di reati a sfondo cammorristico, furono sciolti e trasformati in una rinnovata entità. La battezzarono Albanova, in segno di speranza. Tutto inutile. In ottant'anni di repressione i clan hanno solo aumentato il loro potere e la loro forza economica. Di Albanova restano oggi solo il nome della stazione ferrovia e della squadra calcio: quella che fu comprata proprio da Sandokan, il padrino più famoso, e venne poi sequestrata dall'antimafia.

 
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