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AFFARE MACRICO, VICENDA MARCONI-COMUNE: INTERVIENE VESCOVO NOGARO


CASERTA - (di Luca Kocci) - Non ci vede chiaro, mons. Raffale Nogaro, e così mette in guardia i componenti del Consiglio diocesano per gli Affari Economici: sul Macrico – un’area di 33 ettari nel centro di Caserta, di proprietà della Chiesa, contesa fra chi vorrebbe venderla per fare profitto e chi invece vorrebbe trasformarla in uno spazio verde e pubblico a disposizione della città – è “meglio non trattare con i privati”. Allertato dalle indiscrezioni che vedrebbero il Macrico al centro di una opaca ‘triangolazione’ fra Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (Idsc, proprietario del terreno), Comune e una società finanziaria, il vescovo ribadisce il suo niet ad operazioni poco trasparenti che potrebbero nascondere interessi speculativi di cui la Chiesa locale si renderebbe complice, anche inconsapevolmente. Dopo sei mesi di stallo, durante i quali nessuno aveva risposto all’asta aperta dal presidente dell’Idsc di Caserta don Antonio Aragosa – il quale, in accordo con l’Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc che, insieme alla Cei e al Vaticano, avrà l’ultima parola), aveva proposto al Comune di Caserta di acquistare il Macrico a 35 milioni di euro prima di metterlo sul mercato (v. Adista nn. 9, 11, 13, 15 e 43/07) –, alla fine di giugno si è fatta avanti una società finanziaria di Maddaloni (Ce), la Marconi spa dell’ingegner Vincenzo Penzi (che è anche amministratore unico della società edilizia Costruzioni ingg. Penzi spa), che ha presentato una proposta articolata: il Demanio cede al Comune di Caserta tre ex aree militari (tutte situate in centro città, una in particolare a ridosso del parco della Reggia) che, in base alla Finanziaria 2007, vanno “dismesse”; il Comune vende alla Marconi spa questi tre terreni (ma altri, “dismissibili”, si potrebbero aggiungere in un secondo momento) e, con il ricavato, acquista il Macrico dall’Idsc, a 40 milioni di euro, per realizzare lo spazio pubblico voluto dai comitati dei cittadini. Una “triangolazione” da cui tutti hanno qualcosa da guadagnare: gioiscono gli Istituti per il sostentamento del clero che incassano 40 milioni (5 in più di quelli ipotizzati all’inizio); è contento il Comune che entra in possesso di un’area a costo zero; e ci guadagna pure la Marconi che potrà procedere alla “valorizzazione degli ex immobili della Difesa”, costruendo nelle tre aree acquistate qualcosa che al momento non è dato sapere. Per garantire l’affare, la Marconi si è impegnata fin da subito a pagare l’Ici sul Macrico per tre anni, il tempo necessario per far andare in porto tutta l’operazione: 750mila euro in sei rate semestrali da 125mila euro l’una. Gli unici scontenti sembrano essere gli altri ‘palazzinari’ della zona, che sui giornali locali gridano alla speculazione edilizia; del resto da anni avevano messo gli occhi sul Macrico e ora si vedono scavalcati dalla triangolazione architettata dalla Marconi. E anche il Comitato Macrico Verde, costituito dai cittadini che da oltre sei anni si battono perché l’area sia restituita alla città come spazio sociale e verde, non sembra entusiasta di una operazione dai contorni ancora troppo vaghi. Il sindaco di Caserta, che al momento ha il cerino in mano, tace: l’impressione di molti è che prenda tempo perché sa che, accettando la proposta della Marconi, scontenterebbe gli altri costruttori, fra cui qualche suo ‘grande elettore’. Ad intervenire, invece, è il vescovo – da sempre in prima fila nella difesa del Macrico dagli speculatori e dal cemento (v. Adista n. 9/01) – che, all’ultimo Consiglio Diocesano per gli Affari Economici, ha espresso le sue preoccupazioni, invitando a non trattare con i privati ma solo con gli Enti locali. È il pagamento dell’Ici sul Macrico da parte della Marconi – 750mila euro in tre anni –, una sorta di “caparra confirmatoria” per il buon esito dell’intero affare, ad aver messo sul “chi va là” mons. Nogaro. Si tratta di “un piano che si avvale di una ingegnosa architettura – spiega al Mattino di Caserta (3/7) il vicario generale della diocesi mons. Antonio Pasquariello –, ma che adotta un metodo troppo allargato: qualcuno potrebbe adombrare l’interferenza di interessi privati e noi vogliamo evitare anche che lo si pensi”. Il presidente dell’Idsc (unico proprietario dell’area e totalmente indipendente dal vescovo, il quale deve essere solo consultato) non gradisce lo stop ma dice che le trattative andranno comunque avanti: “Invieremo il piano a Roma – spiega don Aragosa –, dove prima sarà esaminato dall’Istituto Centrale, poi dalla Cei e infine dalla Congregazione del Clero, che dovrà dare il giudizio definitivo”, trattandosi di un immobile il cui valore supera il milione di euro. (da Adista) (9 luglio 2007-14:34)

 
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