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*REVISIONISMO: RIEDUCAZIONE O ELIMINAZIONE? LE FONTI DI CARLO MATTOGNO*


Roma (di Giovanna Canzano) - Niente foto, registratore spento. Queste le condizioni per avere il privilegio in anteprima di guardare e leggere la documentazione e i manoscritti di Carlo Mattogno.
Mattogno si è interessato al revisionismo alla fine degli anni Settanta e ha pubblicato i primi libri nel 1985.
A partire dal 1995 ha avuto accesso agli archivi moscoviti, aperti ai ricercatori pochi anni prima. In particolare, nell' Archivio russo di Stato della guerra - insieme a J. Graf - ha potuto consultare le circa 88.200 pagine di documenti della Zentralbauleitung (Ufficio centrale delle costruzioni) di Auschwitz che erano stati sequestrati dai Sovietici e resi inaccessibili per decenni e altre 20.000 pagine di documenti nell'Archivio di Stato della Federazione Russa.
Nei suoi studi si è basato su documenti originali, selezionati in questi e in altri archivi.
Dice Mattogno: “Alcuni documenti sono stati trovati, tradotti, analizzati e portati nel dibattito storiografico da me: ad esempio, il manoscritto in olandese intitolato «Tötungsanstalten in Polen», la lettera in svedese di von Otter al barone Lagerfelt del 23 luglio 1945, il libretto in polacco «Bełżec» di Rudolf Reder, il libro di memorie di Miklos Nyiszli in ungherese Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az Auschwit-i krematóriumban. (Fui medico anatomista del dott. Mengele al crematorio di Auschwitz), vari atti della Commissione di inchiesta su Auschwitz in russo, numerosi documenti tedeschi della Zentralbauleitung di Auschwitz”.

Auschwiz, quante notte con incubi ho trascorso al solo pensiero di come delle persone e non ‘bestie’, e non più di poche decine di anni addietro, avessero avuto l’idea di uno sterminio di massa nei confronti degli ebrei e nel totale silenzio di qualsiasi autorità sia politica che religiosa e, addirittura con la complicità di tutti i tedeschi (Goldhagen).

Mi sento disorientata a leggere e a prendere atto che in un campo di sterminio, dove la vita umana non valeva niente, esistevano ospedali per malati lievi, ospedali per malati gravi e ancora ospedali per malati inguaribili, mi chiedo, se in quel campo si praticava la distruzione di massa dei carcerati, perché allestire ospedali?

Perché esistevano impianti sanitari con camere con docce e per la disinfestazione ad acido cianidrico? E le donne che in una foto tanto deformata hanno nella foto originale un viso tranquillo e sono sedute ai margini di un laghetto mentre fanno la doccia all'aperto con atteggiamenti se vogliamo anche civettuoli? Mentre a poca distanza ci sono gli impianti di quella che successivamente è stata chiamata camera a gas, queste donne non sono turbate da quelle camere e ancor meno disperate per tentare la fuga tanto, di guardie in giro non ci sono! Oppure, come è invece ovvio, le camere con docce sono state installate nel campo per disinfettare le persone dal momento che in quel periodo c’ era un’epidemia di tifo petecchiale?
Se si aveva cura di disinfetare le persone, a cosa servivano i forni crematori?
All'epoca la cremazione era già molto diffusa in tutta l'Europa; il primo crematorio europeo fu costruito a Milano nel 1875, in Germania nel 1878.
Tra l’altro furono i nostri ingegnieri a progettarne i primi, ma, visto l’opposizione della chiesa cattolica per questo tipo di sepoltura, essi non ebbero grande successo, in Germania invece erano molto diffusi (nel 1939 ce n'erano 131) e qui, Mattogno mi mostra un’altra lista dove vengono registrati tutti i forni crematori esistenti in Europa e quante persone erano state cremate.
Allora costruirne anche ad Auschwiz era nella norma.
Come ho letto dai documenti originali della ditta che li ha installati, i forni servivano per la cremazione di cadaveri, non per ‘buttarci’ dentro delle persone ancora vive e in gruppi e non potevano funzionare in base al principio (affermato da importanti testimoni) dell’autocombustione dei cadaveri!

Mattogno a proposito della cremazione dice in un suo scritto:
“La questione della cremazione ad Auschwitz ha un'importanza storiografica essenziale, perché da un lato i corpi delle circa 1.100.000 presunte vittime di questo campo sarebbero stati tutti cremati, in massima parte nei forni crematori costruiti dalla ditta Topf e Figli di Erfurt (secondo van Pelt 500.000 nel solo crematorio II di Birkenau: R. J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, op. cit., p. 68, 458, 469), dall'altro perché essa offre un criterio oggettivo per giudicare l'attendibilità delle testimonianze.
Sulla cremazione ad Auschwitz non esiste nessuno studio olocaustico: il massimo esperto mondiale, J.-C. Pressac, al riguardo ha scritto complessivamente un paio di dozzine di pagine, fondandosi sulle testimonianze e limitandosi a trarre deduzioni arbitrarie e tecnicamente infondate da qualche documento tedesco. Van Pelt si è appellato ancor più di Pressac alle testimonianze.
Per giudicare la competenza di questi due “specialisti” basti considerare che, nella sua bibliografia, van Pelt cita una sola opera sulla cremazione, Pressac, nelle sue note, nessuna. Il mio studio si fonda invece, tra l'altro, su oltre 220 opere tecniche sulla cremazione, inclusi i brevetti, ripartite nelle seguenti rubriche: 1) Bibliografia sulla cremazione, 2) Storia della cremazione moderna, 3) Norme legali sulla cremazione in Germania, 4) Cremazioni in Germania. Statistiche .5) La diatriba sul procedimento di cremazione in Germania. 6) Tecnica della cremazione..”

Ancora Mattogno:
“Questo semplice confronto di fonti mostra l'incredibile dilettantismo di Pressac e van Pelt nel campo fondamentale della cremazione.
Nessuno storico olocaustico si è mai curato di studiare la storia della cremazione moderna e la tecnologia della cremazione; nessuno si è mai preoccupato di capire la struttura e il funzionamento dei forni Topf ancora esistenti (Buchenwald, Mauthausen). Una tale metodologia storiografica è aberrante. Lamia metodologia si ricava dall'indice del mio studio scientifico. I risultati dello studio smentiscono categoricamente la cifra delle presunte vittime e invalidano altrettanto categoricamente l'attendibilità delle testimonianze.


Come funzionavano e come erano costruiti è scritto sui documenti originali della ditta che aveva costruito i forni e, ne aveva la manutenzione, che ho potuto vedere sempre tra i documenti originali raccolti da Mattogno, ma ciò è inconciliabile con l'ampia desrizione fatta dai sopravvissuti o dai parenti delle vittime di Auschwiz. Non vi si avvicina neanche la descrizione oculare di uno scampato del Sonderkommando che è considerato il testimone per antonomasia, Henryk Tauber. Il sistema di funzionamento e le prestazioni non sono conformi a quelli risultanti dai documenti. Per cremare un cadavere nei forni di Birkenau occorrevano mediamente circa 17 kg di
carbon coke e non tre chili e mezzo come dichiarato da alcuni storici; inoltre quanti cadaveri potevano essere trasformati in cenere e in quanto tempo, è tutto ampiamente descritto nella sua ricerca da Mattogno e documentato da dati tecnici e (…) ma, per i particolari, e, non vorrei essere macabra nella descrizione di tale operazione, vi rimando agli scritti di Carlo Mattogno, (….) che dice ancora a proposito delle fosse di cremazione di cadaveri all’aperto a Birkenau nel 1944:

“...sulle “fosse di cremazione” non esiste alcun documento e tutto è rimesso ai testimoni, che però al riguardo hanno reso dichiarazioni del tutto contraddittorie e perciò assolutamente prive di valore dal punto di vista storiografico. Ci si aspetterebbe pertanto che la storiografia olocaustica si sia occupata in modo approfondito della questione; essa invece non sa nulla sulle “fosse di cremazione” e non è in grado di indicare né il loro numero, né la loro dislocazione, né le loro dimensioni, né la loro capacità. Franciszek Piper, nell’opus magnum in cinque volumi edito dal Museo di Auschwitz (di cui dirige la sezione storica) nel 1995, al problema delle fosse di cremazione nel 1944 ha dedicato in tutto tre righe!
Un altro esempio di inaudito dilettantismo, al quale è persino troppo facile opporre l'unico studio scientifico che esista sull'argomento, il mio Auschwitz: Open Air Incinerations”


Carlo Mattogno, ha impiegato oltre 20 anni per raccogliere, classificare e selezionare tutta la documentazione di quello che accadeva intorno ai campi cosiddetti di ‘sterminio’. Tutto quello che accadeva in quei posti era ampiamente documentato, niente era lasciato al caso e poi conosciamo la ‘meticolosità’ dei tedeschi.

Ho avuto modo di leggere dei rapporti originali dove veniva richiamata una guardia per aver osato trattare male un detenuto! Ma per quale motivo doveva essere richiamata una guardia se gli occupanti dei campi dovevano semplicemente venire ‘assassinati’? E se i detenuti dovevano essere messi a morte, come mai non si ribellavano? Nessun documento è stato trovato al riguardo ma anzi, invece si può leggere su un’altra lista che in media nei crematori per cento detenuti che vi lavoravano c'erano una o al massimo due guardie! Mi sembra un po’ poco per sorvegliare dei condannati a morte come depositari di segreti inconfessabili e per giunta senza processo e di sicuro innocenti!

Ma, gli ho chiesto, dove è la lista delle persone che sono ‘transitate’ da questi campi per altre (come è ovvio) destinazioni? Ecco davanti a me liste lunghissime composte di mamme, figli, e padri. Anche questa altra certezza della separazione dei figli dalle mamme è crollata. Se una famiglia veniva spostata in un altro luogo, veniva tenuta unita.


Cito dal libro di Paul Johnson – Storia degli ebrei – Longanesi Milano 1991 – pag. 551
…”L’assenza di ordini scritti condusse alla tesi che la soluzione finale fosse opera di Himmler e che Hitler non soltanto non l’avesse ordinata, ma che non sapesse nemmeno che era in corso di svolgimento, Ma è una tesi che non regge. L’amministrazione del Terzo Reich era spesso caotica, ma il suo principio centrale era abbstanza chiaro: tutte le decisioni chiave provenivano da Hitler”.
Questa è la tesi di Paul Johnson per giustificare la mancanza di documentazione.
Anche Lea Sestieri nel suo libro – Gli ebrei nella storia di tre millenni – Carucci – Roma 1980, descrive ampiamente l’olocausto e, mi soffermo su ciò che ho letto a pag. 269:
…”La più ampia deportazione di ebrei italiani potè essere effettuata dalla stessa Roma sede del pontificato, senza che vi fosse una reazione ufficiale da parte della chiesa.”
Come si può vedere anche Roma viene menzionata, e a Roma, sede del Parlamento Italiano e delle maggiori istituzioni pubbliche, ancora nessuno ha avuto l’idea di creare una Commissione Parlamentare sull’Olocausto.

Documenti mostrati da Mattogno e da me consultati:

- documenti sulla forza del campo che mostrano una costante presenza di malati stazionari (stationäre Kranke) e invalidi (Invaliden) negli ospedali di Birkenau;
- documenti sull'impiego lavorativo dei detenuti a Birkenau che mostrano una percentuale molto alta di detenuti inabili al lavoro e non impiegabili (fino al 42,4% nel campo maschile il 15 febbraio 1944);
- documenti sul progetto (in parte realizzato) di un immenso campo ospedale nel settore BIII di Birkenau, con 111 baracche per detenuti malati (Krankenbaracken) e 12 baracche per malati gravi (Schwerkranke), inclusi reparto di chirurgia, reparto Röntgen (raggi X), baracche per convalescenti appena operati, ecc.;
- rapporti medici su operazioni chirurgiche eseguite su detenuti;
- documenti sul trasferimento di detenuti malati da Auschwitz al campo di Lublino-Majdanek;
- liste di detenuti ebrei trasferiti da Auschwitz al campo di Stutthof nel settembre 1944 e ivi immatricolati contenenti anche i nomi di bambini di pochi anni, tra cui uno nato il 19 ottobre 1943;
- fotografie aeree di Birkenau scattate dagli Americani durante la deportazione degli Ebrei ungheresi (fine maggio 1944) che mostrano un minuscolo sito fumante in cui si bruciare una cinquantina di cadaveri al giornoinvece delle immense “fosse di cremazione” di numero imprecisato che, secondo la storiografia olocaustica, avrebbero ingoiato almeno 10.000 cadaveri al giorno;
- fotografia scattata da membri della resistenza di Auschwitz che mostra degli uomini in mezzo a una cinquantina di cadaveri e relativi ingrandimenti in cui appaiono cadaveri mostruosi, frutto di una rozza manipolazione;
- fotografia scattata da membri della resistenza di Auschwitz che mostra delle donne presuntamente avviate alla camera a gas e relativi ingrandimenti in cui si vedono dei catini pieni d'acqua, secchi e recipienti vari: una scena di doccia all'aperto (nei pressi del laghetto antincendio di Birkenau) in un momento in cui l'edificio per le docce e la disinfestazione (Zentralsauna) era stracolma di detenuti; tre donne in primo piano presentano tratti marcatamente giovani e una è addirittura “in posa”;
- stessa fotografia manipolata, in cui le tre giovani summenzionate vengono trasformate in vecchie decrepite (essendo inammissibile che delle giovani venissero avviate alle “camere a gas”;
fotografie aeree di Birkenau scattate dagli Americani durante la deportazione degli Ebrei ungheresi (fine maggio 1944) che mostrano l'area del cosiddetto “Bunker 2” (una presunta camera a gas al di fuori della recinzione di Birkenau all'epoca della fotografia presuntamente in funzione) sbarrata da una folta siepe, sicché gli autocarri con le vittime si docvevano fermare al di là della siepe, scaricare le vittime e mandarle a piedi alla “camera a gas”;
- rapporti mensili sulla costruzione del campo di Birkenau e rapporti sui termini di scadenza delle costruzioni di Birkenau per il 1942 che elencano tutti i cantieri in costruzione o realizzati: nessun rapporto menziona i cosiddetti “Bunker” di Birkenau (casette polacche presuntamente trasformate in camere a gas omicide nella prima metà del 1942) né con questo nome né con una denominazione “criptata” (perché ogni cantiere è identificabile e si sa a che cosa effettivamente corrispondeva);
- libri di Carlo Mattogno dedicati ad argomenti fondamentali che gli storici olocaustici hanno liquidato in poche pagine o addirittura in poche righe.




Bibliografia di Carlo Mattogno

1. La Risiera di San Sabba: un falso grossolano. Sentinella d’Italia, 1985,

2. Il rapporto Gerstein: Anatomia di un falso. Sentinella d’Italia, 1985.

3. Il mito dello sterminio ebraico. Introduzione storico-bibliografica alla bibliografia revisionista. Sentinella d’Italia 1985.

4. Auschwitz: due false testimonianze. La Sfinge, Parma, 1986.

5. Auschwitz: un caso di plagio. La Sfinge, Parma, 1986.

6. Wellers e i “gasati” di Auschwitz. La Sfinge, Parma, 1987.

7. Auschwitz: le “confessioni” di Höss. La Sfinge, Parma, 1987.

8. “Medico ad Auschwitz”: Anatomia di un falso. La Sfinge, Parma, 1988.

9. Come si falsifica la storia: Saul Friedländer e il “rapporto” Gerstein. La Sfinge, Parma 1988.

10. La Soluzione finale. Problemi e polemiche. Edizioni di Ar, Padova 1991.

11. Auschwitz: la prima gasazione. Edizioni di Ar, Padova, 1992.
Traduzione francese: Auschwitz: le premier gasage. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek, Berchem 1999. Traduzione americana: Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.

12. Auschwitz: Fine di una leggenda. Edizioni di Ar, Padova, 1994.
Traduzione americana: Auschwitz: The End of a Legend. A Critique of J.C.Pressac. Institute for Historical Review, 1994.
Traduzione tedesca: Auschwitz: Das Ende einer Legende. In: Auschwitz: Nackte Fakten. Eine Erwiderung an Jean-Claude Pressac. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Berchem, 1995.

13. Auschwitz Holocaust Revisionist Jean-Claude Pressac. The “Gassed” People of Auschwitz: Pressac’s New Revisions. Granata Publishing, Palos Verdes, California 1995.

14. Intervista sull’Olocausto. Edizioni di Ar, 1995. Traduzione americana: My Banned Holocaust Interview. Granata Publishing, Palos Verdes, California, 1996.

15. Die Krematoriumsöfen von Auschwitz-Birkenau (in collaborazione con il dott. ing. Franco Deana). In: Grundlagen zur Zeitgeschichte. Ein Handbuch über strittige Fragen des 20. Jahrhunderts. Grabert-Verlag, Tübingen, 1994.
Traduzione americana: The Crematoria Ovens of Auschwitz and Birkenau. In:
Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of "Truth" and "Memory". Theses & Dissertations Press, Capshaw, Alabama, 2000 e 20032a.
Traduzione olandese: De Crematoria-ovens van Auschwitz en Birkenau, Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Antwerpen, 1995. .

16. Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio. Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico. Edizioni di Ar, Padova, 1996.

17. La “Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei Auschwitz”, Edizioni di Ar, Padova 1998. Traduzione tedesca: Sonderbehandlung in Auschwitz. Entstehung und Bedeutung eines Begriffs. Castle Hill Publisher, Hastings 2003.
Traduzione inglese: The Central Construction Office of the Waffen-SS and Police Auschwitz. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.

18. L' “irritante questione” delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty. Graphos, Genova, 1998.

19. KL Majdanek. Eine historische und technische Studie. Castle Hill Publisher, Hastings 1998 (in collaborazione con Jürgen Graf).
Traduzione americana: Concentration Camp Majdanek. A Historical and Technical Study. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003.

20. Das Konzentrationslager Stutthof und seine Funktion in der nationalsozialistischen Judenpolitik. Castle Hill Publisher, Hastings 1999 (in collaborazione con Jürgen Graf).
Traduzione americana: Concentration Camp Stutthof and its Function in National Socialist Jewish Policy. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003.
Edizione italiana: KL Stutthof. Il campo di concentramento di Stutthof e la sua funzione nella politica ebraica nationalsocialista. Effepi Editore, Genova, 2003.

21. „Sonderbehandlung“ ad Auschwitz. Genesi e significato. Edizioni di Ar, Padova 2001. Traduzione tedesca: Sonderbehandlung in Auschwitz. Entstehung und Bedeutung eines Begriffes. Castle Hill Publishers, Hastings, Inghilterra, 2003.
Traduzione inglese: Special Treatment in Auschwitz.Origin and Meaning of a Term. Theses & Dissertations Press, Chicago 2004.

22. Treblinka. Vernichtungslager oder Durchgangslager? Castle Hill Publisher, Hastings, 2002 (in collaborazione con Jürgen Graf).
Traduzione americana: Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp? Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004.

23. Olocausto: dilettanti a convegno. Effepi Edizioni, Genova, 2002.

24. Il numero dei morti di Auschwitz. Vecchie e nuove imposture. "I Quaderni di Auschwitz",1. Effepi Editore, Genova, 2004.

25. I Gasprüfer di Auschwitz. Analisi storico-tecnica di una "prova definitiva". "I Quaderni di Auschwitz", 2. Effepi Editore, Genova, 2004.

26. Auschwitz: trasferimenti e finte gasazioni. "I Quaderni di Auschwitz", 3. Effepi Editore, Genova, 2004.

27. Auschwitz: nuove controversie e nuove fantasie storiche. "I Quaderni di Auschwitz", 4. Effepi Editore, Genova, 2004.

28. Bełżec in Propaganda, Testimonies, Archeological Research, and History. Theses & Dissertations Press, Chicago 2004.
Bełżec Propaganda, Zeugenaussagen, archäologische Untersuchungen, historische Fakten. Castle Hill Publishers, Hastings, dicembre 2004.
Belzec à travers la propagande, les témoignages, les enquêtes archéologiques et les documents historiques. La Sfinge, Roma, 2005.
Bełżec nella propaganda, nelle testimonianze, nelle indagini archeologiche e nella storia. Effepi, Genova, 2006.

29. The Bunkers of Auschwitz. Black Propaganda versus History. Theses & Dissertations Press, Chicago, December 2004.


30. Auschwitz: Crematorium I and the Alleged Homicidal Gassing. Theses & Dissertations Press, Chicago, December 2005.

31. Auschwitz: Open Air Incinerations. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.

32. Auschwitz: 27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2005: sessant'anni di propaganda. I Quaderni di Auschwitz, 5. Effepi, Genova, 2005.

33. Olocausto: dilettanti nel web. Effepi, Genova, 2005.

34. Ritorno dalla luna di miele ad Auschwitz. Risposte ai veri dilettanti e ai finti specialisti dell'anti-“negazionismo”. Effepi, Genova, 2006.

34. Negare la storia? Olocausto: la falsa “convergenza delle prove”. Effedieffe Edizioni, 2006.

35. Un nuovo libro olocaustico su Belzec e la sua fonte. Considerazioni storico-critiche. Effepi, Genova, 2007.

36. La deportazione degli Ebrei ungheresi nel maggio-luglio 1944, in: I Quaderni di Auschwitz, 6, 2007.
(19 giugno 2007-08:00)

 
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