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*AMBIENTE: A MILANO GRAZIE A UN NAPOLETANO, NON C'E' L'EMERGENZA RIFIUTI*


Milano (di Paolo Viana) - Parrà un luogo comune, ma Milano, nella gestione dei rifiuti, dà lezioni a Napoli. L'amministratore delegato dell'Amsa, Carlo Petra, che a Napoli è nato e a Milano lavora, sull'argomento preferirebbe glissare, ma i numeri parlano per lui: grazie al binomio termovalorizzatore-raccolta differenziata, la ex municipalizzata milanese smaltisce ogni anno, senza drammi, più di 730mila tonnellate di rifiuti solidi urbani, spazza 396.000 chilometri di strade e 42,5 milioni di chilometri di marciapiedi e tiene puliti 182 chilometri quadrati, dove vivono 1.300.000 abitanti e si spostano altri 800.000 utenti. A sottolineare la distanza tra Milano e Napoli è la destinazione finale di quelle 730.000 tonnellate di pattume. Solo il 7% finisce in discarica, contro una media nazionale del 78%. A Milano, riciclo e compostaggio ne assorbono il 40% (la media nazionale è del 14%) e oltre il 50% prende la via del termovalorizzatore, soluzione che a livello nazionale si ferma a un desolante 8 per cento.
Perché a Milano si riesce ad applicare la raccolta differenziata e a Napoli bruciano i cassonetti?
È dimostrato che dove esistono i termovalorizzatori si raggiungono i livelli più alti di raccolta differenziata: il cittadino accetta l'onere di suddividere i rifiuti se ha la consapevolezza di contribuire a una filiera al termine della quale i rifiuti vengono trattati e recuperati. Se, invece, sa che quel che separa si riunisce poi in una discarica qualsiasi, che diventerà una bomba ecologica, non c'è verso di convincerlo.
In cosa consiste esattamente la ricetta milanese?
Abbiamo investito nell'informazione dei cittadini parallelamente alla realizzazione del termovalorizzatore, li abbiamo coinvolti in un programma fondato su questo "patto". Abbiamo chiarito che l'unica alternativa erano le discariche e che gli impianti di nuova generazione, come il nostro, hanno un impatto ambientale quasi nullo, diversamente dai vecchi inceneritori. Infine, abbiamo offerto dei vantaggi, come il teleriscaldamento.
Quanto pesa il rapporto con la politica?
Molto. Provincia di Milano e Regione Lombardia hanno dato gli indirizzi, ma rispettando l'autonomia dell'ente tecnico, l'Amsa. Se invece la politica pretende di entrare nel merito delle soluzioni tecniche, il disastro è assicurato.
Nei giorni scorsi la Lombardia ha fatto la sua scelta: stop alle nuove discariche e pianificazione in mano alle Province. Cosa cambierà per Milano?
Oggi siamo all'autosufficienza e la Provincia, in vista dell'Expo 2015, ha previsto un incremento di 507.000 tonnellate, di cui la metà verrà prodotta a Milano, entro il 2011. Dovremo costruire un nuovo termovalorizzatore capace di trattare almeno 500.000 tonnellate. Costerà 250-270 milioni di euro e sarà pronto in trenta mesi, dal via libera. Per evitare l'emergenza, la decisione va presa entro l'anno.
L'Amsa, di proprietà del Comune, sarà assorbita dall'Asem, il colosso dell'energia che nascerà dalla fusione tra Aem e Asm. Questo passaggio non rischia di bloccare tutto?
Al contrario, senza la fusione, sarebbe stato necessario un aumento di capitale e l'istituzione di una tassa di scopo di 140 euro per famiglia, mentre l'intervento dell'Asem, che si farà carico di quest'operazione, alla fine consentirà di ridurre da 190 a 60 euro per famiglia l'aumento, già in preventivo, dei corrispettivi da riconoscere all'Amsa. La realizzazione di un nuovo impianto, inoltre, sarà sicuramente meno complessa, visto che i vertici del nuovo gruppo condividono la nostra strategia. (da Avvenire del 10 Giugno 2007) - (13 giugno 2007-08:55)

 
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