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OPG DI AVERSA, NUOVA INTERROGAZIONE DI CARUSO SU 'COERCIZIONE'

Di seguito l'interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-01072 presentata dal deputato di Rc Francesco Caruso (e altri) mercoledì 30 maggio 2007 nella seduta n.161. Questa volta si parla di coercizione: mani, polsi e torace legati su un lettino con il buco per consentire la deiezione. La pratica, secondo la risposta del Governo, è usata per soggetti a rischio suicidio.


Aversa (Caserta) - CARUSO, DIOGUARDI e SMERIGLIO. - Al Ministro della salute.- Per sapere - premesso che: risulta agli interroganti che negli Ospedali psichiatrici giudiziari si pratica frequentemente la pratica della coercizione e in tutti e sei gli istituti vi sono sale appositamente dedicate; la coercizione consiste nel legare i polsi, le caviglie e il torace di una persona con disagio psichico, generalmente seminuda, ad un letto con un buco al centro per i bisogni, per un tempo indefinito; in base ai dati forniti dall'Associazione Antigone, tra l'altro segnalati nel documento conclusivo dell'indagine interministeriale presieduta dal dott. Adolfo Ferraro, nel 2004 questi episodi si sono verificati almeno 515 volte e 196 internati sono stati sottoposti a misure di coercizione, alcuni quindi più di una volta; non esistono dati disponibili sui tempi della coercizione, ma al primo firmatario del presente atto risulta da visione personale dei registri durante le ispezioni parlamentari di un internato - Marco Orsini - coercito per 14 giorni nell'Opg di Aversa durante il mese di dicembre 2006, di un internato coercito per oltre una settimana a Napoli, di un internato, di soli 21 anni, coercito per oltre 15 giorni a Barcellona Pozzo di Gotto; durante la visita nell'Opg di Reggio Emilia, il primo firmatario del presente atto ha personalmente incontrato un internato Paolo P., legato al letto di contenzione da oltre un giorno dopo aver tentato il suicidio; la direttrice dell'istituto di Reggio ha dichiarato di aver disposto la coercizione perché non si facesse del male e perché non c'era un piantone disponibile per monitorare il suo stato di salute; durante la visita all'Opg di Napoli un internato ha dichiarato di essere stato coercito dopo un tentativo di evasione e quindi solo a fini disciplinari e non sanitari; non esiste una norma giuridica che autorizza la coercizione nel nostro ordinamento penitenziario; non esiste un protocollo operativo unico nei sei Opg dove ciascuno ha organizzato metodi e pratiche in base alle considerazioni personali dei responsabili sanitari; il personale psichiatrico che dispone della coercizione è personale convenzionato e non dipendente dell'amministrazione pubblica; non è disponibile nella letteratura scientifica una giustificazione terapeutica alla pratica della coercizione; nei rari casi in cui la legge prevede un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) per una persona con disagio ma libera sono proibite particolari procedure, mentre queste procedure appaiono essere inesistenti nel caso di persone prive della libertà, internate in strutture di tipo manicomiale -: se il Ministero, oltre al numero di internati coerciti statisticamente rilevati dalla commissione interministeriale giustizia-sanità, sia a conoscenza dei tempi di durata delle coercizioni e se e quali siano le direttive del Ministero della salute sull'uso della coercizione in campo psichiatrico nonché se non ritenga opportuno il ministro adottare provvedimenti affinché anche negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari vengano finalmente messe al bando queste ottocentesche pratiche disumane.(5-01072)

Testo della risposta del Governo

Si premette che la gestione degli ospedali psichiatrici giudiziari rientra nelle competenze del Ministero della Giustizia - Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Pertanto, si risponde ai quesiti contenuti nell'atto parlamentare in esame sulla base dei dati forniti dal Dicastero della Giustizia. Il Ministro della giustizia pone costante attenzione alle problematiche dei reclusi e proprio di recente, soffermandosi su un caso analogo, riguardante l'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, ha indicato come prioritaria la necessità che sia data piena attuazione al decreto legislativo n. 230 del 1999, nel quale fu stabilito il trasferimento delle competenze sanitarie dall'Amministrazione Penitenziaria al Servizio sanitario nazionale e alle Regioni, in un'ottica di maggiore controllo dei sei ospedali giudiziari nazionali. Inoltre, il Ministro si è già impegnato a verificare l'attualità dei criteri seguiti per fissare il tempo di permanenza degli internati negli ospedali, ponendo altresì l'attenzione sulla questione dell'imputabilità degli autori di reato. Questo tema è oggetto delle proposte che saranno presentate tra breve dalla Commissione per la riforma del codice penale. L'uso dei mezzi di coercizione è previsto da una specifica normativa di riferimento. Segnatamente, il combinato disposto degli articoli 41, 3o e 4o comma legge n. 354 del 1975 e 82 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000 n. 230 autorizza l'uso dei mezzi di coercizione fisica al fine di evitare danni a persone o cose o di garantire l'incolumità personale nei limiti di tempo strettamente necessari, sotto costante controllo sanitario e con l'uso dei mezzi impiegati per le medesime finalità presso le istituzioni ospedaliere pubbliche. In concreto, la coercizione fisica viene attuata solo in rari casi di estrema necessità, per evitare e prevenire eventuali gesti inconsulti anche eteroaggressivi da parte del ricoverato in O.P.G., quando questi si trovi in uno stato psichico particolarmente alterato e tale da renderlo pericoloso per sé stesso e per gli altri. Per quanto riguarda l'internato Marco Orsini, il Direttore dell'O.P.G. di Aversa ha comunicato che egli è stato sottoposto ai mezzi di coercizione dal 30 novembre 2006 all'11 dicembre 2006: si trattava di un soggetto a rischio concreto di suicidio e nell'attesa dell'efficacia della terapia farmacologica è stato sottoposto, su disposizione e sotto continuo controllo dello psichiatra, dei medici incaricati e dei medici di guardia, a tale trattamento. Nel periodo della coercizione è stato controllato dai sanitari dalle 3 alle 5 volte al giorno e, ritornato al reparto, non ha successivamente manifestato intenti autosoppressivi. (10 giugno 2007-21.38)

 
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