Un ammonimento per un'estorsione non pagata, oppure una vendetta verso chi in passato ha testimoniato contro camorristi. Sono le due ipotesi che seguono gli inquirenti che in poche ore hanno fermato quattro campani accusati di aver partecipato all'agguato nel Modenese contro un imprenditore edile, Giuseppe Pagano, 54 anni, originario di Caserta, gambizzato ieri mattina in un cantiere edile a Riolo di Castelfranco Emilia. In carcere, in un'indagine cui collaborano la Dda di Bologna e quella di Firenze (Pm Lucia Musti e Suchan), è finito ieri Antonio Noviello (32 anni, di Casal di Principe), considerato referente nella zona di Castelfranco della famiglia Schiavone, legata al 'clan dei Casalesi. Ieri erano invece stati fermati a Firenze Enrico Diana (di Aversa, di 26 anni), Rodolfo Spatarella, casertano di 31, e Giuseppe Claudio Virgilio, di San Marcellino (Caserta). Per tutti l'accusa è di concorso in tentato omicidio aggravato e della finalità camorristica e di detenzione illegale di arma da fuoco. A sparare sarebbero stati Spatarella e Virgilio. Per gli investigatori è probabile che Pagano fosse stato vittima di un tentativo di estorsione, e che si fosse rifiutato di pagare. Di qui il raid punitivo come ammonimento. Ma c'é anche un risvolto inquietante: Diana è il nipote di Raffaele Diana, noto super latitante del clan dei Casalesi, contro cui lo stesso Pagano testimoniò nel 2000 durante un processo per estorsione. I quattro sono stati arrestati grazie alla buona memoria di un maggiore dei carabinieri che ieri, quando è stata diramata la nota di ricerca della Panda su cui i due attentatori erano fuggiti, si è ricordato di aver visto una Panda simile (color grigio azzurro) poche ore prima, parcheggiata accanto ad una Fiat Croma grigia con una leggera ammaccatura. Il militare si è ricordato anche le lettere iniziali della targa (CZ) e di aver visto quattro uomini che parlavano accanto alle vetture. Sono così scattate le ricerche. (10 maggio 2007-08:30)