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CONFINDUSTRIA CASERTA, CICALA: SCUOLA E IMPRESE DEVONO CAMMINARE INSIEME


“Scuola e impresa devono imparare a camminare insieme. L’una è importante per l’altra e viceversa. L’impresa ha bisogno dell’intelligenza dei lavoratori, prima ancora che delle loro braccia. Occorre, allora, favorire percorsi di alternanza scuola-lavoro finalizzato al riorientamento di allievi in situazione di obbligo formativo fino a 18 anni in collaborazione con Enti pubblici e privati e aziende per gli stage”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Caserta Carco Cicala intervenendo al seminario regionale sulla “prevenzione della dispersione scolastica, contro il lavoro minorile”, organizzato dal ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro), in corso oggi e domani, nell’Aula Magna della Scuola sottufficiali dell’Aeronautica Militare di Palazzo Reale. Cicala ha sottolineato, in particolare, tre aspetti del problema. 1) Nell’abbandono della scuola da parte di un ragazzo bisogna registrare il fallimento non solo dell’Istituzione scuola, ma di tutto il sistema Paese. 2) Nell’era della globalizzazione il mondo produttivo richiede una crescente formazione culturale a sostegno del fattore lavoro. 3) Infine, il lavoro minorile e più in generale lo sfruttamento di adolescenti e ragazzi è un fatto immorale, tipico peraltro di settori che sfuggono non solo ai controlli, ma alle stesse statistiche. E tuttavia – ha ricordato il presidente degli industriali di Caserta – su tutte e tre questi aspetti c’è ancora molta strada da percorrere. Cicala, infatti, ha ricordato i dati della dispersione scolastica. Nel segmento dell'istruzione secondaria – misurato attraverso la percentuale di popolazione tra i diciotto e i ventiquattro anni che ha terminato soltanto il primo ciclo dell'istruzione secondaria inferiore e non prosegue gli studi o una formazione – l'indicatore della dispersione scolastica evidenzia in termini inequivocabili la gravità del problema, che assume contorni ancora più netti nel confronto comparato. In Italia – ha ricordato Cicala – nel 2003 si registra un ritardo considerevole rispetto al benchmark europeo (23,5 per cento, rispetto al 10 per cento previsto nel 2010 dalla Strategia di Lisbona), più evidente per la componente maschile. Il confronto con altre realtà europee colloca l'Italia (dati al 2002) in terz'ultima posizione, con un forte divario non solo rispetto alla media Ue (18,5 per cento), ma anche alla media dei nuovi paesi membri che già oggi, con l'8,4 per cento, raggiungono l'obiettivo del benchmark. La riduzione del numero di giovani in condizione di debolezza sul mercato del lavoro e nell'esercizio della cittadinanza attiva passa fondamentalmente attraverso l'innalzamento della quota di studenti che completano il ciclo di istruzione-formazione secondaria superiore. Il secondo benchmark di Lisbona, misurato in questo caso come percentuale di giovani di ventidue anni che hanno completato almeno l'istruzione secondaria superiore, vede l'Italia al 72,9 per cento nel 2002 (obiettivo Ue fissato all'85 per cento), seguita solo dalla Spagna e dal Portogallo, mentre i nuovi paesi dell'Unione si posizionano nel complesso intorno al 90 per cento, con punte significative in Slovenia (94,6 per cento) e nella Repubblica Ceca (93,4 per cento). Qual è, dunque, la proposta di Confindustria Caserta? “Occorre favorire periodi variabili di permanenza in azienda – risponde Cicala – di modo che gli studenti si rendano conto che l’ingresso nel mondo del lavoro avviene soltanto ad alcune condizioni. In questo senso, la legge Biagi offre una serie di opportunità che trovano in Confindustria Caserta un attento interlocutore”. (4 maggio 2007-07:48)

 
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