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CASERTA, LO UTTARO: ECCO COSA HA SCRITTO LE MONDE IL 24 APRILE

Le miniere della spazzatura della Camorra: così titolava il quotidiano parigino Le Monde lo scorso 24 aprile, come anticipato in un nostro lancio del 25 aprile. Ecco la traduzione dell'articolo a firma di Jean-Jacques Bozonnet


Parigi - (Traduzione e adattamento di Amina Iacuzio) - Gli abitanti a ridosso della zona de Lo Uttaro, località a sud di Caserta, sono amareggiati. Nei prossimi giorni riprenderà a funzionare la gigantesca discarica che sorge nel comune, dove già sono interrati centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti. Il sito era stato chiuso nel 2001 a causa di “gravi rischi per l’ambiente”. Eccolo di nuovo requisito per rispondere all”emergenza rifiuti” dichiarata nella regione Campania. Anche senza parlare delle vie di Napoli, di norma costellate di mucchi di rifiuti, tutto l'entroterra napoletano da Salerno a Caserta è una gigantesca pattumiera. Per entrare in molte località bisogna passare tra due barriere di spazzatura. La campagna è punteggiata da scarichi selvaggi da cui si alzano fumi sospetti. In mezzo ai frutteti in fiore, attorno alle zone abitate, a volte anche attorno agli edifici storici, è ovunque lo stesso spettacolo: sacchi di spazzatura sventrati, frigoriferi fuori uso e vecchi pneumatici. "A fine aprile, ci saranno in tutto un milione di tonnellate di rifiuti abbandonati, o messi in luoghi di stoccaggio temporaneo o nascosti "sotto il tappeto"." Se non si interviene, la situazione diventerà esplosiva. Con l'arrivo del gran caldo sono da temere rischi di epidemia” avvisa Guido Bertolaso, il commissario straordinario incaricato dal governo della gestione dei rifiuti nella regione. Nominato il 9 ottobre 2006, si trova a dover risolvere lo stesso rompicapo dei suoi predecessori: sono quattordici anni che la raccolta dei rifiuti è in amministrazione straordinaria in Campania. Senza alcun risultato. Tanto più che si scontra con la potente influenza della Camorra, la mafia locale, che gestisce i rifiuti da decenni. Ogni giorno, la Campania produce 7.300 tonnellate di rifiuti, cioè 2,8 milioni di tonnellate nel 2006. "Quanto le cinque regioni limitrofe insieme", precisa Guido Bertolaso. Ma quest' Ente locale con sei milioni di abitanti è incapace di smaltirli. L'unica discarica ufficiale sarà satura tra alcune settimane, e l'inceneritore costruito nel comune di Acerra entrerà in funzione soltanto nel mese d'ottobre. Un secondo inceneritore è previsto, ma i lavori non sono cominciati. Dei dodici siti di smaltimento già progettati, uno solo funziona. Inoltre, gli otto centri di smaltimento esistenti sono in attesa di una ristrutturazione completa, in quanto sono stati “progettati in maniera errata”. I rifiuti urbani da "smaltire” sono compressi in enormi involucri di plastica, e sono impossibili da eliminare. "Non si possono bruciare perché la selezione tra rifiuti secchi ed umidi non è stata fatta", spiega sconsolato un rappresentante dell'associazione ecologica Assises di Napoli, indicando l’impressionante montagna di involucri bianche che fiancheggia il sito di Caivano, in provincia di Caserta. Molte volte alla fine sono state spedite all’estero. Ma entro la fine dell'anno la Campania ne avrà accumulate 7 milioni di tonnellate, secondo la Corte dei Conti. "L'ideale sarebbe riaprire gli involucri per svuotarle una ad una, ma ci vorrebbero dieci anni", spiega Guido Bertolaso. Dopo Lo Uttaro, fa fatica a convincere di altri comuni a partecipare all'emergenza. A Serre, nel parco naturale del Cilento, a sud della regione, la popolazione si ribella contro il suo progetto di sotterrare milioni di metri cubi. Ed gli abitanti delle località scelte come sede dei futuri inceneritori sono in subbuglio contro "una tecnologia vecchia e pericolosa". Guido Bertolaso è a capo della Protezione Civile italiana dal 2001, ed è dunque abituato alle situazioni difficili. Vorrebbe organizzare prima della fine del suo mandato, il 31 dicembre, le condizioni per una gestione normale dei rifiuti: "Nulla è a norma” - dice." Paghiamo le conseguenze di un sistema che non ha mai funzionato, che rimedia all’emergenza ficcando i rifiuti in una buca" L'ultima relazione della Corte dei Conti constata infatti il fallimento dell'amministrazione straordinaria “la cui inefficienza ha garantito la propria sopravvivenza". Secondo la Corte avrebbe in particolare rallentato la messa in atto della raccolta differenziata, attuata soltanto dal 10,6% della popolazione contro il 24,3% della media nazionale. Perché tale incuria si perpetua di anno in anno? La risposta è sempre nella relazione della Corte dei Conti, che indica "contesti ambientali resi difficili dalla presenza di una criminalità economica ben radicata". Da trenta anni i rifiuti sono infatti un business della Camorra. La mafia napoletana gestisce centinaia di discariche clandestine. Ma i rifiuti urbani sono soltanto la punta emergente di un mercato enorme. I dintorni di Caserta abbondano di rifiuti industriali, spesso tossici, importati da tutta la penisola o dall'estero. Le colline sventrate dalle centinaia di cave illegali sfruttate dai clan mafiosi servono a nascondere rifiuti d'origine incerta. "Si aggiunge un disastro ad un altro disastro", si rattrista Eleonora Gitto, consulente per l'ambiente del Consiglio regionale. Molti industriali italiani e stranieri cedono alle tariffe imbattibili delle imprese controllate dalla Camorra. All'inizio del 2006, la polizia ha smantellato una rete che da anni seppelliva nella regione di Acerra fanghi tossici. Una parte erano anche rivenduti come "prodotti fertilizzanti" grazie a veri falsi documenti ufficiali. L'elenco degli avvocati, carabinieri e pubblici amministratori arrestati in questa occasione la dice lunga sulla catena di complicità in una regione in cui il 42% dei consigli comunali è stato sciolto e commissariato per collusione con la Camorra. All’inizio di aprile uno degli assistenti di Guido Bertolaso è stato anche arrestato. Nominato da quindici giorni per occuparsi degli "impianti", è accusato di legami con il potente clan dei Casalesi, che avrebbero utilizzato tutta la loro influenza per fargli ottenere quel posto strategico, secondo le intercettazioni della direzione antimafia. "Perpetuando l'emergenza, ci si sottopone ad un giogo mafioso che ha conseguenze sulla salute pubblica", dice Giuseppe Comella, direttore del Dipartimento di Medicina all'Istituto nazionale del cancro di Napoli. Nella regione compresa tra le città di Nola, Acerra e Marigliano "l’incidenza del cancro della laringe, della vescica, del fegato e del colon è in aumento, mentre si abbassa nelle regioni industrializzate del nord del paese", dice. Nel 2004 la rivista britannica The Lancet aveva chiamato questa zona di culture e pascoli il "triangolo della morte". Si basava in particolare sui lavori di Alfredo Mazza, ricercatore all'università di Pisa, che stabilivano un legame tra la presenza di rifiuti illegali e l'aumento della mortalità per cancro: "Durante alcuni decenni 250.000 persone sono state esposte a sostanze inquinanti tossiche molto superiori alla norma", spiegava l'universitario. All'inizio degli anni 2000 i prelievi del suolo hanno rivelato "un tasso di diossina più elevata di quello registrato a Seveso dopo l'incidente", garantisce Antonio Marfella, un tossicologo dell'istituto sul cancro di Napoli. "Ma la gente continua a mangiare frutta e verdura ed a bere l'acqua del rubinetto", insiste Eleonora Gitto. Nel 2003 il pascolo e la vendita del latte di pecora furono vietati in ventidue comuni della Regione. Dopo la segnalazione di numerose morti, malattie e malformazioni fra gli animali, un'indagine sanitaria aveva messo in evidenza livelli di diossina nel latte dodici volte superiori al limite autorizzato. Alcuni giorni fa un pastore di questa zona, Vincenzo Cannavacciulo, 59 anni, è morto di un cancro della colonna vertebrale: lo stesso tipo di malattia che nel giro di qualche anno ha ucciso più di due terzi delle sue 3.000 pecore. E’ stato pubblicato a metà aprile un nuovo studio di ricercatori italiani, coordinato dall'ufficio ambiente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, condotto in 196 comuni delle province di Napoli e Caserta. La ricerca registra in questa zona più di 1.000 discariche clandestine, e viene confermato che il fatto di abitare in un raggio di 1 chilometro da tali siti aumenta la mortalità da cancro del fegato, del polmone e dello stomaco, come pure alcune malattie congenite. Negli otto comuni più inquinati - il famoso triangolo della morte – l’aumento di mortalità sarebbe pari al 9% per gli uomini e al 12% per le donne. Ed il rischio di malformazioni dell'apparecchio urogenitale è superiore dell’80 %. "C'è un legame evidente tra la presenza di discariche abusive e l'aumento del cancro o delle malformazioni congenite", ammette Guido Bertolaso. Ma il commissario speciale rifiuta di attaccare quella malattia endemica chiamata "l'eco-mafia": "Se ci sono fenomeni di illegalità, è un problema che riguarda la giustizia." Messo sotto scorta di polizia all'inizio del mandato in seguito a minacce, preferisce sottolineare le contraddizioni degli avversari degli inceneritori e dei suoi progetti di discariche: "La gente farebbe meglio a protestare contro le discariche abusive piuttosto che contro la decisione dello Stato di aprire impianti puliti e controllati." (27 aprile 2007-08:34)

 
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