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CASERTA, MACRICO/LO UTTARO: LA CRONACA RACCONTATA DA CHI C'ERA

Basta con gli articoli fatti in pantofole, via telefono, senza essere presenti sul posto, chiamando l'amico dell'Ente e quant'altri, scambiandosi i pezzi via mail. Una moda che si è radicata molto bene in provincia di Caserta. Il caso Macrico-Lo Uttaro raccontato da uno che ieri sera, insieme a qualcun'altro, c'era...


Caserta (di Giulio Finotti) - A due passi da quello che sarebbe dovuto essere il macello comunale più efficiente (nonchè l'unico pubblico) dell'intera regione, (chiuso perchè a dieci metri fu installata una discarica), una cinquantina di persone hanno presidiato la strada per tentare di impedire lo sversamento di rifiuti. Nel frattempo, altre decine di cittadini assistevano e partecipavano ad un consiglio comunale fortemente voluto e richiesto dalle associazioni, per decidere le sorti del macrico, ex area militare, di proprietà della Chiesa, rimasta per circostanze storiche l'unico spazio al centro della città preservato da costruzioni per uso abitativo o commerciale. I cittadini al presidio hanno atteso tutta la notte, fino a quando, verso le 4 del mattino, mentre il fuoco di un falò acceso per riscaldarsi si spegneva, e mentre ci si alzava per andare ormai stanchi ed esausti a casa, ecco comparire in lontananza le luci delle camionette della polizia. Le trenta persone rimaste decidono che bisogna dare un segnale, nonostante oramai sia chiaro a tutti che in quella cava sverseranno. Diverse ore prima infatti, dall'incontro in Prefettura è emerso che la scelta non è assolutamente discutibile. Si forma una fila umana che copre tutto il lungo cancello di ingresso della discarica. Da lontano nella folta nebbia di questa notte si vedono le sagome di decine di poliziotti avanzare a passo spedito. La scena sembra presa da un film. I manifestanti li accolgono con un applauso e parole di sincero apprezzamento. Anche i cartelli affissi sui muri circostanti chiariscono che nessuno ce l'ha con la polizia, e che anzi si cheide il loro aiuto per far rispettare la legalità. In pochi minuti le forze dell'ordine spostano i manifestanti e formano un cordone che impedisce l'avvicinamento all'ingresso. I presidianti continuano a manifestare il proprio dissenso spiegando ai poliziotti i perchè del loro no a quella discarica. Sui visi dei poliziotti in assetto antisommossa si legge una vicinanza alle ragioni dei manifestanti, e un senso del dovere che sembra diventare impotenza a poterli aiutare. I camion arrivano, e uno dopo l'altro entrano nella nuova discarica. Per il comitato di garanti, o di controllo promesso da Prefettura, Presidente della Provincia e Vice di Bertolaso non c'è tempo. A nessuno è concesso avvicinarsi. Solo più tardi Giuseppe Messina (Legambiente-Comitato Emergenza Rifiuti Caserta) e Giosuè Bove (Segretario Provinciale Rifondazione Comunista)potranno dare uno sguardo ai documenti relativi i camion. C'è tensione, ma non esasperazione. Lo scontro è un'ipotesi che non viene neppure in mente. C'è invece molta amarezza. Dopo l'ingresso di una decina di camion, le forze dell'ordine consentono ai manifestanti di andare via, facendoli tornare sul lato della strada dove erano parcheggiate le automobili. Lo scenario è spettrale. Una nebbia davvero inusuale da queste parti avvolge tutto, tanto che la montagna di 15mila mc di rifiuti è a mala pena visibile. Raggiungendo la fine della strada si scopre che i poliziotti intervenuti erano solo una minima parte delle forze dell'ordine presenti in campo. Decine e decine di poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa sono appostati all'ingresso della strada. Parcheggio per poter riprendere con la videocamera questo incredibile spiegamento di forze che di certo non si vede tutti i giorni, ma non faccio in tempo ad impugnare la videocamera che un funzionario delle forze dell'ordine non in divisa mi si avvicina e mi invita ad andarmene. Mi conosce, mi chiama per nome, o meglio per cognome, ci siamo già visti sabato sera, quando già mi disse che non potevo riprendere. Cercando di smorzare i toni cerco di parlare col sorriso sulle labbra, ma non serve. Il funzionario apre la portiera della mia auto e mi dice "Vai a 'fa o'freelance da n'altra parte". E così si conclude questa giornata. Decine di cittadini oggi hanno lottato, creduto, si sono impegnati, hanno speso il proprio tempo, le proprie forze, i propri soldi, e anche la propria salute perchè credevano in qualcosa. E si tratta di due situazioni che riguardano la collettività ed il bene pubblico. Due vicende in qualche modo legate. Forse più di quanto sembra. Presso il Comune si chiedeva di destinare a zona verde e di spazi sociali l'ultima area libera presente nel centro della città, dall'altra parte, si chiedeva di rispettare la legalità, e quindi di non sversare rifiuti in una discarica costruita sopra una discarica abusiva, in una zona fortemente inquinata e compromessa proprio a causa della presenza dei rifiuti e a poche centinaia di metri dalle abitazioni. Il consiglio comunale, o meglio la maggioranza che governa, ha bocciato l'ordine del giorno, e nei fatti ha rifiutato di discutere della questione. La stessa maggioranza e lo stesso Sindaco che avevano basato gran parte della propria campagna elettorale sulla promessa di realizzare un Macrico Verde, sottoscrivendo addirittura documenti di intesa con le associazioni. Presso lo Uttaro la polizia ha sgomberato i manifestanti e decine di camion hanno cominciato una macabra processione. Due enormi sconfitte sembrerebbe. Eppure la città è viva, lo ha dimostrato e lo sta dimostrando. A ben vedere, sembra tanto che a perdere siano proprio i politici, sempre più distanti dagli stessi cittadini che li avevano sostenuti. Sempre più lontani dalla realtà e dai veri bisogni di questo territorio. (24 aprile 2007-09:30)

 
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