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SPETTACOLI, TEATRO: IL CASERTANO TONY LAUDADIO A BENEVENTO


CASERTA Dopo il successo de “Il metodo Gronholm”, accanto a Nicoletta Braschi, Maurizio Donadoni e a Enrico Ianniello, Tony Laudadio, questa sera (23 marzo), alle 21, sarà al “Mulino Pacifico” di Benevento con “Infanzia di un socialista”, monologo scritto e diretto dallo stesso Laudadio, con l’assistenza alla regia di Rita Raucci e di Marco D’Amore. Lo spettacolo, prodotto da “Onorevole Teatro Casertano”, è organizzato dalla compagnia stabile di Benevento “Solot”. Nato come studio e presentato in anteprima nazionale, nell’ottobre scorso, alla rassegna “Nuovo Aspetto”, al teatro “Garibaldi” di Santa Maria Capua Vetere, “Infanzia di un socialista” è un’indagine, lucida e disincantata, del passaggio dall’’infanzia e alla fanciullezza, il momento in cui si comincia a intravedere in forma potenziale, quello che sarà l’“uomo finito”. “Quel punto, quel passaggio – dice Laudadio –, è ai miei occhi cruciale, fondamentale. Il modo in cui si supera quella delicata fase segna spesso il percorso che la vita poi dovrà seguire, è quella curvatura del tronco di un albero che ne segnerà poi la direzione per sempre”. In “infanzia di un socialista” il bambino protagonista (quasi sovrapponibile al Laudadio bambino), vive quel passaggio, così personale e intimo, in coincidenza con un passaggio più vasto, collettivo, nazionale: gli anni a cavallo tra i settanta e gli ottanta. “Anni di trasformazione – aggiunge l’attore – per un Paese e di formazione per un bambino che, cresciuto fino a quel momento tra l’estremizzazione dello scontro politico democristiano-comunista, sente già la sua vita come qualcosa di nuovo, di originale, sente di essere il superamento di tutto questo”. E vive il suo microcosmo, cercando di intraprendere una terza via e portando il suo piccolo mondo di scuola, amici, famiglia, gioco, a divenire simbolo, a prendere dimensioni universali o quanto meno profondamente italiane. Le illusioni, spezzate poi non molti anni dopo dalla nostra storia, vivono la loro fase più bella, quella idealistica, ingenua, fiduciosamente ottimista. “Guardando attraverso gli occhi di questo ragazzino di nove anni e mezzo – rivela Laudadio –, ho percepito qualcosa che ci riguarda profondamente, che parla delle radici comuni, delle origini di tanti nostri comportamenti. L’aspetto generazionale di questa riflessione è, a mio parere, anche la sua peculiarità e non esclude coloro che hanno vissuto la loro infanzia in anni diversi e in condizioni diverse, anzi invita in qualche modo a compiere, personalizzato, lo stesso percorso”. Per informazioni: 0824 47037. (23 marzo 2007-09:15)

 
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