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SAN MARCO EVANGELISTA: LAVORATORE EX 3M ITALIA SCRIVE SU SUO CASO


Questa lettera è indirizzata ai politici, ai sindacati ed a tutte le autorità ai vari livelli affinché possano dare il loro contributo per colpire chi abusa e specula sulla pelle dei lavoratori utilizzando proprio quelle leggi che sono state create a tutela dei lavoratori. Sto parlando di "cessione di ramo d'azienda" e spero che questa piccola storia, non certo singolare ma uguale a tante altre tipo Olivetti, Siemens, eccetera venga pubblicata. Sono un lavoratore di 55 anni che ha lavorato per quasi 34 anni presso la multinazionale americana 3M Italia Spa di San Marco Evangelista, provincia di Caserta. A partire dall'anno 2002 circa se non prima , l'azienda fa trapelare che c'è aria di crisi . Nell'anno 2004 la 3M dichiara ufficialmente la crisi (in realtà sta già pensando di trasferire all'estero alcuni prodotti fatti nello stabilimento di Caserta, con relativi impianti). I dirigenti milanesi della multinazionale fanno sapere che, poiché la società ha sempre attribuito un Alto Valore alle Risorse Umane, non lascerà nessun dipendente senza lavoro. A gennaio 2005 inizia il calvario della Cassa Integrazione Guadagni che i sindacati chiedono ed ottengono sia fatta a rotazione impiegando il 50% del personale, ma che di fatto non avviene così. Si va avanti alternando 3 mesi di CIG e 3 mesi di rientro al lavoro finché si arriva quasi alla fine dell'anno 2005. A questo punto, come previamente annunciato in un accordo per grandi linee (Cassa Integrazione a rotazione per 18-20 mesi, cessione di ramo d'azienda, periodo di chiusura per riconversione per 2 anni circa, mobilità di 4 anni max per quelli che riescono ad allacciarsi alla pensione entro il 2007, rientro di tutto il personale in forza alla nuova società) la 3M presenta ai sindacati una società di nome HOPIT che dovrebbe rilevare lo stabilimento in crisi. Si sta avviando a conclusione la procedura di cessione di ramo d'azienda che la multinazionale aveva avviato mesi prima. Sulla carta la società sembra avere le carte in regola per subentrare e per la 3M e sindacati il piano industriale sembra essere serio, fattibile e la società acquirente abbastanza affidabile. Fatto sta che qualcuno comincia ad indagare sulla solidità della HOPIT (indagine fatta dai dipendenti e non dai sindacati, indagine fatta semplicemente attraverso Internet), e si scopre che la stessa ha capitali su banche dell'Honduras (OFF SHORE) , che l'azionista di maggioranza ha solo 1000 ? di capitale versato , ma la cosa più preoccupante è che a Roma, gli stessi azionisti della HOPIT hanno aperto un giornale "Il Globo", in cui sembra che mai nessun dipendente abbia percepito stipendio , e che lo stesso è stato chiuso dopo solo due mesi. Le lascio immaginare che dopo queste rivelazioni, le accuse reciproche tra 3M e sindacati si sprecano, per cui la ratifica dell'accordo va a monte. Continuando tra Cassa Integrazione e periodi di lavoro , si arriva alla fatidica data di Aprile 2006 quando, senza far trapelare niente, la 3M Italia Spa annuncia, solo ai sindacati , di aver trovato un'altra società disposta a rilevare il sito di Caserta, la ITP SpA (Trasformazione Polimeri Italiana) I nomi facenti capo a questa società sono di prestigio e quindi di garanzia. Essi sono: dott. Mazzanti (ex dirigente ENI ai tempi dell'on. Craxi) , dott. Petti Alessandro (imprenditore salernitano ) dott. Boschi (imprenditore soc. Aldelini di Ancona) . La ratifica dell'accordo avviene tra Aprile e Maggio 2006, mentre il passaggio da 3M a ITP avviene il 1 Luglio 2006, data in cui tutti i dipendenti 3M (circa 200) passano di fatto alla nuova società. Questa data coincide anche con la messa in Cassa Integrazione a zero ore di tutto il personale (tranne dieci che rimangono per la sicurezza del sito), ed è anche la data dell'inizio dei nostri problemi , perchè dopo un'apparente serenità in cui tutto sembrava andare secondo il piano industriale, scompaiono dalla scena il dott. Mazzanti e il dott Boschi. All'orizzonte ci sono altri problemi , perché compare un nuovo personaggio; il dott. Mosetti che si presenta ai Sindacati ed al rappresentante del ministero dell'industria ( presso cui i sindacati avevano convocato la ITP) come il nuovo proprietario delle ITP. Nasce così il contenzioso tra il dott. Petti ed il dott. Mosetti sulla proprietà (inizia il gioco delle scatole cinesi). Intanto l'anticipo della Cassa Integrazione viene sospeso (siamo ormai al terzo mese senza stipendio!), ma abbiamo anche appreso, con nostra grande meraviglia, che la soc. ITP non ha versato le previdenziali all'INPS e i contributi al fondo pensione integrativo (FONCHIM) per tutto il periodo Luglio - Dicembre 2006 (pur avendo fatto regolarmente le trattenute in busta paga ). Non è finita purtroppo, perchè qualcuno a nome della società ITP ha fatto istanza presso il Comune di San Marco Evangelista di frazionamento del terreno ove sorgeva la 3M, circa 400.000 mq di terreno industriale con sopra capannoni, uffici etc, per una copertura di circa 70.000mq. Chiaro segnale di speculazione edilizia . Poichè la situazione non è molto chiara nemmeno all' on Borghini esponente del Ministero dell'Industria presso cui fu stipulato il passaggio tra 3M Italia SpA ed ITP, lo stesso Onorevole ha deciso di riconvocare le parti il 20 Marzo p.v. Adesso siamo in attesa di un evento speriamo positivo. Le domande che pongo ai politici, sindacati, ecc. sono queste: E' mai possibile che non si riesce a porre fine a questo "assalto" continuo di imprenditori senza scrupoli che solo per business speculano sulla pelle dei Lavoratori ? E' mai possibile che non esistono leggi in grado di bloccare sul nascere queste situazioni (la trasmissione televisiva Report dedicò una serata ai casi analoghi Olivetti, Siemens, ecc)? Queste "cessioni di ramo d'azienda" si rivelano puntualmente false, servono solo a fare in modo che l'azienda cedente, in genere un nome di prestigio, possa disfarsi di un pò di lavoratori senza sporcarsi l'immagine con l'opinione pubblica e godendo tra l'altro anche di benefici come ad es. l'esenzione dell'IVA, il mancato pagamento del periodo di preavviso ai lavoratori, ecce e l'azienda acquirente possa usufruire di finanziamenti pubblici che a tutto serviranno fuorché a fare produzione e occupazione. Perché non esercitare maggiori controlli anche sulle società come 3M? Che hanno attinto periodicamente a man bassa fondi dallo stato e dalla comunità europea per realizzare impianti obsoleti, obsoleti già mentre venivano realizzati, che sono stati subito dopo smontati e portati altrove? In 34 anni di lavoro per questa società non ho mai visto una persona andare in pensione per raggiunti limiti di età perché all'avvicinarsi della fatidica soglia di 53 anni e 31 di contributi, la società dichiarava lo stato di crisi, usava questi lavoratori "come merce di scambio" con i sindacati con promesse di assunzioni di giovani (chiaramente in un numero limitatissimo rispetto al numero di persone che mandava a casa ) e quindi metteva in mobilità un numero sempre crescente di persone. Adesso invece ha dato il Ben Servito a tutti perché ci ha lasciati nelle mani di gente senza scrupoli, le cui "buone " intenzioni sono venute subito fuori ben chiare . Così mi ritrovo alla soglia dei 56 anni con 3 figli ancora tutti in età scolastica, con un notevole bagaglio di conoscenze ed esperienze (così come tanti altri colleghi, ingegneri e laureati in altre discipline scientifiche) ma troppo "vecchio" per poter lavorare in altre aziende. Non posso essere assunto come interinale, né a progetto, praticamente non sono niente, sono solo uno che suo malgrado grava sulle spalle della comunità perché cassaintegrato (per giunta senza neanche percepirla). Finché durerà. Stavolta che stava per venire anche il mio turno e di tanti altri come me per andare via (mobilità e allacciamento alla pensione), dopo che da 10-12 anni a questa parte sono andati via tutti quelli che maturavano i requisiti minimi per la mobilità e quindi la pensione, con cadenza biennale, la legge creata dal governo Berlusconi mi ha allungato improvvisamente la strada verso la pensione in quanto io compirò 57 anni a dicembre 2008 e come Lei sa, dal 1° gennaio 2008 occorreranno 3 anni in più per andare in pensione. Le aziende mettono fuori i 50enni e la politica stabilisce che dobbiamo lavorare ancora altri anni. Ma dove? Io dovrei andare in pensione nel 2012. E cosa dovrei fare fino ad allora? A questo punto perché non tutelare i 50enni che hanno perso il lavoro con qualche legge appropriata come per gli invalidi, gli orfani di particolari categorie, eccetera? Ad es. assunzione da parte delle aziende di 3-4 50enni ogni 50 lavoratori, magari attirando le aziende con leggi speciali di defiscalizzazione e altro. E il programma dell'Unione? Dov'è finita l'abolizione dello scalone tanto decantata durante la campagna elettorale? Spero vivamente che la politica o chicchessia si faccia carico, nelle Sue possibilità, di porre fine a questo continuo "massacro" di Lavoratori e a questa imprenditoria "d'assalto". Cordiali saluti a tutti. Firmato (L. D.) (18 marzo 2007-19:40)

 
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