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ALLEVATORI BUFALINI, COMUNI E PROVINCIA PARTI CIVILI A PROCESSO "CASSIOPEA"


Sarebbero «catastrofici», sotto il profilo economico secondo le associazioni di categoria degli allevatori, gli effetti dei sequestri (con relativi abbattimenti di molti capi) degli allevamenti bufalini eseguiti lo scorso marzo in provincia di Caserta a causa delle alte percentuali di diossina riscontrate nel latte dei bovini che si sarebbero nutriti di foraggio inquinato dalle nubi tossiche provocate dagli incendi di rifiuti anche tossici. Gli allevatori si sentono loro stessi vittime dell'inquinamento e dalla stessa parte dei consumatori. Per questo, ieri, una decina di comuni (tra cui Cancello ed Arnone e Grazzanise), la Provincia di Caserta e l'Associazione Allevatori di Terra di Lavoro si sono costituti parte civile al maxi-processo denominato «Cassiopea» che vede indagate 100 persone per distatro ambientale. Assistiti dal penalista Alfonso Quarto, gli allevatori chiedono giustizia per il danno subito da quelli che sono stati individuati dalla Procura come responsabili dello sversamento di tonnellate di rifiuti sui terreni casertani a vocazione agricola. Intanto, è fissata a gennaio l'udienza davanti al Tar della Campania che vede contrapposti una cinquantina di allevatori bufalini e la Regione Campania. Il conflitto tra due piani «straordinari» adottati dall'assessorato alla Sanità della Regione Campania, in un uno con la Giunta, sono infatti al centro del ricorso curato dal prof. avvocato Ciro Centore. L'azione amministrativa (udienza fissata a gennaio) è nata all'indomani dell'immenso danno che hanno subito gli allevatori dopo l'abbattimento dei capi dello scorso agosto ma, ancor più, per la stessa bufala – è scritto nel ricorso – riconosciuta da una legge del Parlamento come patrimonio nazionale da salvaguardare in rapporto al particolare genoma. Secondo il legale, c'è un conflitto tra il piano regionale del 2001 che prevedeva la salvaguardia di migliaia di capi bufalini mediante una vaccinazione prevista nell'arco di sei anni e quello sopraggiunto di recente (prima ancora che si desse luogo alla vaccinazione) che invece prevede l'abbattimento delle bufale colpite da brucellosi, azienda per azienda. Incomprensibili, secondo i ricorrenti, i motivi che hanno portato il ministero della Salute a negare uno specifico vaccino consigliato dallo stesso dicastero. Intanto, la Regione si è dichiarata incompetente sui sovvenzionamenti regionali che inzialmente doveva erogare in quanto il tutto è passato in mano all'Agea, ovvero (ex Aima) l'agenzia per le erogazioni in agricoltura.

 
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