SAN VALENTINO: A SAN LEUCIO SI RIEVOCA UN MATRIMONIO DEL 1400
Data: Mercoledì, 14 febbraio @ 07:42:11 CET
Argomento: Beni Culturali




San Leucio (Caserta) - (di Franco Tontoli dal Corriere del Mezzogiorno del 14 febbraio 2007) - Non era il 14 febbraio, ma il 27 di novembre, non era San Valentino che non ancora era stato proclamato patrono degli innamorati. Era il 1439 e a Casertavecchia Nicola e Sabella si scambiavano solenne promessa di matrimonio. L'atto notarile sembra più da registro del Catasto che dell'Anagrafe, fa pure un po' sorridere ma riporta a un'epoca in cui il matrimonio aveva l'iniziale maiuscola ed era lontanissimo dai Pacs e Dico del nostro terzo millennio. Alle 11 di questa mattina gli studenti del « Buonarroti » con i musicisti della « Francesco Durante » e i « Musici di Corte » metteranno in scena quell'evento. Che le carte così raccontano: « Sabella, figlia di don Antonio Farina di Caserta e Nicola Antonio di Riccolano di Caserta, davanti a Pietro Marchese, giudice, e Andrea di Marzio, notaio, stipulano solenne e legittimo contratto matrimoniale con benedizione di don Giacomo Giudice » . Più avanti Nicola Antonio disse: « Io voglio ricevere e avere te, Sabella, come mia legittima moglie e a te acconsento fin d'ora » . E « si scambiarono la parola di trattarsi l'un l'altra con coniugale affetto » promettendosi reciprocamente sposi di lì a cinque mesi. Dopo la statuizione dei sentimenti c'erano le clausole. Queste: « Pietro Farina zio di Sabella, promette in dote 4 once d'argento, 1 letto con materasso, cuscino di piume, coperta e 4 lenzuola; 50 libre di cera lavorata, 2 catene per paiolo, 1 mortaio di pietra » . In caso di inadem pienza, pesante la sanzione: « 20 once d'oro da versare per metà alla Curia regia e per l'altra metà alla parte lesa » . Questa scena sarà rinnovata nel contesto del Belvedere dove Ferdinando IV nel suo Statuto « pel buon governo della popolazione di San Leucio » , stabiliva previdenza e diritti e dovere dei lavoratori, anche quelle per i matrimoni. Che potevano contrarsi tra giovani non minori di anni 20, lui, e anni 16 l e i , con autorizzazione del « direttore de' mestieri » incaricato di dichiararli provetti all'arte in modo da potersi mantenere. Padroni, gli uni e le altre, di sposare un forestiero e una forestiera ma per questi Re Ferdinando aveva previsto fossero dichiarati « esteri senza speranza di poter mai più tornare a San Leucio » . Questo perché col matrimonio si doveva contribuire a rafforzare la comunità leuciana e a consolidare l'arte della tessitura della seta.





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