*GIUSTIZIA IN CAMPANIA: PM CLEMENTE LANCIA ALLARME SU PROCESSI LUMACA*
Data: Martedì, 21 novembre @ 21:23:36 CET
Argomento: Cittadini e Giustizia


Dal quotidiano Roma del 18 novembre 2006



Un atto d’accusa, una denuncia in piena regola. E la notizia è che a farsene carico sia un pubblico ministero, con un passato burrascoso ed una storia di battaglie e di buona volontà. Tutto nasce da una lettera personale che il pm Antonio Clemente scrive a Giorgio Bocca ed in cui parla senza mezzi termini di «illegalità che sono enormi a tutti i livelli, dalla presidenza della Regione alla Procura. Come me altri colleghi sono scappati, chi in Toscana, chi a Benevento, chi altrove perché a Napoli non vi sono le condizioni per vivere e per lavorare onestamente a ogni livello». Parole durissime che vengono pubblicate su “L’Espresso” e che sono lo specchio della vita del magistrato, un tempo in forza alla Procura partenopea, poi protagonista di un esposto al Csm in cui accusava di mobbing l’ex procuratore capo Agostino Cordova prima di gettare la spugna chiedendo il trasferimento a Benevento, prontamente ottenuto. In realtà Clemente - laureatosi in Giurisprudenza col massimo dei voti ed a tempo di record alla Cattolica di Milano e tra i più giovani vincitori di concorsi d’Italia - aveva più volte chiesto di passare in Dda ma veniva costantemente scavalcato da colleghi più giovani d’età e per anzianità professionale ed esperienza a Napoli. Ciò nonostante l’impegno e la consistenza delle sue inchieste. Da qui lo sfogo contenuto nella missiva, che tuttavia - a suo dire - non avrebbe dovuto essere pubblicata: «Apprendo con grande stupore non il contenuto della lettera, bensì il fatto che sia stata pubblicata a mia insaputa pur essendo strettamente privata. Preferisco quindi non commentare» ha raccontato al “Roma”. Le cose, invece, sono andate diversamente ed ora le dichiarazioni del pubblico ministero rischiano di scatenare un terremoto politico: «Il problema di Napoli - insiste infatti il pm - non è Secondigliano o la plebe dei quartieri, ma le illegalità. Ci sono giudici che per non lavorare rinviano sempre i processi più complessi. Un mio processo per ricettazione di farmaci con decine di arresti nel 1994 era ancora nel 2004 in primo grado alla XI sezione». E ancora: «Dei casi di corruzione ci si ne lava le mani senza che accada nulla. In una inchiesta si è accertato che dirigenti del Comune di Napoli avevano società di investimenti all’estero con imprenditori che lavoravano per il Comune - si legge nella personale - Non se ne è saputo più nulla». «Vi è solo - conclude Clemente - complicità ed assuefazione, mai indignazione civile. I giudici che lavorano seriamente sono regolarmente scavalcati dai colleghi “più bravi” che hanno le amicizie e gli appoggi giusti». E Bocca fa proprie le parole del magistrato rincarando la dose e bocciando categoricamente il summit per Napoli organizzato dal ministro dell’Interno Giuliano Amato con la partecipazione degli amministratori locali: «Ciò che basta - tuona - ai partecipanti dei summit è che ciascuno trovi la sua poltroncina, la sua bottiglietta di acqua minerale e che sotto, in strada, ci siano tutte le automobili blu pagate dallo Stato con gli autisti pronti ad aprire e chiudere le porte». (21 novembre 2006-21:23)





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