CASERTA: LATITANTE DEI CASALESI ARRESTATO IN NOTTATA A CANCELLO ED ARNONE
Data: Giovedì, 24 agosto @ 17:11:09 CEST
Argomento: Cronaca




Caserta - Nicola Zara, un pregiudicato di 55anni, latitante dal 2004, nativo di Casal di Principe, ritenuto un elemento di spicco del clan camorristico dei " casalesi", operante nel casertano e nel basso Lazio, è stato arrestato la notte scorsa dai Carabinieri, a Cancello ed Arnone, nell'abitazione di Angelina Diana, di 47 anni, pregiudicata e moglie di Francesco Verazzo, ucciso in un agguato nel 1990. La donna è stata arrestata per favoreggiamento. A scoprire il rifugio del boss, inserito tra i cinquecento latitanti più pericolosi d'Italia sono stati i carabinieri del Ros e del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta. Zara, da oltre due anni era cercato perché nei suoi confronti erano state emesse tre ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, omicidio,detenzione di armi da guerra e ricettazione. In particolare l'arrestato è accusato degli omicidi di Salvatore Bidognetti, e dell'imprenditore di Casal di Principe, Davide Corvino, uccisi in un agguato il 3 novembre del 1997 nonché di Raffaele Piccolo, eliminato il 29 ottobre dell'anno successivo. Il rifugio del ricercato è stato localizzato in uno degli appartamenti di una palazzina di Cancello Arnone hanno sottolineato nel corso di una conferenza stampa il comandante del Comando Provinciale dei Carabinieri, col. Carmelo Burgio ed il maggiore dei ROS, Roberto Casagrande, a conclusione di una attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, e basata anche su intercettazioni telefoniche e continui appostamenti. L'edificio è stato circondato dai carabinieri nelle prime ore di oggi e quando alcuni militari, agli ordini del magg. Ottavio Oro, comandante del Reparto Operativo di Caserta, hanno forzato la porta d'ingresso dell'appartamento, Nicola Zara stava uscendo dal bagno dopo avere nascosto in una lavatrice una pistola SIG Sauer. E' stato,poi, lo stesso boss ad indicare ai militari la presenza di un fucile a canne mozzate nell'armadio della camera da letto e , in una scatola, 50 cartucce per armi di diverso calibro. Zara, secondo i carabinieri aveva anche un piano di fuga nel caso fosse stato scoperto il suo rifugio, ma è stato colto di sorpresa e non è stato in grado di attuarlo. Parte della latitanza il boss l'ha trascorsa sull'Aspromonte. Poi,dopo l'arresto da parte dei carabinieri del figlio Tommaso, era stato costretto, per tutelare gli interessi del suo gruppo criminale, a rientrare in provincia di Caserta ed aveva trovato rifugio e collaborazione, tra gli altri, in Angelina Diana, moglie di Verazzo, ucciso dagli stessi "casalesi" nel '90. La donna e' sorella di Giovanni, di 45 anni, detto "o bionde", attualmente detenuto e imparentato con un altro elemento di primo piano del clan, Michele Zagara, latitante da tempo. Zara, secondo i carabinieri, sin dagli anni '80 e' stato punto di riferimento dei vertici del clan dei "casalesi" succedutisi dal 1981 al 1991. Fu ritenuto coinvolto in numerosi episodi estorsivi nel casertano e nel basso Lazio e, nel 1996 fu destinatario di provvedimenti restrittivi del tribunale di Napoli. Prima di essere arrestato nel 1999 riuscì a consolidare il proprio ruolo ai vertici dell'organizzazione camorristica sfruttando la contrapposizione interna al clan tra Francesco Schiavone, detto " Sandokan" e Francesco Bidognetti, soprannominato " cicciotte e mezzanotte". A Zara - hanno spiegato i carabinieri - fu affidato il controllo delle estorsioni e dei traffici illeciti nella zona di Villa Literno. Il boss, che sul posto si avvaleva della collaborazione degli affiliati al gruppo Tavoletta, riuscì nel 1997 a costringere, con violenze e minacce, oltre 300 immigrati africani ad abbandonare le campagne liternesi e a trasferirsi altrove. (24 agosto 2006-17:12)





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