CAMORRA: CASALESI NEL SUD PONTINO (LATINA): INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Data: Giovedì, 17 agosto @ 11:37:41 CEST
Argomento: Cronaca




(da Il Mattino di giovedi 17 agosto 2006) - Il crimine targato «clan dei casalesi» in provincia di Latina e sempre più in via di intensificazione arriva all’attenzione dei ministri dell’Interno e della Giustizia con un’interrogazione parlamentare dei deputati Carlo Leoni e Sesa Amici (Ulivo), la numero 4/00807 presentata agli inizi di agosto, nella quale i firmatari chiedono «quali misure il Governo intenda adottare per contrastare l'espandersi delle iniziative criminali di stampo mafioso nel territorio di Latina». I deputati prendono in esame le relazioni semestrali al parlamento presentate dalla Direzione investigativa antimafia e l’ultima relazione di minoranza della commissione parlamentare antimafia secondo le quali nell’area del sud-pontino «operano agguerrite consorterie mafiose quali il clan Bardellino, attivo nelle zone di Formia e il clan dei casalesi presente in tutta la provincia». Nell’interpellanza si elencano una serie di episodi di allarme: dall’ordigno esploso nell’agosto di due anni fa davanti alla villetta di un consigliere comunale di Formia (già candidato alla carica di sindaco della stessa città), nonchè nonché capo di gabinetto del presidente della provincia di Latina Armando Cusani, all’operazione «Formia Connection» con l’arresto di alcune persone ritenute vicine alla famiglia Bardellino tra cui un candidato al consiglio comunale di Formia; all’ sms ritenuto sospetto inviato da un assessore provinciale di Latina (intercettato dalle forze dell’ordine) al candidato arrestato nell’operazione «Formia Connection» e così via fino al sequestro di alcuni beni ritenuti nella disponibilità dei Bardellino e ad alcune perquisizioni nelle abitazioni di alcuni politici locali. I deputati interroganti riportano anche uno stralcio delle relazioni sul crimine: «A Fondi, Formia e Gaeta, si è registrata la presenza di nuclei affiliati ad organizzazioni campane e calabresi attivi nel traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio: i gruppi familiari Bardellino e Tripodo, i Casalesi, i clan casertani Iovine, Schiavone e La Torre. Le loro attività illecite nel corso degli anni hanno provocato il progressivo inquinamento del tessuto sociale. Sono stati riscontrati tentativi di condizionare consultazioni elettorali nelle zone di infiltrazioni in settori della pubblica amministrazione». All’inizio dell’anno, inoltre, l’inquinamento camorristico nel sud-Pontino era emerso anche da un passaggio della relazione del presidente della Corte di Appello di Roma, letta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nella fattispecie, si fa riferimento a infiltrazioni «specialmente nel settore degli appalti, della droga e delle estorsioni». Un territorio, quello del basso Lazio, già in passato teatro di faide camorristiche (per esempio l’uccisione del casalese Enrico Esposito detto «o’Mussuto» a San Felice Circeo negli anni novanta e la scomparsa sempre nel ’90 della «lupara bianca» Rosario Cunto) o scelto come luogo sicuro e facilmente raggiungibile da latitanti di spicco di clan casertani. Tra questi, anche il boss Salvatore Belforte, di Marcianise, arrestato a Santissimi Cosma e Damiano nel 1998 dove si era rifugiato dopo un duplice omicidio. Criminalità organizzata, ma anche delinquenza comune (che aumenta soprattutto d’estate) contro le quali sono perennemente impegnate le forze dell’ordine con frequenti posti di blocco, operazioni mirate e congiunte, interventi preventivi e repressivi.





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