PREFETTI, DUE PESI E DUE MISURE. EX SINDACO FEDELE RACCONTA SUO CASO
Data: Mercoledì, 09 agosto @ 17:09:47 CEST
Argomento: Enti e Comuni




(di Proto Fedele, sindaco commissariato di Casaluce)
- Le cronache giornalistiche raccontano che ai primi di aprile di quest’anno la figlia del Sindaco di Aversa ha subìto un’aggressione da alcuni balordi che, se non ricordo male, le hanno sottratto, con il metodo della rapina, alcuni oggetti tra cui un telefonino. Non ho seguito gli sviluppi della vicenda. Quindi, allo stato, non so se si è trattato di un ormai diffuso atto di microcriminalità o di un velato segnale di intimidazione tendente ad impaurire il dott. Mimmo Ciaramella (Sindaco di Aversa). Immagino la tensione, le preoccupazioni, il timore per la sicurezza dei propri cari che il primo cittadino ha subito in quelle ore. Ha tutta la mia solidarietà. Ciò che mi ha favorevolmente colpito è che il giorno successivo la Dott.ssa Elena Maria Stasi, nuovo Prefetto della Provincia di Caserta, si è recata di persona ad Aversa, dal Sindaco di Aversa, a far sentire il caldo abbraccio delle Istituzioni, a garantire la forte attenzione delle forze di polizia, ad invitarlo a non demordere, a non sentirsi solo nella quotidiana battaglia che la sana società civile combatte contro la stupida strada dell’illegalità e del malaffare. Un gesto che ho molto apprezzato. Io più di tanti altri. A metà ottobre del 2003 una coppia di delinquenti, in sella ad una grossa moto, esplose cinque colpi di arma da fuoco all’indirizzo della mia auto vuota parcheggiata davanti casa. Una scena violenta, alla quale assistettero due miei figli ( 15 e 12 anni). Non starò a ricamare sullo stato di tensione che visse la mia famiglia per un lungo periodo. L’intenzione di pesante intimidazione era chiara. Ricevetti la solidarietà di amici e politici. L’allora prefetto di Caserta ? Una chiamata ? Un messaggio ? Una visita ? – NIENTE - Mi sentii terribilmente solo; con l’ulteriore dovere di offrire un’immagine serena ai miei familiari, ai Consiglieri comunali, ai dipendenti di quel Comune che avvertivano il peso di una grossa responsabilità. A tre settimane circa dal brutto episodio, alle 9 del mattino, mia figlia mi passò il cordless dicendomi che il capo della Prefettura intendeva parlare con me. Lo mandai a quel paese. Forse sbagliai. Avrei forse dovuto ingoiare la rabbia e, con mitezza e riverenza, partecipare al gioco ipocrita di improbabile solidarietà. Forse è vero, sbagliai, e ne sto pagando le conseguenze. Non so se stanno pagando quelli che si divertirono ad impallinare la mia auto. A ragion veduta, se mi capitasse la stessa assurda avventura, mi comporterei diversamente. Nel senso che ascolterei prima cosa avesse da dirmi. Ma lo rimanderei allo stesso paese, con la stessa, intatta determinazione. Proto Fedele





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