GAY E DISABILI AGGREDITI DA BRANCO: ARCIGAY RICORDA ANCHE EPISODIO A CASERTA
Data: Mercoledì, 22 dicembre @ 21:33:26 CET
Argomento: Cronaca




L'Arcigay se la prende con la scuola (già tartassata da musulmani e affini) che non insegnerebbe a chiarire bene cosa vuol dire omossessualità ma non spende una parola per i disabili pure vittime dei minorenni arrestati oggi a Pordenone per le aggressioni a gay e handicappati.
"La scuola italiana non fa quasi nulla per contrastare la diffusione di atteggiamenti antigay fra i giovanissimi: così rischia di diventare, suo malgrado, maestra di omofobia": è questo il primo commento di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, alla notizia dell'arresto di quattro componenti di una banda di ragazzi, dai 15 ai 17 anni, che aggrediva con catene e bastoni, a Pordenone, omosessuali e disabili. "Le aggressioni contro i gay continuano a verificarsi su tutto il territorio nazionale - prosegue Lo Giudice - anche perché manca un'adeguata percezione del disvalore sociale della piaga dell'omofobia in larghe fasce della popolazione giovanile". "Il 18 aprile a Lucca - ricorda - si è verificata una violenza sessuale 'punitiva' contro una ragazza lesbica. Il 12 giugno a Teverola (Caserta) una coppia gay è stata aggredita da un 'branco' in un bar. Il 24 ottobre, a Napoli, due ragazzi gay sono stati aggrediti e schiaffeggiati da un gruppo di coetanei nella centralissima Piazza Bellini. Il 25 ottobre a Milano due ragazzi, mano nella mano, sono stati aggrediti e picchiati al grido di 'froci' e 'culattoni', termine rilanciato pochi giorni prima dal ministro fascista Mirko Tremaglia". "Questa escalation di violenza - aggiunge il presidente di Arcigay - è anche il frutto di uno dei tanti paradossi italiani: dal 1993 è in vigore la legge Mancino che assicura protezione contro le discriminazioni e le violenze motivate da condizioni razziali, etniche, nazionali o religiose. L'orientamento sessuale, una delle principali cause di discriminazione e intolleranza, ne è rimasta fuori: questo rischia di tradursi in una sorta di istigazione a riversare la propria aggressività nei confronti di gay e lesbiche, unico fra i gruppi sociali storicamente oggetto di pregiudizio che non è garantito da una specifica tutela penale". Una proposta di modifica di quella legge - ricorda infine Lo Giudice - era arrivata ad essere discussa dalla commissione Affari costituzionali della Camera, ma "la maggioranza dell'Ulivo aveva fatto marcia indietro di fronte alle pubbliche rimostranze del cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei".





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